Di Assita Sanou (*)
Il 10 aprile 2014 è una data che verrà ricordata negli annali della storia della… birra burkinabè, meglio conosciuta con il nome locale dolo. E’ stato infatti in quella giornata di primavera che Blandine Bouda e le sue compagne si sono riunite per porre il primo “sigillo” sulla futura Federazione nazionale delle dolotiéres, le birraie del Paese. Era ora, hanno commentato in molti: perché si tratta di una delle più antiche professioni femminili del Burkina Faso. L’incontro si è svolto nella Maison de la Femme, proprio a sottolineare il ruolo delle donne in questa professione.
In totale 8 Regioni su 13 hanno risposto alla chiamata, presentandosi all’incontro preparatorio per la costituzione della nuova Fédération Nationale desDolotiéres du Burkina, la FENADO. Le produttrici di dolo sono migliaia su tutto il territorio. «Era ora che queste donne si mettessero insieme, perché l’unione fa la forza». Blandine Bouda, la coordinatrice delle Associazioni delle Dolotiéres (Cadk), dichiara: «questo primo incontro si è reso necessario nella misura in cui le dolotiéres si trovano tutte divise e sparpagliate qua e là nel Paese, con l’unica eccezione di quelle riunite nella nostra associazione Cadk».
Su raccomandazione del Ministero per la Promozione della donna e le politiche di genere, queste produttrici dovranno organizzarsi prima in associazione, poi in un coordinamento, e solo dopo dar vita a una federazione. Ad aprile il calendario dei lavori per impiantare le strutture è stato fermato, proprio per dare tempo alle rappresentanti elette nelle diverse province di raggruppare le donne in associazioni e gruppi. Adesso, nel mese di maggio, si stanno costituendo i coordinamenti a livello regionale in vista della nascita, prevista per inizio giugno, della Fédération Nationale des Dolotiéres du Burkina, struttura a ombrello in grado di coordinare tutto il territorio. L’obiettivo dell’unificazione è far sentire meglio la propria voce, ma anche ottenere il sostegno dell’amministrazione e dei partner per lo sviluppo al fine di potenziare e far crescere le proprie attività.
Durante l’incontro, le partecipanti hanno colto l’occasione per promuovere le proprie attività. Secondo Arouna Derra, uno dei consiglieri dell’associazione Cadk, «una dolotiére può offrire lavoro a un buon numero di dipendenti diretti, da 5 a 20, e favorire anche un indotto di una trentina di occupati. Nel caso delle produzioni più grandi, si può arrivare fino a 150 persone assunte direttamente». E ovviamente il lavoro di queste donne va a sostenere intere famiglie.
Secondo Elisabeth Sougué, la rappresentante del Ministero per la Promozione della donna e le politiche di genere, «era non solo necessario, ma direi obbligatorio, che si organizzasse questo incontro a livello nazionale per alimentare la riflessione sull’utilità e sui processi atti a far funzionare una Federazione burkinabè, in presenza dell’assemblea generale costitutiva».
Madame Monèa Florence, oggi vedova, esercita l’attività di dolotiére dal 1987. E’ nel quartiere 25 della capitale Ouagadougou che è ubicato il suo cabaret, attivo 7 giorni su 7. Con due preparazioni settimanali dà lavoro a 25 addetti. Utilizza 32 centri (i foyer) il che le consente di vendere sia all’ingrosso che al dettaglio. Questa attività ha permesso a Madame Monèa Florence non solo di garantire il necessario ai suoi piccoli, ma anche di aprire un paio di trattorie, di comprarsi un’automobile, di acquistare un barroccio e diversi carretti, ecc.
La sua birra preparata con farina di miglio locale, tige gluante e lievito è rinomata e fa la felicità di molti. Gli acquirenti le riconoscono anche virtù lassative… Alcuni, come Bambara Patrice, cliente di lunga data, sostengono di consumarla perché è «un prodotto insieme naturale e culturale. Bevendo questa birra, io vivo la mia cultura». E un altro cliente aggiunge: «è del tutto naturale, non contiene additivi chimici, quindi è un prodotto sano e fa bene!».
(*) L’Evénement