Di Valentina Sovrani, volontaria CISV
intervista a Carlo Guerra, Cascina Pogolotti, Sant’Ambrogio.
Sono arrivato a Sant’Ambrogio nel 2003. Prima svolgevo un lavoro d’ufficio che mi portava a viaggiare molto all’estero; in particolare negli ultimi tempi ho vissuto in Cina lavorando per un’agenzia delle Nazioni Unite, l’Unido. Vivere lontano e viaggiare continuamente mi avevano spinto ad affrontare alcune riflessioni profonde. Volevo cambiare vita.
Un film visto nel 2003 mi ha molto influenzato in questo senso: si trattava di Jean de Florette, con Depardieu. Un cittadino che eredita un podere e si trasferisce a coltivare ” l’autentico”. Avevo risorse sufficienti per farlo, quindi un giorno ho deciso di lasciare il lavoro. Uscire in macchina dalla città, insieme ad alcuni amici che mi avrebbero ospitato nella loro casa in campagna, è stato un impatto fortissimo. Avevo sempre vissuto tra città ed alberghi, per me la campagna rappresentava un luogo sconosciuto, una terra non mappata; era una giornata di pioggia primaverile e ricordo ancora la suggestione che ha avuto su di me il verde brillante dei germogli bagnati.
Questi amici mi hanno messo a disposizione un orto, un asino, un trattore e tutte le conoscenze che mi hanno guidato alla Cascina Pogolotti. Ricordo la prima volta che la vidi: dopo l’ultima curva di una lunga strada sterrata compare il grande casolare bianco, al primo sguardo ero già inesorabilmente legato a quel luogo.
Ho vissuto in quella Cascina, pressoché isolata, per 10 anni. I proprietari me l’avevano affidata in comodato d’uso, non avevano intenzione di sistemarla ed affittarmela. Tre anni fa, però, Margherita ed io siamo riusciti ad acquistare il casale ed i terreni, a prezzo di grandi sacrifici. Margherita è la mia compagna: per molto tempo ho pensato di vivere da solo, come un eremita, ma conoscere lei mi ha fatto cambiare idea ed ora è fondamentale in tutto.
La Cascina ha una splendida vista dall’alto sui laghi di Avigliana, comprende circa 11 ha di terrazzamenti e boschi. La mia giornata ruota attorno alla cura delle galline, dell’orto ed alla raccolta e taglio della legna, alla pulizia del bosco. E’ chiaro che vivere a Cascina Pogolotti è una scelta di vita, una scelta di povertà, di opportunità limitate e rarefazione di possibilità. La riduzione delle esigenze che andavo cercando ha trovato corrispondenza nella povertà di quel luogo e lì mi ha incatenato. Le difficoltà sono molte: avversità ambientali come la siccità e la tipologia di terreno, contrasti sociali, ostacoli normativi, che però formano e rafforzano.
Tanto quanto le difficoltà, anche le soddisfazioni sono numerose, piccole, ma numerose e raggiunte passo dopo passo negli anni. È ancora entusiasmante vedere lo stupore, l’interesse di buona parte della popolazione verso il mondo rurale, trasmettere importanti messaggi di consapevolezza alimentare e dimostrare che un diverso stile di vita, più sostenibile, è possibile.
I progetti per il futuro sono diversi, elenco giusto i primi che mi vengono in mente: realizzare una fragolaia, ampliare l’asparagiaia ed i terreni dedicati a patate e cipolle. Tutto il difficile percorso di acquisizione di contatti, reti, conoscenze che io ho fatto esplorando a livello individuale, penso che potrebbe essere favorito dalle varie associazioni ed enti locali, al fine di creare una sorta di piattaforma, di vetrina delle strade che si aprono davanti a chi intende avvicinarsi ad uno stile di vita legato a vario titolo alla terra.