Siamo sposati da 22 anni, abbiamo 3 figli e viviamo in una della fraternità della CISV, al Castello vescovile di Albiano di Ivrea. La scelta di provare a vivere un’esperienza “comunitaria” come coppia e come famiglia, è maturata durante il periodo in cui ci siamo frequentati prima del matrimonio: arrivavamo entrambi da percorsi personali di fede caratterizzati dalla spiritualità francescana, anche se con motivazioni differenti e questo pensiamo ci abbia resi sensibili ad alcuni temi fondamentali come ad esempio la ricerca di uno stile di vita non individualista, possibilmente sobrio e improntato a scelte di compatibilità con l’ambiente e di solidarietà.
La CISV, sia in quanto organismo di volontariato internazionale ma soprattutto per la sua particolare proposta di vita “in fraternità”, ci sembrava offrirci l’opportunità di provare a realizzare, nella vita quotidiana tutte queste cose e soprattutto non da soli, ma insieme ad altri che con noi condividevano tali motivazioni.
Per questi motivi abbiamo da subito deciso di iniziare la nostra vita insieme nella fraternità CISV di Reaglie, dove abbiamo vissuto 7 anni prima di trasferirci ad Albiano e dove ha anche sede l’ONG CISV. Lo stretto contatto con le persone che vi lavorano e l’aver conosciuto personalmente i volontari che in quegli anni partivano o tornavano dai i diversi luoghi in cui la CISV sostiene progetti, hanno fatto maturare la nostra sensibilità rispetto ai temi della solidarietà internazionale e della salvaguardia del creato, anche se personalmente non abbiamo fatto un’esperienza di volontariato nel sud del mondo, ma ci siamo infatti limitati a visitare i progetti della CISV in Burundi, durante il viaggio di nozze.
Ci siamo sempre sentiti un po’ “sostenitori a distanza” e soprattutto investiti della responsabilità di tentare di vivere concretamente qui, in Italia, quei valori che spesso spingono le persone a rendersi disponibili per esperienze di volontariato internazionale. Certo con tutti i nostri limiti e le nostre inadempienze, questa esperienza condivisa con altri ci ha condotti a costituire tre anni fa un’associazione di promozione sociale denominata “CISV – Fraternità”.
Condividere così strettamente, come famiglia, l’impegno della CISV, ci ha portato a sentire la solidarietà internazionale come qualcosa che non si può relegare a qualche momento particolare della vita, ma come un’esperienza che aiuta a leggere ogni ambito con occhi diversi. L’orizzonte mondiale che si apre accompagnando le persone che partono o che rientrano dai paesi in cui CISV lavora, permettono di toccare con mano quanto sia sempre più necessario avere una visione reale cioè globale dei problemi, e consente di criticare gli approcci particolaristici, campanilistici, egoistici e fondamentalmente ideolo gici della realtà: essere cittadini del mondo, che sentono la responsabilità per l’ambiente che abbiamo ricevuto in dono da Dio e in prestito dalle generazioni future, appartenenti ad un’unica famiglia umana in cui ogni persona ha il dovere di prendersi cura degli altri, soprattutto di quanti sono vittime dell’ingiustizia, nelle sue innumerevoli espressioni.
La disponibilità a farsi carico delle fragilità via via incontrate, ha caratterizzato fin dall’origine la storia della CISV, ma, negli ultimi cinque anni è diventata sempre più significativa l’esperienza di accoglienza nei confronti di richiedenti asilo e di rifugiati che facciamo come famiglie nella CISV. Per noi e i nostri figli si sta concretizzando una possibilità di incontro con fratelli che sono portatori di storie faticose e di differenze culturali e spirituali che ci permettono di vivere situazioni che hanno una forte valenza educativa. La vita familiare diventa ambito educativo attraverso il quotidiano vissuto nella disponibilità a lasciarsi interpellare dalle situazioni faticose che altri, vicino o lontani ci fanno conoscere.
Tutto questo crediamo sia stato reso possibile e sostenibile proprio per il fatto di vivere in fraternità: poter disporre di strutture con diverse potenzialità, soprattutto nell’ambito dell’accoglienza, disponendo di ampi spazi comuni e di un certo numero di locali adatti a ospitare gruppi e/o famiglie e singoli, ci ha permesso di definire meglio il nostro specifico e soprattutto di darci disponibili a farci carico di situazioni che in un ambito familiare più ristretto sarebbero più difficoltose da gestire e da sostenere. L’esperienza che stiamo vivendo, crediamo sia estremamente arricchente, dal punto di vista umano, per noi e per i nostri figli. Il grosso punto di debolezza, in questo momento, è costituito soprattutto dell’incertezza per il futuro e dalle grosse difficoltà nella ricerca di un lavoro che possa garantire l’integrazione e l’autonomia di queste persone, una volta terminati i diversi progetti di accoglienza in cui sono inseriti. Nonostante questo, cerchiamo almeno di offrire uno spazio di “familiarità” e quello che ci viene restituito in amicizia e affetto è certamente superiore a quanto siamo stati in grado di offrire.
Federico, Anna, Miriam, Giovanni e Damiano Munari.