di Berenice Rivolta,
volontaria Servizio Civile CISV in Brasile
Durante la XV “Fiera dell’agricoltura familiare e dell’economia popolare equo-solidale di Crateús”, più di cento pescatori e pescatrici del Ceará, di Bahia, del Piauí e di Rio Grande do Norte si sono riuniti nel cuore del Semiarido con l’obiettivo di riflettere sulla situazione attuale della pesca, sulla condizione sociale dei pescatori, sulle necessarie rivendicazioni dei propri diritti e delle lotte comuni.
La prima parte del seminario è stata dedicata a contestualizzare la dimensione ittica in Brasile e le sfide che la categoria dei pescatori sta affrontando.
«La distanza tra la città e le acque, la presenza nel territorio di grandi progetti che contaminano e avvelenano i nostri fiumi e il nostro pesce sono alcuni dei problemi che abbiamo bisogno di comprendere così da costruire una causa comune per cui batterci», ha affermato Soraya Tupinambá dell’Istituto Terramar.
“Tessere reti di solidarietà tra i pescatori e le pescatrici” era il tema del seminario, che si è posto l’obiettivo di saldare le lotte dei movimenti della pesca e mettere in evidenza il ruolo delle donne nella rivendicazione dei diritti, nel sostentamento delle famiglie e nell’articolazione politica della propria categoria.
«È necessario che i pescatori siano consapevoli di dove le donne si stanno dirigendo; i nostri movimenti sono sempre stati controllati da uomini che dispongono del nostro destino e negoziano il nostro mandato. Ora il nostro compito è decostruire questo modello e lasciare spazio alle donne; sono loro che mettono in moto la piramide», ha affermato Francisco Nonato do Nascimento del Conselho Pastoral dos Pescadores.
Protagoniste assolute del seminario sono state dunque le donne che, con i propri interventi e i racconti delle proprie storie di vita, hanno messo in luce tanto le fragilità della propria condizione, quanto la forza necessaria per potersi identificare e affermare come donne pescatrici.
Per agevolare la condivisione delle loro esperienze sono stati presentati alcuni documentari girati in mare e negli açudes [piccole dighe, ndr], in cui alcune donne si sono esposte, hanno avuto il coraggio di esprimersi e ciò ha aperto la strada per una condivisione più fluida ed empatica.
«Stiamo acquisendo forza come giovani e come donne, e dobbiamo continuare a partecipare a incontri come questo che ispirano le nostre azioni» ha sostenuto Raíla Marques do Nascimento.
Le minacce dell’attività mineraria
Uno dei temi che ha animato il dibattito è stato l’ondata di neo estrattivismo che sta interessando l’intero Brasile, in particolare lo Stato del Ceará. Il proliferare di un’attività mineraria senza scrupoli viola i diritti delle comunità di molti Stati brasiliani dove non mancano casi di contaminazione delle acque e del pesce, che mettono a repentaglio il lavoro e la salute dei pescatori, senza prevedere un sistema di indennizzo per ciò che sta succedendo.
I partecipanti al seminario provenienti da municipi coinvolti nell’estrazione mineraria hanno condiviso le proprie esperienze, riconoscendo come questa attività metta in difficoltà le pratiche tradizionali di preservazione dell’ambiente, nel caso delle comunità peschiere ma anche di quelle agricole.
In molti momenti del seminario si percepiva, in tante persone, il riaccendersi della speranza, la volontà di non stare in silenzio, di prendere il microfono e parlare ad alta voce per dare avvio a una lotta comune ai movimenti dei pescatori del Nordest.
«È emerso che la legislazione non tiene conto delle peculiarità di ogni comunità peschiera», ha sintetizzato Soraya Tupinambá dell’Istituto Terramar, «l’attività della pesca non è isolata, ma si realizza in combinazione con altre attività produttive come l’agricoltura, l’artigianato, il turismo responsabile, facendo di questo approccio all’ambiente un modello sostenibile che prende vita nella Fiera dell’agricoltura familiare di Crateús, l’unica a valorizzare il comparto della pesca».
Il progetto “CAMINHOS DE RESILIÊNCIA: AÇÕES POLÍTICAS DE PESCADORES/AS ARTESANAIS NO ENFRENTAMENTO DAS MUDANÇAS CLIMÁTICAS NO TERRITÓRIO DOS INHAMUNS CRATEÚS – CEARÁ” è cofinanziato dall’Unione Europea.