di Marta Buzzatti
Qualche giorno fa con due colleghi abbiamo deciso che saremmo andati in “missione”, per incontrare una famiglia di contadini che da 20 anni lavora la terra, coltiva, produce e vende nei mercati locali secondo i criteri di sostenibilità ambientale che tutti amiamo. I miei colleghi avevano già incontrato il capofamiglia qualche tempo prima, ed era stato lui a proporre un incontro “ufficiale” in cui sottoporci le sue idee e scambiare opinioni. Perché no, ci siamo detti, anzi è proprio quello che CISV vuole fare con gli agricoltori. Decidiamo quindi di partire lunedì. L’appuntamento non è prestissimo perché abitiamo in diverse zone della città e il traffico è notevole. Decidiamo di incontrarci alle 9.30 per raggiungere la meta alle 11. Nonostante l’ottimismo, e il fatto che abbiamo calcolato il doppio del tempo di quanto in effetti ce ne voglia per raggiungere la destinazione, siamo in ritardo già prima di partire. Del resto quando si va “sul terreno” gli inconvenienti sono sempre dietro l’angolo! Uno di noi ha avuto un guasto alla moto e dobbiamo andare a recuperarlo dall’altra parte della città. Non importa. Lo spirito è buono, soprattutto dopo aver scoperto che il guasto è riparabilissimo senza spendere un centesimo. Eccoci quindi in tre, sotto il sole e nel traffico del mattino, avviarci verso la campagna. Le chiacchiere non mancano e anche un po’ di lavoro, un po’ di congetture su ciò che potremmo proporre noi ai contadini. E’ prevalsa la linea dello stare ad ascoltare. Aspettiamo e vediamo, del resto malgrado le nostre idee e i desideri di un ritorno alla terra, siamo ancora molto metropolitani.
Quasi a destinazione avvertiamo del ritardo, che naturalmente non costituisce un problema, loro sono là, stanno lavorando nei campi e ci aspettano. Quando saremo nei pressi, dovremo solo gridare un po’ più forte per annunciare il nostro arrivo. Bella questa filosofia di vita, quasi che il tempo sia a nostra disposizione, invece che il nostro aguzzino. Bello, anche se comincia a concretizzarsi sempre più nella mia mente l’idea che, come non è importante il tempo dell’arrivo, forse non lo sarà neanche quello della partenza. Deduco che aver fissato una riunione in città a metà pomeriggio non sia stata una grande idea. E dire che dopo anni d’esperienza avrei dovuto imparare, eppure è così difficile staccarsi dai propri schemi!
Lasciata la carreggiata principale, dopo pochi chilometri di una stradina stretta che si inerpica su una collina parcheggiamo l’auto a bordo strada, su uno spiazzo disadorno accanto al muro di cinta della casa e ci avviamo al cancello. Suonare è stato inutile, ma i cani hanno fatto il loro mestiere e poco dopo sono arrivati ad aprirci. Ci siamo baciati e abbracciati tutti e ci siamo accomodati “tradizionalmente” sotto l’albero. Il tempo scorreva piano mentre il flusso di parole era incalzante, due ore di chiacchiere senza interruzione. Tante idee, molti racconti, alcune proposte. Molta preoccupazione per il raccolto: le forti e continue piogge di quest’anno hanno fatto marcire tutto. I pomodori sono tutti da buttare: niente incasso dalla vendita, lavoro di mesi sprecato e costo iniziale delle piantine buttato al vento. Un’annata così non l’hanno mai avuta. Ci sarebbe di che disperarsi e invece siamo qui a discutere di futuro, di continuare a fare le cose come si crede sia giusto fare, senza badare al fatto che essere sostenibili e corretti con la natura richiede davvero molto impegno.
Finalmente la padrona di casa ha preso in mano le redini della situazione, ci ha fatto sgomberare e ha apparecchiato la tavola e portato il pranzo preparato per noi. Come per incanto attorno al tavolo ci siamo trovati in 12, non avevamo visto gli altri perché erano tutti a lavorare nei campi, e gli ultimi sono arrivati giusto in tempo per sedersi a mangiare. Mangiare come lupi, dopo tutta la mattinata a raccogliere fagiolini o a montare e smontare il banco del mercato! I piatti sono stati spazzolati e poco dopo noi siamo scappati cercando di raggiungere, in ritardo di ore, il mio appuntamento ormai sicuramente mancato.
Il ritorno è filato liscio, le nuvole nere che si profilavano all’orizzonte non ci hanno raggiunto e il traffico pomeridiano per entrare in città mordeva di meno: missione compiuta!
Ah… dimenticavo, dov’eravamo? Siamo andati a Cumiana, a 32 km da Torino. Anche qui si fa cooperazione internazionale, non lo sapevate?