di Michele Vaglio Iori (in Burundi nel 2001-2003)
Ho iniziato facendo l’optometrista poi, dopo un viaggio in Zambia nel ’91, la mia vita è completamente cambiata. Ho mollato tutto e ho deciso di dedicarmi agli altri, prima in Costa d’Avorio poi in Burundi, dove sono arrivato nel settembre 2001 per lavorare con il CISV. Qui, fino al 2008 abbiamo gestito la fase della post-emergenza mettendo in campo dei progetti di solidarietà grazie ai fondi europei e della cooperazione internazionale. Abbiamo dato vita a diverse cooperative agricole, recuperato, potenziandole, diverse sorgenti d’acqua su un’area di circa 30 chilometri nella provincia di Karuzi, insegnando nuove tecniche di lavorazione a una cinquantina di agricoltori. E nel giro di poco tempo la produzione agricola è notevolmente aumentata, con benefici per le famiglie della zona. In Burundi abbiamo anche attivato il catasto demaniale, un servizio fondiario che ci ha permesso di regolamentare la coltivazione dei terreni che lo Stato dà in concessione a chi dimostra di lavorare la terra.
Nei primi anni andavo e venivo dall’Africa ogni sei mesi, poi ho iniziato a coordinare i vari progetti da Torino, continuando a fare missioni periodiche, per non stare troppo tempo lontano dalla mia famiglia e da mio figlio Jacopo. Dopo il Burundi, ho lavorato in Burkina Faso e Niger. Oggi fare il cooperante è diventata una professione, in passato era una testimonianza di pace e di fratellanza basata sulla bontà e sulla generosità della gente e delle parrocchie. Noi però continuiamo a crederci e a essere presenti con i nostri volontari anche in mezzo alle difficoltà, com’è stato di recente in Mali, con la guerra civile. Anche se i fondi a disposizione per la cooperazione sono sempre meno.