Tre cuori e una capanna – Le storie di Rifugio Diffuso
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Riassumere un anno e mezzo di vita in una chiacchierata non è facile, soprattutto se è un pieno di emozioni, cambiamenti e momenti di crescita. 

A raccontarci della suo anno speciale è Alice, con cui è così bello parlare che la conversazione si muove facilmente andando molto a fondo. “Abbiamo rotto il ghiaccio con una pizza. Quando Olena è arrivata a casa nostra aveva con sé tantissimi bagagli e anche parecchia timidezza. Sera dopo sera abbiamo iniziato a parlare un po’ di italiano e un po’ di ucraino, così da imparare reciprocamente e poter comunicare di più.” 

Alice, insieme a suo marito Lorenzo, sono tra le famiglie che hanno deciso di mettersi in gioco ospitando nella propria casa una persona rifugiata grazie al progetto di CISV “Rifugio Diffuso”. Olena, arrivata diciottenne dall’Ucraina, è rimasta con la coppia per il massimo dei 18 mesi previsti dal progetto, per poi rimanere in Italia in autonomia abitativa ed economica. 

Torniamo però alla prima pizza condivisa. Alice e Lorenzo hanno allora trent’anni, colpiti dall’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina, pensano che sia una possibilità accogliere una persona rifugiata nella loro stanza in più. 

“Non ci abbiamo pensato troppo, siamo stati forse anche un po’ ingenui. Non è facile accogliere in casa una persona sconosciuta ma non è neanche da eroi come tanti dei nostri conoscenti ci hanno chiamato. Con Olena è stato non solo facile ma anche bellissimo, abbiamo saputo condividere molto e al tempo stesso mantenere i nostri spazi quando ce n’era bisogno.” 

Alice ricorda quei giorni con la felicità che corrisponde al ricordo delle cose belle. “Abbiamo parlato del conflitto solo dopo alcuni mesi, non abbiamo assolutamente forzato l’argomento e abbiamo aspettato lo facesse lei. Ci siamo impegnati sin da subito per farle capire che casa nostra era casa sua per quel periodo, che poteva sentirsi a proprio agio, usare tutte le cose e rimanere anche in silenzio se ne avesse avuto bisogno.” 

La quotidianità di ognuno si intreccia con la specialità della condivisione interculturale e interlinguistica: “Di giorno andavamo tutti e tre a lavorare e la nostra regola era condividere almeno un pasto al giorno insieme. Olena è un’ottima cuoca, abbiamo assaggiato tantissime cose ucraine, conoscendoci anche attraverso la gastronomia.” Prosegue poi Alice, “Quando vivevamo insieme abbiamo fatto Natale con la mia famiglia e a capodanno lei ha fatto festa a casa con i suoi amici mentre noi eravamo via, insomma come una vera famiglia e dei veri coinquilini ma senza obblighi, solo spontaneità e sincerità!”

Adesso, a due anni da quest’esperienza, il destino ha voluto che Olena trovasse casa vicino a loro e che si frequentassero come amici, conservando quell’intimità di chi si è conosciuto a fondo. “Dall’inizio di questa avventura abbiamo fatto tantissime evoluzioni, sono felice di aver fatto la scelta di fare questo esperimento con il cuore prima che con la testa.” 

Ringraziamo tantissimo Alice per la voglia di condividere la sua esperienza, con la consapevolezza che si tratti sempre di persone più che di progetti ma che i progetti a volte sono in grado di offrire alle persone quelle opportunità che vanno colte. 

Alla prossima storia di “rifugio diffuso”, il progetto di CISV, che offre alle famiglie e alle persone singole della città metropolitana di Torino la possibilità di ospitare una persona rifugiata. Il progetto è stato sostenuto dalla città di Torino e non vediamo l’ora di avere la possibilità di ricominciarlo!

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