BURKINA FASO, TREMA IL REGIME DI COMPAORE’

di Velio Coviello

Bobo-Dioulasso (Burkina Faso), 29 ottobre 2014

Martedì 21 ottobre il Consiglio dei ministri straordinario convocato dal presidente Blaise Compaoré ha decretato che il progetto di legge per la modifica dell’articolo 37 della Costituzione del Burkina Faso sarà sottoposto giovedì 30 ottobre al voto dell’Assemblea Nazionale. L’articolo 37 della legge fondamentale limita a due i mandati del presidente. Blaise è alla fine del suo secondo mandato sotto la “giovane” Costituzione del paese, promulgata nei primi anni duemila. Ma il suo potere in realtà perdura da più di venticinque anni, da quel 15 ottobre 1987 in cui il suo amico e compagno di rivoluzione Thomas Sankara fu tradito e assassinato da un golpe. Sankara aveva guidato il paese per soli 4 anni, a seguito di una rivoluzione rimasta nel cuore del popolo burkinabé, che non ha mai dimenticato il presidente che viveva in una modesta abitazione tipica di un normale funzionario statale e girava in Renault 4. La “rettificazione” della rivoluzione sankarista ha portato il Burkina Faso da posizioni socialiste e anti-imperialiste a una linea accondiscendente agli interessi economici post-coloniali della françafrique.

Ormai da tempo era chiaro a tutti che Blaise non avrebbe rinunciato a governare ancora il Paese alla scadenza del suo ultimo mandato e che mirasse a modificare la Costituzione da lui stesso promulgata. Fino a pochi mesi fa, però, dichiarava pubblicamente che l’ultima parola sulla modifica dell’articolo 37 della carta fondamentale sarebbe in ogni caso spettata al popolo. Nessuno immaginava che avrebbe tentato di evitare il referendum, possibilità sancita dalla Costituzione stessa. La carta recita, infatti, che le modifiche “in ogni caso devono essere sottoposte ad approvazione preliminare da parte del parlamento” (art. 163) e che “il progetto di legge verrà in seguito sottoposto a referendum” (art. 164); ma quest’ultimo articolo precisa anche che “le modifiche possono essere adottate senza il ricorso al referendum nel caso in cui il progetto di legge sia approvato dal parlamento a maggioranza di almeno i tre quarti”. Blaise ha i numeri in parlamento per far passare a larga maggioranza il progetto di legge, evitando il referendum, ma è possibile che si arrivi al compromesso di non far passare il progetto di legge con la maggioranza dei tre quarti in modo da andare in ogni caso al referendum.

Le manifestazioni di massa svoltesi ieri in tutto il paese sono certamente state un segnale per Monsieur le President e per il suo partito, il Congrès pour la démocratie et le progrés (CDP): se voleva testare il livello di reazione del popolo burkinabé, ha avuto una risposta chiara. Un milione di persone in piazza a Ouagadougou, la capitale, e a seguire scontri con le forze dell’ordine nella zona centrale della città. Centinaia di migliaia a Bobo-Dioulasso, seconda città del Paese, dove la statua del presidente è stata abbattuta al grido “Blaise dégage”. Cortei partecipatissimi anche a Ouahigouya, nel nord del Paese, e a Koudougou, nel centro, dove i manifestanti hanno letteralmente assaltato il palazzo della regione. Blaise ha scoperchiato il vaso di Pandora e la parola d’ordine della piazza è così diventata “NO al referendum, la Costituzione non si tocca”. Gli slogan più in voga fra i manifestanti scesi in strada in Burkina sono: président ebola, liberez Kossyam (il palazzo presidenziale, ndr), Blaise dégage.

Le organizzazioni alla testa del movimento, prime fra tutte il “Collectif des Parties d’Opposition”, il “Collectif contre la vie chère” e “Balai citoyen”, hanno riconvocato la mobilitazione per giovedì all’alba, in attesa del voto all’Assemblea nazionale. L’obiettivo del movimento è impedire il voto, con tutti i mezzi. Ma già nella giornata di oggi, in concomitanza con lo sciopero generale convocato dai sindacati, si sono svolti cortei selvaggi e blocchi stradali nelle strade della capitale. I deputati sono stati “invitati” dai manifestanti a disertare il voto, molti sono stati oggetto di esplicite intimidazioni e minacce al punto che in via precauzionale tutti i deputati sono stati trasferiti in un albergo del centro città, presidiato dalle milizie del presidente. Il Fronte Progressista Sankarista ha emesso un comunicato (http://www.lefaso.net/spip.php?article61494) che invita “tutti i militanti a prendere d’assalto l’Assemblea Nazionale a partire dalle 6 di mattina” concludendo con “No alla modifica dell’articolo 37! No al referendum!”.

La giornata di giovedì 30 è attesa con apprensione ed eccitazione dal popolo burkinabé, protagonista di queste giornate in cui si sta scrivendo la storia del Paese. “Il cambiamento è ora o mai più, a partire da oggi la nostra lotta è diventata la lotta di tutto il popolo” ha dichiarato ieri il piazza Zéphirin Diabré, capo dell’opposizione parlamentare. Se il progetto di riforma passasse, Blaise non solo potrà ripresentarsi alle elezioni del 2015 ma, non essendo la legge retroattiva, anche a quelle del 2020 e del 2025. Il che significherebbe che un solo uomo potrebbe restare al comando del Burkina Faso per più di quarant’anni di fila.