#VitaContadina: Roberta e i fiori, il segreto di far di una passione un lavoro

di Valentina Sovrani, volontaria CISV
intervista a Roberta Capanna, Azienda Agricola Biologica Roberta Capanna

P1000981_resizedSono arrivata qui in Val Grana 10 anni fa, avevo 45 anni.  Durante una passeggiata con un’amica, per caso, io e mio marito Giulio abbiamo scoperto questa borgata del 1400 ormai abbandonata dagli anni ’80 e ho capito che era il posto giusto per noi: sarebbe diventata la nostra dimora e qui avrei realizzato il mio sogno, il mio faticoso sogno. La borgata si raggiunge dopo aver percorso un sentiero immerso nel bosco per 700m, la valletta si apre e lo spettacolo lascia senza fiato, prati e terrazzi baciati dal sole e riparati dalla montagna alle spalle accolgono quella che sarebbe diventata la nostra casa e azienda agricola.

Le baite erano fatiscenti, i rovi e il bosco si stavano riprendendo il loro spazio, ma quel giorno ho pensato “Peccato! Ho le figlie troppo piccole, non possono ancora prendersi la patente e muoversi da sole!”.

Siamo venuti qui prima per vivere e poi per lavorare, quindi abbiamo cominciato dal restaurare la borgata: i tetti erano ormai crollati, ma siamo riusciti a conservare i muri robusti delle case e nelle stanze abbiamo mantenuto la planimetria originaria. Ora vivo qui insieme a mio marito e mia figlia Stefania lavora con me nell’azienda. Coltiviamo erbe aromatiche ed officinali, abbiamo in tutto 4 ha che usiamo a rotazione, suddivisi tra malva, camomilla, calendula, echinacea, achillea, lavanda, finocchio, coriandolo, prezzemolo e molte altre, alle quali quest’anno si è aggiunto anche lo zafferano.

Ogni anno, quando vedo i primi fiori, divento matta dalla felicità, li chiamo addirittura “i miei bambini”.

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Nella mia vita precedente sono stata impiegata e titolare di un negozio, ma il mio sogno è sempre stato occuparmi di erbe officinali. Ho sicuramente le radici nella terra e ai fiori in particolare sono stata legata fin da bambina. Andavo  in vacanza in Liguria più o meno a questa altitudine e ricordo chiaramente quanto fossi attratta dal loro fascino, quanto sentissi forte l’istinto e lo slancio verso di loro, ma non potevo cogliere se non quelli che avremmo cucinato, perché mi insegnavano che i fiori andavano lasciati alla natura.

Sono quindi andata a ripescare quello stimolo della mia infanzia e l’ho riportato nel mio lavoro di oggi, di adulta. Un lavoro che in alcuni momenti diventa talmente faticoso da offuscare quello stesso fascino. Quando però il tuo corpo capisce che ce la può fare, che riesce a superare la fatica, allora riscopri e avverti nuovamente tutta quella bellezza e quell’entusiasmo, ed è questo passaggio che non ti fa più andare via. Devi superare quella fase in cui ti sembra che tutto sia impossibile, devi superare la fatica, ma è proprio la fatica stessa, soprattutto se è condivisa, nel mio caso con mia figlia, che dà la forza per farcela.

Sono venuta su senza un progetto preciso, se non che mi piacevano determinati tipi di erbe, per cui l’avvio e l’integrazione in una filiera è stato molto faticoso, ho dovuto darmi molto da fare attraverso fiere, mercati, eventi, l’appoggio ad altri laboratori all’inizio. Ho studiato ragioneria, ma ho passato anche almeno 20 anni sui libri a studiare tutto ciò che ha a che fare con le tecniche erboristiche. Da quando è arrivata mia figlia Stefania ad aiutarmi ha portato una ventata di energia e anche quella parte chimica che ha ampliato l’azienda verso il settore cosmetico. All’inizio ero io che mi proponevo, adesso spesso e volentieri sono gli altri che mi vengono a cercare e alcune volte devo anche rifiutare perché manca la spazio e il tempo per andare.

Rimanere è stato faticoso, ma non ho mollato, ho chiesto al mio corpo di assecondarmi, perché questo lavoro è talmente bello che non puoi lasciarlo. Proprio la passione per questa attività mi ha spinta a lasciare la pianura e a dedicarmici senza voltarmi indietro. Tornassi indietro lo rifarei mille volte, perché ripaga tantissimo, in questo luogo poi!

roberta3Avevo delle aspettative enormi perché mi sembrava di fare il lavoro più bello del mondo ed ero convinta che questa cosa potesse interessare a tutti. Presto però mi sono però scontrata con una realtà totalmente diversa. Le aspettative legate a se stessi si possono superare, se le si sfruttano come mezzo. Le aspettative che avevo verso la commercializzazione di alcuni prodotti sono state più difficili da gestire, ho dovuto accettare che alcuni dei prodotti che io prediligevo, non erano altrettanto apprezzati dal mercato e ho quindi dovuto fare delle scelte di sopravvivenza. Però, proprio da queste difficoltà, sono emersi tutti i fiori, che erano proprio una delle mie più grandi passioni.

