Ci si aiuta, ci si sorregge, si spera e si prega
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Tre domande a William Foieni, referente CISV progetto ECOPAS Senegal

Qual è la situazione dell’epidemia in Senegal e quali provvedimenti ha preso il governo?

A oggi, 25 marzo 2020, le persone affette da COVID-19 sono 99, di cui 8 guarite. Il contagio sembra in espansione anche se, stando ai dati ufficiali, nessuno risulta in situazione grave. Il governo ha dichiarato lo stato d’emergenza per la quarta volta nella sua storia e indetto un coprifuoco dalle 20.00 alle 6.00 mobilitando esercito e forze dell’ordine.

I trasporti interurbani sono stati vietati, come anche tutti gli assembramenti pubblici e privati. La società civile si sta muovendo di conseguenza, partecipando attivamente ad azioni di sensibilizzazione, soprattutto via radio, incentrate sulle buone pratiche igienico-sanitarie da rispettare.

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Qual è lo stato d’animo e il comportamento delle persone?

Si pensa attivamente, pur essendoci molta preoccupazione nell’aria. Si cerca di fare quel che si può, rispettando le disposizioni date. Per ora la situazione è abbastanza controllata e non ci sono molti focolai. Ci si aiuta, ci si sorregge, si spera e si prega perché non si espanda ulteriormente il contagio e non ci siano tragiche conseguenze.

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Perché come volontario CISV hai deciso di restare nel Paese malgrado l’emergenza?

L’emergenza è ovunque, non solo qui. Si resta per dare un proprio contributo come si può, come si è abituati a fare. La preoccupazione è tanta e si pensa spesso alla famiglia, ai propri cari. A Bergamo, città nella quale sono nato, la situazione è terribile: mi è capitato spesso di svegliarmi la mattina con una comunicazione dei miei genitori che mi informavano di qualche conoscente affetto da COVID-19.

È veramente devastante, come lo è il decorso della malattia, il non poter assistere i propri familiari, il non poter essere utili e vicini. In tutto questo il ritornare a casa e mettere a rischio la mia famiglia, veicolando magari in qualche modo il virus, mi sembra la cosa più errata da fare.

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Come stanno procedendo le nostre attività per ECOPAS in questo momento?

ECOPAS ha funzionato a pieno ritmo fino a una decina di giorni fa, quando un primo decreto ministeriale ha introdotto il divieto di assembramenti di più di 100 persone, in luogo pubblico e privato. Dopo aver dialogato con la sede italiana, abbiamo preso la decisione di introdurre subito lo smart working, per evitare il più possibile la propagazione del virus.

Stiamo facendo tutto ciò che durante la frenesia delle attività ordinarie non abbiamo tempo di fare: rapporti di attività, relazioni, articoli. Le associazioni e i Comuni con i quali lavoriamo si sono ben organizzati per sviluppare azioni di sensibilizzazioni sul COVID-19: stiamo valutando in questi giorni se e come potremo essere utili – ovviamente a distanza.

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