In Niger con Diste, tra caldo e saluti cerimoniali
Attivo

È pazzesco, sono davvero in Niger a Niamey, erano anni che immaginavo di venire in un posto così. Ho voluto fortemente l’Africa, l’Africa vera ed ora l’immaginazione ha lasciato posto alla realtà. Con sole 8 ore di aereo mi sono ritrovato catapultato in un altro universo, è assurdo se uno ci pensa.

La distanza è minima ma il divario tra quello che ho vissuto fino ad adesso e quello che sto vivendo qui è enorme. Qui si cerca di vivere una certa normalità, anche se di normale c’è poco e niente. Una delle prime cose che ho capito è che è fondamentale in un posto, comunque così duro, trovare un proprio equilibrio. 

Ci si trova in una bolla tra l’ufficio di CISV e casa, tanto che a volte perdo la concezione del posto dove mi trovo. A quel punto mi prendo dei momenti per riflettere e riprendere contatto con  la realtà . Girando sempre in macchina, le immagini che vedo e quello che mi circonda mi toccano nel profondo. 

Una delle prime cose che ho notato, fermandomi ad un semaforo o camminando brevemente in strada è come vengo chiamato dalle persone, dai bambini, usano la parola “patron” per richiamare l’attenzione, questo è un fatto che mi ha scosso, a cui è difficile abituarsi.

Sicuramente tutto ha superato le mie aspettative fino ad adesso, non smetterò mai di dirmi che era difficile da immaginare. In questi 10 giorni, molto spesso mi sono trovato a chiedermi dove fossi finito, cosa ci facessi qui, se avessi fatto il passo più lungo della gamba. Non sempre ho trovato risposta e quando l’ho trovata è stata nelle piccole cose, in un obiettivo lavorativo raggiunto, un tramonto sul fiume, in una birra al Capbanga, in una cena in un maki tra nuovi amici. 

Una costante di questi giorni è sicuramente il caldo, l’afa africana di cui tutti mi hanno parlato, che mi ha colpito appena sceso dall’aereo. È difficile da spiegare come sensazione e anche da immaginarsela, il caldo è avvolgente, ti toglie il fiato, sembra di avere un phon puntato addosso tutto il tempo. Non so se ci si può abituare a questo caldo, sicuramente in questi giorni si è alzata un po’ la mia tolleranza. 

Una delle cose che mi ha colpito direttamente la prima mattina che mi sono svegliato, è stato realizzare che non esce acqua fredda dai rubinetti, l’acqua per il sole che picchia sulle condutture a 45 gradi è ovviamente calda, ma proprio bollente eh. 

A Niamey non esistono strade asfaltate, quelle che ci sono, sono giusto quelle che collegano i ponti, io abituato alle buche di Roma che in confronto alle dune di sabbia di qui sono una passeggiata. Di notte l’illuminazione è scarsa e questo specie quando si è in macchina mette in allerta, tra i bambini che possono sbucare da un momento all’altro nei vicoli delle strade e le moto che sfrecciano.

Questi primi giorni sono stati un’altalena di emozioni, di prime volte e di incontri. Un aspetto sicuramente che mi porterò dietro da questa esperienza è proprio l’incontro con le persone ed il saluto. Da noi il saluto molto spesso è sfuggente non gli si da molta importanza, spesso non ci si guarda neanche negli occhi. Io me ne vergogno ma spesso mi capita quando saluto di dimenticare quasi subito il nome della persona che mi si è presentata.

Qui no, qui è diverso, le strette di mano non finiscono più, tanto che inizialmente entravo in difficoltà, il contatto visivo è continuo ed attento, è un momento importante che può durare anche alcuni minuti, in cui ci si continua a tenere la mano e scambiarsi auguri per la giornata. 

Inizialmente pensavo fosse così solo per il primo giorno, per le presentazioni in ufficio; invece, anche nelle giornate successive si è ripresentato lo stesso scenario. In ufficio CISV ho trovato subito un clima coinvolgente e aperto, mi hanno fatto sentire tutti subito integrato. 

Da Mariama responsabile dell’amministrazione che ogni giorno mi chiede qualcosa con parole nuove per aiutarmi con il francese, a Ibrahim responsabile delle micro-imprese con cui scambio chiacchiere e risate sul caldo, a Dodo responsabile della nutrizione, ai due contabili Abdou e Oume, a Maman driver con cui condivido chiacchiere e passaggi per tornare a casa,a Isma il guardiano dell’ufficio, a Filippo Capo-progetto e responsabile paese che mi segue e consiglia nel lavoro, a Federico e Sara di Acra con cui condivido chiacchiere e caffè.

Questi primi giorni sono volati, il tempo qui passa velocissimo come il tramonto, il sole cade all’equatore.

Ciao a tuttə alla prossima 

Diste 

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