Un episodio dei primi tempi che ricordo risale al 21 aprile del 2007: era il giorno del mio compleanno e avevo trapiantato 200 piantine di finocchio, ero sfinita, ma decisamente contenta di quello che avevo fatto. Quando l’ho raccontato a mio marito mi ha detto subito di vestirmi elegante perché saremmo andati a cena fuori a festeggiare! 200 piantini infatti erano ridicoli, chissà gli anni a venire con tutto il lavoro che si sarebbe aggiunto, se ce l’avremmo ancora fatta ad uscire la sera per festeggiare il compleanno!

Ho incontrato tutti gli ostacoli tradizionali di una persona di pianura che viene a vivere in montagna: la diffidenza della comunità intorno, che si chiedevano cosa sarei venuta a fare, la mia incapacità ad usare zappa, rastrello e tanto meno un trattore, la strada per arrivare alla borgata poi è sterrata e io i primi anni non avevo neanche un 4×4, senza parlare degli animali selvatici e dei cacciatori che entrano dappertutto. Ho anche fallito milioni di volte, sbaglio continuamente, addirittura un anno, nonostante tutti i piani e gli schemi di cui tengo conto nelle rotazioni, ho messo una fila di prezzemolo dove l’anno prima c’era stata una fila di coriandolo e non ho raccolto nulla.

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Scegliendo questo luogo di vita e questo lavoro, non siamo più noi a governare il nostro tempo, è la natura che ci detta il ritmo delle giornate: in linea di massima viviamo l’estate in campo e l’inverno in laboratorio. In azienda seguiamo noi ogni passaggio, dalla semina (con semente ricavata ogni anno dalle nostre piante) in pieno campo o in serra, per ricavarne i piantini che trapianteremo in pieno campo, allo sfalcio e/o raccolta manuale dei fiori, alla pulizia ed essiccazione, per non parlare di tutte le fasi successive di trasformazione in laboratorio. Nei lavori che richiedono l’uso di attrezzi pesanti (aratro, fresa,…) spesso è Giulio a darci una mano, per tutto il resto Stefania ed io siamo autonome. In inverno le giornate, solari e quindi anche lavorative, sono più brevi, perciò riusciamo ad alzarci alle 7, perché prima è ancora buio, e a chiudere la giornata con la cena intorno alle 20.00. Da marzo a settembre le nostre giornate iniziano alle 6.00 e, se va bene, finiscono alle 22.00.  Al mattino presto, con il fresco, si comincia occupandosi della pulizia dalle infestanti, a mano o con il decespugliatore. Intanto la temperatura sale, l’umidità diminuisce e i fiori si asciugano, quindi, nelle ore centrali e più calde, si procede alla raccolta manuale, poi alla pulizia ed all’essicazione. I primi anni dovevo rivolgermi ad un altro laboratorio per essiccare il prodotto, ma da quando siamo riuscite a realizzare qui in azienda il nostro essiccatoio a freddo, siamo autonome anche in questo passaggio. Nelle prime ore è necessario controllare che l’umidità venga drasticamente abbattuta, dopo esserci assicurate che il processo è stato ben avviato, possiamo andare a goderci qualche ora di meritato riposo

Siamo venuti qui prima per vivere e poi per lavorare, quindi questo lavoro esprime anche una parte di quello che noi cerchiamo nella vita, attraverso il nostro lavoro e i nostri prodotti cerchiamo di passare un messaggio: qui e in molti altri posti il ritmo non è più dettato dall’essere umano, è dettato da quello che c’è intorno. Lavorare insieme a mia figlia è una grande fortuna: sia quando fatichiamo una accanto all’altra sotto il sole nelle calde giornate estive, sia quando dobbiamo confrontarci sugli obiettivi dell’azienda, riusciamo a trovarci in sintonia e farci forza reciprocamente.

Ho realizzato tutti i miei progetti iniziali ed anche di più, ma ne ho sempre di nuovi, anche grazie al fatto di lavorare insieme a mia figlia, che ha 30 anni, di idee ce ne sono sempre molte, fin troppe, a volte bisogna addirittura frenare. Quello che mi rende più orgogliosa, la mia conquista più grande è riuscire a portare avanti tutto questo ogni giorno.  La vittoria è essere qui, gli altri sono piccoli passi.

I successi dell’azienda sono indubbiamente moltissimi: lo zafferanno quest’anno è stato un trionfo, la nascita della linea cosmetica, la costruzione del laboratorio e dell’essiccatoio che non mi aspettavo di poter avere, ogni prodotto nuovo che nasce è una vittoria, ma si riducono ad essere piccoli passi, strumenti per quella che è la vittoria più grande, cioè essere qui, essere ancora qui.

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