Benin: La complessità di ogni narrazione

di Chiara Ronca, volontaria CISV

Le buone notizie non suscitano nel pubblico emozioni forti come rabbia o paura. Per questo motivo trasmettono meno urgenza, e sembrano meno necessarie. Quindi sono diffuse di meno e sono più difficili da trovare”. Questo ha scritto su Internazionale l’esperta di comunicazione Annamaria Testa.

Tornando in Italia per qualche giorno, mi sono data il proposito di dare buone notizie sul Bénin, di cercare di comunicare che è un Paese difficile ma anche che ci sono buone cose. Tutte le volte che cerco di parlare di questo Paese che amo, la percezione che ricavo parlando con i miei cari, con i miei amici, con chi mi chiede di “raccontare” la mia esperienza, è sempre un po’ ambigua. Percepisco delusione se dico di non aver visto bambini scheletrici nei villaggi in cui sono stata, per cui cerco di spiegare che a volte si mangia con 100 franchi al giorno e che mangiare con 100 franchi al giorno significa nutrirsi solo di riso o garì (semola di manioca, ndr), che di certo non offrono l’apporto nutrizionale di cui un bambino ha bisogno. C’è tanta complessità e non sempre si riesce a darne conto. O chi ci ascolta riesce e può cogliere quella complessità.

liceo benin

Liceo Vincente Bonou

I bambini hanno sempre un sorriso o un pianto da offrire. I bambini sono continuamente in giro per strada, spesso da soli. Anche quelli piccoli. Non solo in città ma anche in campagna, lungo i lati del goudron…moto e macchine sfrecciano trasportando merci e carichi improbabili mentre frotte di bambini vanno o tornano da scuola. Un altro capitolo, quello della situazione scolastica perché è questo uno dei più grossi problemi in Bénin, ovvero il fatto che gli insegnanti non vengono pagati e non hanno veri e propri contratti. Per questa ragione gli scioperi sono andati avanti per mesi, lo scorso anno. Un dato in più: se ufficialmente l’accesso alla scuola è gratuito, in pratica ci sono tutta una serie di spese, come quelle per le forniture scolastiche, che gratuite non lo sono affatto. E non è affatto banale che una famiglia con 6 figli possa riuscire a sostenerne l’onere, soprattutto in campagna.

 

Sempre cercando di mantenere il proposito di dare anche buone notizie, qualche volta di cose positive da raccontare ce ne sono: nell’ambito del Jeux Concours, una competizione organizzata tra gli istituti superiori dei 3 comuni di intervento del progetto CISV sui temi delle violenze commesse contro le donne, durante la cerimonia di premiazione sono venuta a conoscenza che uno degli istituti vincenti era totalmente privo di una biblioteca. Il nostro premio forse non sarà gran cosa ma a mio parere lancia più messaggi.

forniture scolastiche

Forniture scolastiche Jeux Concours 2015

L’istruzione è fondamentale, soprattutto in un Paese in cui il tasso di alfabetizzazione (soprattutto femminile) è molto basso. Abbiamo spinto questi ragazzi e ragazze, per di più adolescenti, a riflettere su un tema abbastanza spinoso, quello della violenza di genere, mostrando che si può e si deve parlarne. Si è cercato anche di trasmettere l’idea che gli sforzi e l’impegno vengono ripagati e che vale la pena mettersi in gioco. 

L’emozione che ho provato arrivando in questo liceo, accolta da 200 ragazzi impegnati in danze e canti, non la posso parafrasare. Ma quei ragazzi ci sono, in un Paese in cui ci sono state brutte storie ma anche buone notizie da raccontare.
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