Alfabeti dei Bambini per la Comunità

Se io avessi una botteguccia
fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere, sai cosa?
La speranza.
“Speranza a buon mercato!”
Per un soldo ne darei ad un solo cliente
quanto basta per sei.
E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza fargliela pagare”.

Gianni Rodari

 

 

“L’idea è venuta da un mio ricordo d’infanzia e da un libro che amavo, “A come Elefante” di Francesco Tonucci, Edizioni Gruppo Abele – dice Eleonora Casetta, che di mestiere oggi fa l’illustratrice/grafica e ha regalato la sua idea a CISV – Nel libro le lettere dell’alfabeto vengono reinterpretate, svuotate della loro funzione e considerate come scatole vuote, contenitori di meraviglia, da riempire con tutto quello che passa per la mente e che si incastra bene in quella forma.

Separate dal resto dei segni dell’alfabeto e prese ad una ad una le lettere, con le loro particolari forme, diventano altro e così una A diventa non per forza un’Aquila, ma magari un elefante, una sedia, un dinosauro. Da piccola passavo ore a disegnare i miei personalissimi alfabeti visivi.

Ora ci sentiamo tutti un po’ come letterine isolate: se ognuno re- inventasse anche solo una o due lettere mentre siamo distanti, potremmo condividerle e, quando saremo di nuovo insieme, potremmo tornare a formare un unico alfabeto, ancora più ricco, per scrivere poesie, per raccontare storie, per condividere pensieri e comunicare messaggi. Da qui il titolo: A B Cura D noi, che richiede una partecipazione e un contributo creativo di ciascuno, ma pensando anche agli altri, per costruire un alfabeto condiviso di speranza”.

Se il progetto venisse applicato ad una o più classi sarebbe bello che le lettere create quando si era distanti venissero utilizzate per creare una piccola mostra-installazione per decorare i corridoi, anche semplicemente accostando i fogli A4 con le lettere inventate, formando frasi di speranza o poesia che accolgano i ragazzi quando rientreranno nelle scuole.

 

 

 

Siamo nell’anno dei 100 Gianni Rodari.

A quarant’anni dalla morte e cento dalla nascita, il suo nome circola moltissi mo come un efficace antidoto alla crisi pandemica. Il segreto è, probabilmente, nelle sue parole chiave – speranza, comunità, infanzia – e nei suoi maestri di pensiero, Leopardi e Gramsci.

Perché non adottarlo come nostro maestro e lasciarci guidare dalla sua Grammatica della Fantasia, per inventare le filastrocche e le storie che gli Alfabeti dei Bambini sapranno creare?

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L’iniziativa sarà proposta alle scuole dei progetti Fuoriclasse (a Torino, Genova, Cagliari) e ComunitAzione (Moncalieri, Rivoli, Settimo To.se, Nichelino, Grugliasco, Collegno, La Loggia) per attivare apprendimento a distanza (non solo digitale) e contrastare la povertà educativa, che con la mancanza di dotazione informatica si fa ancora più forte. Ma è aperta a tutti i genitori e agli insegnanti che avranno voglia di cimentarsi in questo percorso di fantasia e vorranno condividere qui le loro creazioni.