di Viviana Pittalis,
volontaria in Servizio Civile a Crateús
“Benvenuta a Crateús, dove inizia la fine del mondo!”
Con queste parole e un sorriso pieno di ironia, sfida e dolcezza sono stata accolta a Crateús, una cittadina dello stato del Ceará, nel Nordest Brasiliano. Qui passerò un anno della mia vita, mettendomi al servizio della Caritas Diocesana di Crateús.
Crateús fa parte di una regione geografica chiamata Semiarido Brasileiro, esteso in tutto il nordest del Brasile e colpito dalla peggiore siccità degli ultimi 50 anni. Nello stato del Ceará, i municipi in stato di emergenza idrica sono 137, ovvero il 74,4% del territorio. Recentemente anche Fortaleza, la capitale dello Stato, si è unita a questo gruppo dichiarando la situazione di emergenza. Al momento, 37 dei 153 serbatoi statali di accumulo delle acque sono completamente secchi. Solo 17 di questi serbatoi contengono una quantità d’acqua superiore al 30% della loro capacità, ma purtroppo si tratta di serbatoi di piccole dimensioni. In totale, le riserve idriche dello Stato arrivano solo al 6,5% della loro capacità. Quali sono gli effetti di tutti questi numeri e percentuali sulla vita della popolazione?
Nella quotidianità le famiglie convivono con un razionamento continuo dell’acqua, che può durare settimane e che compromette l’agricoltura famigliare, il piccolo allevamento e la pesca artigianale, spesso uniche fonti di guadagno di chi vive nei municipi all’interno dello stato. Tuttavia, l’emergenza idrica non costa cara a tutti. Non costa cara all’industria termoelettrica, che consuma 50 milioni di litri di acqua al giorno, ricevendo dallo stato un’agevolazione fiscale del 50% sul pagamento dell’acqua consumata. Non costa cara all’industria mineraria, che con una sola miniera di uranio consuma 900 mila litri di acqua all’ora. Non costa cara alla frutticoltura, all’acquacoltura e ai mega-imprenditori turistici. Nonostante il piano nazionale di gestione delle risorse idriche, entrato in vigore in Brasile nel 1997, difenda la priorità del consumo umano e del dissetamento degli animali in caso di siccità, la politica di sviluppo messa in atto continua a favorire le grandi imprese a discapito delle fasce più povere della popolazione.
Per questa ragione, il 18 gennaio 2017 Fortaleza ha ospitato la Marcia Statale per l’Acqua, una grande manifestazione che ha riunito diversi collettivi ambientalisti, movimenti sociali, partiti politici e comunità indigene, in particolare i Tapebas, i Genipapo Canindé, gli Anacé e i Pitaguary. La Caritas Diocesana di Crateús ha marciato con loro fino al Palácio da Abolição, sede del governo del Ceará, per rivendicare la priorità umana nell’accesso all’acqua e per protestare contro una politica di gestione delle risorse idriche ingiusta.
Da 12 anni, la Caritas Diocesana di Crateús lotta per difendere il diritto degli abitanti della regione a convivere col semiarido senza rinunciare ad avere una vita dignitosa. Le armi principali di cui si serve sono l’educazione riguardo al contesto, per favorire la conoscenza profonda del territorio, l’educazione politica, per valorizzare le radici e rivendicare l’identità della popolazione, e le tecnologie di convivenza col semiarido, per supportare il sostentamento e la produzione economica delle famiglie. In questo modo, la Caritas Diocesana di Crateús, insieme a 20 municipi e 163 comunità della zona, costruisce modelli alternativi di convivenza con la siccità, concentrandosi sulle fasce più povere e vulnerabili della popolazione.
Per concludere, posso dire che in questi primi 4 mesi di servizio a Crateús, “dove inizia la fine del mondo”, non ho conosciuto solo la siccità ma anche la forza, per affrontare attivamente le ingiustizie, la solidarietà, per non lasciare nessuno indietro, e il coraggio, per continuare a difendere la vita.
Progetto “CAMINHOS DE RESILIÊNCIA: AÇÕES POLÍTICAS DE PESCADORES/AS ARTESANAIS NO ENFRENTAMENTO DAS MUDANÇAS CLIMÁTICAS NO TERRITÓRIO DOS INHAMUNS CRATEÚS – CEARÁ” cofinanziato dall’Unione Europea.