
La tecnologia digitale viene spesse volte demonizzata. Incolpata di aver cambiato le nostre vite in peggio, di renderci dipendenti e “rimbambiti”, di tracciarci e tracciare i nostri comportamenti, consumi e abitudini, il bilancio tra prima e dopo il suo avvento nella storia dell’umanità tende sempre a sfavorire l’attualità.
Ci sono giorni in cui la bilancia è impossibile che oscilli in questo senso, giorni in cui si ringraziano gmail, google meet, whatsapp e teams per permetterci cose impensabili per i nostri nonni.
È grazie alla tecnologia digitale che questo articolo prende forma e ci permette di arrivare fino in Honduras per scoprire come procede il progetto “Comunidades Resilientes”, ascoltando direttamente le voci dei protagonisti di alcune delle attività.
Durante una chiacchierata online di un’ora Luis, Oscar, Vicenta e Yaritza ci hanno raccontato del loro impegno nelle sessioni della scuola di politica che ha coinvolto 150 persone di 6 municipi del Corredor Seco, zona del Paese in cui operiamo insieme a Progettomondo, Oikos e Fundacion Chorotega.
“Il diritto a un’alimentazione sana e accessibile è una delle connessioni più profonde tra agricoltura e politica. Ecco perché parliamo di agroecologia nel nostro immaginare il futuro delle comunità. Siamo tutti produttori e vogliamo impegnarci per generare un’agricoltura che abbia rispetto degli ecosistemi, che protegga i boschi e che veda come protagonisti uomini e donne.” Inizia a spiegarci Yaritza.
Dopo alcuni cicli di formazione sulle tecniche agricole sostenibili e sull’allevamento di piccoli animali, sono dunque iniziate le lezioni di politica. Per calarci meglio nel senso di questa parte del progetto, ci sovviene una frase di Chico Mendes, famosissimo ambientalista brasiliano assassinato da sicari dei latifondisti per le sue lotte in difesa dell’Amazzonia, “l’ambientalismo senza lotta di classe è giardinaggio”.

“Abbiamo iniziato parlando del contesto politico dell’Honduras, della sua storia, del ruolo della società civile nella vita pubblica e dei diritti umani. È stata un’esperienza davvero importante, che ci permette di avere strumenti in più per organizzarci dal basso e rinforzare i legami tra comunità”, ci racconta Oscar.
Parlare di politica in un contesto come quello hondureño, non è affar semplice. Molta è la sfiducia nelle istituzioni e tanto il timore nell’esporsi a causa di una presenza massiccia di criminalità organizzata. “Non bisogna confondere la politica con la partitica. Come leader delle nostre comunità sappiamo che fare politica non è qualcosa di malvagio di per sé. È importantissimo conoscere i propri diritti e i propri doveri per potersi occupare al meglio delle nostre comunità”, incalza Vicenta, che si occupa di coordinare un’associazione di donne.
Uno degli obiettivi più importanti della scuola di politica è stato quello di insegnare ai partecipanti ad elaborare un piano di incidenza, con l’idea di fissare per ogni gruppo degli obiettivi politici da raggiungere. Sono stati anche creati dei comitati di supervisione cittadina per vegliare sulle politiche a livello territoriale.
Yaritza, che è la più giovane dei nostri intervistati, continua a raccontarci della sua esperienza: “Essere leader comunitari è complesso, c’è una grandissima crisi di partecipazione politica. Abbiamo bisogno di spazi come questi, che ci facciano sentire meno soli e più ascoltati. Per partecipare alle scuole a volte perdiamo un giorno di lavoro ma è importante per noi farlo. Abbiamo il compito di replicare nelle nostre comunità tutto quello di cui abbiamo discusso, chi non condivide quello che impara sta già sbagliando!”

L’Università Autonoma dell’Honduras ha partecipato ad alcune delle sessioni, generando una bellissima commistione tra sapere accademico e saperi comunitari. Il fatto che un percorso del genere venga sostenuto e sviluppato anche dall’Università è sicuramente un incentivo a proseguire in questo senso e regala tantissimo valore alle azioni svolte.
“Tante delle persone che partecipano non sanno leggere e scrivere, questo non è assolutamente un limite. Cerchiamo di fare in modo che le lezioni siano comprensibili e partecipate a prescindere. È importante a maggior ragione condividere alcuni strumenti di partecipazione cittadina”,specifica Luis, formatore e responsabile delle attività.
Sogni per il futuro?
-Fermare l’estrazione mineraria e l’abbattimento delle foreste
-Lottare per i pari diritti tra la zona rurale e la zona urbana
-Avere più opportunità formative
-Vedere più donne in ruoli gestionali
-Avere delle istituzioni più presenti e coscienti
Una lista che speriamo di poter continuare a sostenere nella sua realizzazione. Chi lotta per difendere l’ambiente lo fa anche per tutti noi. Non vediamo l’ora di continuare a raccontarvi delle nostre attività in Honduras, a presto!
Il progetto Comunidades Resilientes è finanziato dall’Unione Europea e sostenuto dai fondi dell’8×1000 della Chiesa Valdese.