di Sara Fischetti (in Burundi dal 2004 al 2006)
Burundi: prima partenza come cooperante, prima esperienza in assoluto in Africa, 27 anni , molto entusiasmo, molta curiosità e una buona dose di incoscienza e così sono partita per lavorare in un progetto agro-zootecnico con le cooperative e la Federazione locali nella regione di Karuzi, con sede a Nyabikere.
Ripensando al Burundi, in ordine sparso:
- I colori: la terra rossissima, il cielo blu e il verde acceso della vegetazione soprattutto durante la stagione delle piogge.
- I burundesi prima molto diffidenti, poi piano piano più fiduciosi, ma che comunque mantengono sempre una certa distanza dal Muzungu (=bianco) e dicono sempre “eia” (sì) anche quando pensano “no” o quando gli poni due alternative, un po’ truffaldini, ma anche generosi.
- I bambini, sempre tantissimi che sbucavano ovunque e mettevano le mani nei miei capelli lunghi per vedere se erano veri.
- Il piccolo Clovise che è nato sul mio fuoristrada mentre accompagnavo sua mamma al vicino centro di sanità di Mutoy.
- Il nostro cuoco Poul che dopo aver lavorato per molti anni con i cooperanti italiani sapeva come non farci sentire la nostalgia di casa.
- La birra Primus, gli spiedini di capra e le uova sode: il menù di molti pranzi sul terreno.
- Le mucche dalle corna lunghissime.
- Le strade piene di buche e di sassi, che con la stagione delle piogge diventavano scivolose come le saponette.
- La frutta esotica raccolta direttamente nel mio giardino.
- Le banane cucinate in tutti i modi.
- I magazzini e le stalle che abbiamo visto crescere piano piano e ancora oggi ogni tanto mi chiedo: ma funzioneranno ancora?
- Le spiagge del lago Tanganika dove la domenica giocavamo a pallavolo…
Un mio collega diceva sempre che “il Burundi è un paese che ti entra dentro” e aveva ragione: anche a distanza di molti anni la nostalgia resta forte.
Concludo ricordando due compagni di viaggio, Carlo e Giancarlo, due persone speciali.