di Agnese Ferrara, volontaria Servizio Civile in Senegal
«Noi non siamo una struttura d’appoggio, noi siamo un’organizzazione contadina»: è con queste parole che Malick Sow descrive la FAPAL, associazione della regione di Louga con cui CISV collabora da tempo. Si potrebbe dire che questa sia una federazione di produttori, eppure Malick insiste sulla parola ‘contadini’ perché è centrale il legame che l’organizzazione ha con la terra. È proprio nella terra che è marcato il radicamento di ogni suo membro.
Nel 1987, in un contesto in cui lo Stato senegalese aveva avviato una politica agricola basata sul disimpegno pubblico e in una zona che subiva sempre più gli effetti della desertificazione, alcuni gruppi villageois hanno iniziato a organizzarsi, giungendo alla creazione della FAPAL (Fédération des Associations Paysannes de Louga): un’organizzazione di autopromozione, creata per dire ‘no’ alla fatalità e lottare contro la mentalità da assistiti. A quel tempo i contadini erano vittime di forti pregiudizi, la prima sfida consisteva perciò nel rivalorizzare la loro identità affinché ci fosse la fierezza di affermare “Io sono contadino!”. Così, fin dall’inizio, la FAPAL si è distinta per essere un movimento contadino che si impegna nell’accompagnare e supportare gli agricoltori e gli allevatori, in un’ottica di sviluppo sostenibile e partecipato.
Il progetto PAISIM si inserisce nella volontà della FAPAL di appoggiare le microimprese rurali, promuovendo un nuovo modo di fare impresa, sociale e contadina. Rafforzando le microimprese si mira ad aumentarne l’efficacia e la sostenibilità, e allo stesso tempo è forte il desiderio da parte loro di rispondere ai bisogni della famiglia e della comunità mediante il lavoro agricolo. Grazie a PAISIM lo spirito imprenditoriale continua a svilupparsi e i microimprenditori sono più motivati a migliorare le loro attività.
L’ambizione sociale incoraggiata dal progetto rispecchia appieno i valori e i mezzi che hanno portato la FAPAL a essere quello che è oggi. In oltre 30 anni di storia, la dimensione sociale nelle varie attività realizzate non è mai mancata. L’unità di trasformazione di cereali locali, ad esempio, è stata creata dalla FAPAL per rendere indipendenti le donne coinvolte, così come l’unità di fabbricazione e riparazione di materiali agricoli è stata fondata per fornire ai contadini il materiale necessario. Le piccole boutiques comunitarie [chioschi in cui si vendono varie mercanzie, ndr] realizzate a livello dei villaggi mirano a facilitare la vendita dei prodotti agricoli, destinando parte dei benefici ad attività a carattere sociale. Alcuni programmi di alfabetizzazione in lingua wolof e pulaar, come pure l’installazione di mulini per alleggerire il lavoro delle donne, sono altri esempi dall’accentuato aspetto sociale che hanno visto il coinvolgimento della FAPAL. Centrale rimane il rafforzamento delle capacità tecniche e organizzative dei membri, soprattutto grazie alle formazioni.
“Siamo fieri di essere rurali, bisogna difendere la nostra ruralità e mettere le nostre competenze a servizio della comunità” sostengono i membri dell’équipe FAPAL di PAISIM. Ciascuno di loro nel proprio lavoro è mosso da un forte senso di appartenenza al mondo contadino, un mondo che necessita di risorse umane capaci, e dalla volontà di sostenere i coltivatori, favorendo l’autosufficienza alimentare e le buone pratiche agricole, condividendo idee e tendendo all’innovazione.
Alla FAPAL, dopo 4 mesi dall’inizio del mio servizio civile, respiro ormai un’aria di casa. Qui le microimprese hanno trovato un punto di riferimento e quando hanno qualche problema sanno a chi rivolgersi. E’ come una grande famiglia e quando le donne dell’unità di trasformazione entrano con i vassoi di ceebu jen [piatto a base di riso, pesce e verdure, ndr], tutti sono i benvenuti per condividere insieme il pasto.