di Filippo Acasto, servizio civile CISV a Louga
Ci troviamo nella regione di Louga, una delle tre zone di attività del progetto PAISIM, dove tra marzo e aprile 2019 si sono svolti gli incontri di formazione per le microimprese beneficiarie del progetto. Questi appuntamenti sono organizzati periodicamente, con lo scopo di fornire sostegno tecnico sui temi dell’agricoltura, dell’allevamento, dei servizi e della trasformazione delle materie prime.
Gli incontri sono organizzati dai tecnici della FAPAL,partner locale nel progetto, ma soprattutto storica federazione che riunisce tutte le associazioni contadine della regione di Louga. La FAPAL opera sul territorio da più di trent’anni e non sarebbe possibile comprenderne la natura se non si tiene in considerazione prima di tutto la sua fortissima identità contadina: infatti tutti i suoi membri, i dirigenti e gli operatori sono prima di tutto contadini. Sin dal 1987 la federazione ricopre un ruolo di primo piano nello sviluppo e nella difesa del mondo rurale, con l’obiettivo di accrescerne le conoscenze e la performance in un quadro caratterizzato da legami di solidarietà tra le persone.
Il giorno della formazione agricola le contadine e i contadini di PAISIM, provenienti da villaggi più o meno distanti, si ritrovano a Kelle Gueye, storica casa di FAPAL, immersa nella brousse al confine meridionale con la città di Louga. La sala dove sarà fatta la formazione è già pronta e i beneficiari, compagni di un percorso giunto quasi al suo secondo anno di vita, si ritrovano e scambiano tra loro in piccoli gruppetti. Siamo ad aprile e la stagione del raccolto è ormai alle porte, motivo per cui uno scambio di sensazioni e consigli tra i produttori può essere per loro di grande aiuto.
I formatori sono ben consapevoli del fatto che i beneficiari sono cresciuti sui campi e che l’agricoltura corrisponde al loro pane quotidiano. L’obiettivo delle formazioni è quindi discutere argomenti legati a situazioni di contorno all’attività agricola vera e propria: la commercializzazione dei prodotti, la gestione contabile della micro impresa e la vulnerabilità dei prezzi sono solo alcuni dei temi trattati durante le formazioni.
Il contadino è chi gestisce il campo, quello che semina, quello che governa la crescita della coltura e colui che infine si dedica al raccolto. Nello svolgere tutte queste funzioni impiega una considerevole quantità di tempo, energia e denaro, tutti elementi che gli verranno ripagati al momento del consumo o della vendita del prodotto. Il problema è che nel momento finale di questo ciclo, cioè nel momento del raccolto, molto spesso gli agricoltori si trovano in una situazione di scarsa liquidità, per cui si vedono costretti a dover vendere la materia prima nel minor tempo possibile.
Durante le formazioni i coachers di FAPAL hanno analizzato insieme ai presenti quanto gli intermediari di mercato (ci sono circa 5 passaggi del prodotto prima che arrivi al consumatore) speculino su questa situazione di emergenza dei contadini, allo scopo di poter acquistare i loro prodotti al minor prezzo possibile. In certi casi, accade che i contadini non abbiano la capacità finanziaria per arrivare al raccolto. In questo caso i piccoli produttori ottengono un anticipo dai compratori, come una sorta di prefinanziamento che, oltre ad abbassare ulteriormente il prezzo di vendita, pone il contadino in una nuova situazione di dipendenza e speculazione.
Al fine di far fronte a questi problemi, i formatori hanno più volte animato discussioni tra i beneficiari, condividendo con loro l’importanza di un costante scambio tra agricoltori, nonché il forte bisogno di unità tra produttori.
Sostenere la resilienza dei piccoli agricoltori vuol dire garantire una loro emancipazione anche nel commercio, fare impresa sociale è rispondere al mercato tramite mezzi di comunità, tutti obiettivi verso i quali è diretto lo spirito di queste formazioni e del progetto PAISIM.
Queste giornate si svolgono in lingua wolof, fattore che mi rende difficile (se non impossibile) la comprensione. Alcuni produttori tuttavia, in seguito a passate esperienze migratorie, parlano discretamente alcune lingue europee: un contadino, infatti, con un italiano dal marcato accento siciliano, mi aiuta a interfacciarmi con gli altri presenti, dandomi l’opportunità di scambiare alcune parole per conoscerne un po’ di più la quotidianità e i trascorsi.
Terminate le giornate formative, i contadini fanno ritorno ai propri villaggi. La stagione del raccolto è alle porte e le piogge si avvicinano. Le prossime formazioni saranno dopo l’estate: a quel punto i contadini avranno terminato l’attuale ciclo stagionale e ne avranno intrapreso un altro. Finita la formazione molti non si incontreranno più per diversi mesi e il rituale scambio degli auguri assume un’importanza che trascende la formalità. È il momento di tornare sui campi, con la consapevolezza di aver guadagnato un piccolo bagaglio di conoscenza in più.
“Lo doonul talibeem, mënulo doone serignam”, non possiamo diventare padroni di qualcosa che non abbiamo studiato, recita un antico detto Wolof, al quale, come i contadini giunti a Kelle Gueye, anche io mi voglio ispirare.