40 ANNI IN BURUNDI: Bilancio in positivo

di Federico Perotti, presidente CISV (cooperante in Burundi nel 1991-93)

Carissime e carissimi,

ciao a voi che avete dedicato un pezzo della vostra vita e del vostro impegno di volontari, di cooperanti, di consulenti, di membri di gruppi di sostegno alla nostra associazione, in particolare in favore della nostra azione in Burundi.

Nell’agosto 1973, i primi sette volontari CISV partivano per il Burundi, per la missione di Nyabikere, e iniziava così l’avventura CISV nel Sud del mondo, senza progetti, ma con il sostegno forte della Comunità e dell’associazione che con l’appoggio di Don Riva si andava strutturando e ampliando, a partire dalla nostra casa di Reaglie. Nel 2013 sono passati 40 anni da questo inizio di cammino della Comunità e poi dell’Ong CISV con il popolo burundese: è stato un cammino lungo, fatto da tante persone, costellato da successi e da difficoltà, un cammino che ha attraversato anche lunghi periodi di guerra civile, dove persone burundesi a noi care hanno dato la vita, e altri periodi, come l’attuale, dove la speranza di un paese in pace, di un paese migliore lascia intravedere un futuro per questa nazione così povera e tormentata dell’Africa.

Sono tornato in Burundi quest’anno, dopo 7 anni che non ci mettevo piede, per una breve missione di una settimana. Ho trovato un paese che in questi anni di ricostruzione ha migliorato molto le sue infrastrutture – strade, centri urbani, scuole – un paese finalmente in pace anche se non mancano tensioni ed episodi di violenza più o meno mirata, un paese che ha iniziato dal 2005 a far funzionare i suoi meccanismi democratici, ma è governato da un partito onnipresente che tende – come spesso in Africa – a essere l’unico referente politico con una gestione del potere centralizzata. Ho trovato, come 20 anni fa quando arrivai la prima volta a Bujumbura, tanta gente che cammina lungo le strade, campagne affollate e coltivate in tutti i modi, tanti bambini e giovani a cui occorre dare speranza e impedire di ricadere in spirali di violenza che i loro padri e nonni hanno vissuto fin nel passato recente…

Durante la missione, destinata a una supervisione dei progetti in corso, in particolare sulla metodologia di lavoro con i gruppi contadini, ho voluto tornare sui nostri passi come CISV, e ripercorrere i luoghi e le realizzazioni di tanti anni di lavoro di molti di noi. Non sono rimasto deluso.

Tenendo conto di quanto ha passato il paese, con una guerra civile pesantissima dal 1993 all’inizio del nuovo secolo, possiamo dire con un certo orgoglio che l’impronta, l’impatto di quanto CISV ha provato a fare in tutti questi anni sono rimasti, e molte azioni hanno avuto sostenibilità e durata nel tempo. Non sono mancati naturalmente gli insuccessi di cui tenere conto, e che hanno contribuito alla revisione e ri-orientamento della nostra azione negli anni.

Sono tornato, senza preavvisare nessuno, al Centro di Formazione Artigianale di Gitega, luogo di lavoro di molti volontari CISV negli anni ’80 e ’90: il CFA è aperto, gestito dal ministero competente, da due anni è presente una direttrice donna (Maria Goretti) con impiegati e formatori; funzionano discretamente bene i settori della forgia e della falegnameria, con la presenza anche di vecchi operai come Stany, e con l’uso di macchine vecchie e nuove arrivate di recente (ma tutte italiane, come quelle che avevamo portato come CISV!). Lavorano nel centro 20 apprendisti che ricevono formazioni specifiche. Un po’ meno attivo il settore della terracotta (tegole e piastrelle) che manca di una politica di mercato più attiva.

Ho percorso l’asse Shombo-Nyabikere-Mutumba, i tre comuni della provincia di Karusi dove l’impatto CISV è visibile a occhio: decine di scuole primarie, le 13 cooperative agricole con magazzini della Federazione, alcuni centri di salute, sorgenti e adduzioni d’acqua in quantità, gli uffici dei Consigli di Sviluppo Comunale e della Gestione della terra, installati durante due progetti più recenti, sono tutte infrastrutture e servizi che CISV ha contribuito ad avviare e che oggi danno un apporto concreto alla popolazione, con una gestione ormai totalmente locale. Sono stato particolarmente contento di rivedere il Centro di Santé di Rabiro, che funziona a gestione statale dopo quasi 20 anni da quando l’abbiamo consegnato al Ministero della salute, o le diverse cooperative agricole di Nyabibuye, Rabiro, Butamenwa, Gisimbawaga, Bibara ecc. che sono attive e svolgono la loro funzione di appoggio all’agricoltura e servizio ai contadini.

Le scuole, da quelle costruite a partire dal 1990 (penso a Gasera, Mutara, Sagara per quanto riguarda Mutumba) a quelle ricostruite più di recente dopo il conflitto in particolare a Shombo e Nyabikere, sono tutte funzionanti con miriadi di bambini e bambine, anche grazie alla politica del Governo che ha favorito la scolarizzazione di tutti.

Meno soddisfacente il bilancio quanto all’investimento fatto sulla federazione delle cooperative, struttura di collegamento e appoggio che funziona a un livello minimo a causa di dinamiche interne ed esterne poco controllabili da parte nostra. Per quanto riguarda i servizi comunali che abbiamo appoggiato, si tratta della “semina” da parte CISV di opportunità che le strutture pubbliche devono cogliere e, come sappiamo bene anche in Italia, ciò dipenderà molto dall’impegno delle persone e delle istituzioni nel continuare e valorizzare ciò che è stato messo a loro disposizione dagli interventi di cooperazione.

Infine, ma sicuramente più importanti, le persone: a Nyabikere ho incontrato Anycet e Gabriel, che si ricordavano bene i primi volontari Mario Fornero e Maria Montepeloso, Gabriella Ambrosi ed Elio Perosino, Maria Ardu, Carla Marchisio, Mira Mondo; a Rabiro l’incontro con i padri spagnoli come Tomeu (che prima erano a Nyabikere e ci conoscono da quasi 30 anni) e con Samuel, Agathe, Petronille, il mio fontaniere Gaspard che mi ha descritto lo stato di salute (buono) della rete idrica e delle sorgenti di tutto il Comune, le notizie avute di Manueli, dei guardiani, di Cristine.

Infine a Bujumbura, l’incontro con Mons. Ntamwana, ora vescovo a Gitega, che ha seguito la CISV in tutti questi anni e ci considera amici e fratelli del popolo burundese, fedeli fino in fondo in tutti questi anni travagliati per il paese.

Quarant’anni dopo CISV è ancora in Burundi, sta realizzando con le organizzazioni locali due progetti per migliorare la quantità e la diversità delle produzioni agricole, cereali e ortaggi, progetti che mirano ad appoggiare la costituzione di cooperative, l’organizzazione dei contadini e una migliore commercializzazione interna dei prodotti, per permettere un aumento del reddito familiare. Questa azione si confronta con problematiche importanti, soprattutto la scarsità delle terre, a fronte di una popolazione in forte crescita di circa 8 milioni di persone, l’isolamento e la difficoltà degli scambi con altri paesi.

Questi progetti, sostenuti dall’Unione Europea, hanno un forte bisogno del supporto concreto dei nostri sostenitori e amici, in quanto richiedono una quota economica CISV importante, che serve anche per mantenere viva la presenza nel paese, tenere i contatti con i luoghi e le persone. Nel frattempo ci stiamo interrogando su quale sia la “mission” CISV dopo 40 anni in questo paese, e stiamo analizzando le tematiche possibili di un lavoro futuro: infanzia, diritti umani e delle donne, agricoltura e gestione delle terre insieme alle organizzazioni contadine… Il tutto in un contesto di forte crisi della cooperazione internazionale che vede ridursi le risorse a disposizione, in particolare per gli interventi classici da ong come quelli che abbiamo svolto negli ultimi 10 anni.

Vi invitiamo a continuare a partecipare alle attività CISV e vi terremo al corrente dell’evoluzione futura del nostro lavoro in Burundi.

Un abbraccio e un saluto a tutti, buon anniversario!