testo e foto di Velio Coviello
da Gaoua – Dano – Ouagadougou 2014
Il debito va analizzato a partire dalle sue origini, che rimontano alle origini del colonialismo.
Coloro che ci hanno prestato del denaro sono gli stessi che ci hanno colonizzati,
gli stessi che hanno gestito i nostri Stati e le nostre economie,
sono i colonizzatori che hanno indebitato l’Africa nei confronti dei donatori.
Noi siamo rimasti estranei a questo debito, dunque non possiamo essere noi a pagarlo.
Del resto, le masse popolari d’Europa non sono opposte alle masse popolari dell’Africa,
coloro che vogliono sfruttare l’Africa sono gli stessi che sfruttano l’Europa:
noi abbiamo un nemico comune.
(Thomas Sankara, 29 luglio 1987)
Salvo casi particolari, chiunque sia stato anche solo pochi giorni di passaggio in Burkina Faso non può non aver apprezzato la tranquillità delle persone, che come da stereotipo dell’Africa ospitale effettivamente sono accoglienti, allegre e cordiali. Si scherza e ci si sfotte spesso e volentieri, ogni occasione è buona per ricordare all’altro che fino a non molto tempo fa quelli della sua etnia erano tuoi schiavi, che loro sono ancora dei sottosviluppati mentre voi vi siete evoluti, che tu hai diritto di portarti via il loro bestiame e così via. Alcuni dicono che la parenté plaisanterie sia uno degli elementi che ha contribuito al mantenimento della convivenza e della pace fra le decine di etnie presenti nel Paese.
Nel 2015 scade il secondo mandato presidenziale di Blaise Compaore, il “rettificatore” della rivoluzione burkinabé. Nella Costituzione è scritto che il presidente può fare al massimo due mandati quindi lui che è alla fine del secondo sta pensando bene di modificarla, semplice no? Già in passato in effetti ebbe un problema analogo e l’ebbe vinta, ma non si trattò di modificare la legge bensì di fare in modo che non fosse retroattiva. Perché in realtà Blaise è già al suo quarto mandato da presidente, i primi due però li svolse quando la regola dei due non era ancora in vigore. Insomma, Blaise vuole ricandidarsi per la quinta volta, nonostante nel Paese l’insofferenza e il malcontento montino fra la popolazione e tra i suoi fedeli, cosa mai successa prima d’ora, inizino a esserci movimenti più che sospetti.
Nel frattempo le cose non vanno comme Monsieur le Président avait promis, il Paese cresce ma non abbastanza, tutti si lamentano della vie chère, le opportunità per i più sono poche mentre per i pochi soliti noti sono sempre di più. Il caso del quartiere di Ouaga 2000, creato dal nulla nella periferia sud-est della capitale, è da questo punto di vista emblematico: una città senza rete fognaria e dove le strade asfaltate si
contano sulle dita di due mani ha visto lo sviluppo di un quartiere amministrativo e residenziale di alta classe praticamente dall’oggi al domani. La creazione di Ouaga 2000 fu decisa a seguito del Sommet France-Afrique del 1996 per dotare la capitale di strutture adatte a ospitare grandi eventi internazionali.
La politica Francia-Africa è scherzare e uccidere.
La politica America-Africa è scherzare e uccidere.
Ci vendono le armi, mentre noi ci combattiamo.
Saccheggiano le nostre ricchezze e si dicono sorpresi di vedere l’Africa sempre in guerra.
Essi avallano la dittatura, per affamarci, per seppellirci vivi.
(Tiken Jah Fakoly, Françafrique)
Oggi il monumento ai martiri nazionali del Burkina Faso troneggia al centro di un’enorme rotonda, talmente grande e inutile che i motociclisti per accorciare il tragitto la prendono in contromano per andare da una
strada all’altra. Alla costruzione di un centro congressi seguirono i nuovi palazzi dei ministeri e dell’amministrazione pubblica, le sedi di banche e multinazionali ma soprattutto le residenze private di ministri e facoltosi vari che ebbero modo di fiutare per tempo l’affare. I prezzi dei terreni in dieci anni sono praticamente decuplicati e chi ha comprato al momento giusto ha fatto grandi affari, uno dei primi e più grandi investitori fu, manco a dirlo, Monsieur le Président.
Écoutez maintenant ma prophétie
Car il est temps, il est temps, il est temps, de partir
Quitter le pouvoir et dire au revoir au peuple qui en a marre
Monsieur le Président, s’il vous plait allez vous en, allez vous en
(Elie Kamano, Ma Prophétie)
[Ascoltate ora la mia profezia
perché è il momento, è il momento, il momento di andare.
Lasciare il potere e dire addio alle persone che sono stufe.
Monsieur le Président, per favore se ne vada, se ne vada]
A gennaio gli oppositori di Blaise hanno organizzato un corteo in capitale, pare non si vedessero da anni tante persone in strada. La marcia è stata accompagnata da una leggera pioggia rinfrescante, evento più unico che raro in gennaio, interpretato dalla piazza come un segno. Pochi giorni prima l’annuncio che un gruppo di 75 dirigenti del partito del Presidente, il CPD (Congrès pour la démocratie et le progrès), lo abbandonano e fondano le Mouvement du Peuple pour le Progrès (MPP). A capo del nuovo partito ritroviamo alcuni dei dirigenti più popolari del CPD, Roch Kaboré, Salif Diallo, Simon Compaore. Brutti segnali per Monsieur le Président, che nonostante tutto e tutti sembra andare imperterrito. Fin dove è disposto ad arrivare? Questa è la domanda che si pongono tutti, perché in molti temono che ça va chauffer, la situazione possa surriscaldarsi.
Anche se, come per ogni cosa, ci si scherza su e si sdrammatizza, si percepisce una preoccupazione diffusa. Tutti temono che la situazione possa evolvere nella violenza, compresi i pochi tirapiedi di Blaise che si
manifestano. Arrivando in macchina al peage (il nostro casello, ci sono 4 strade asfaltate che attraversano il paese, piene di buche, ma si pagano) l’amico alla guida e che conosce il “casellante” riesce a passare senza
pagare: Est-ce qu’on va donner l’argent à l’Etat qui après va acheter des armes avec pour nous mater tous quand on va se revolter?! (Diamo i soldi allo Stato che poi va a comprare armi per sottometterci tutti quando ci ribelliamo?). Non fa una piega…
Ma il potere di Blaise Compaore, amico di famiglia prima e poi braccio destro di Thomas Sankara al tempo della rivoluzione, sembra in ogni caso essere al capolinea. Un potere costruito grazie all’appoggio della Francia, un potere durato più di vent’anni, che rendono quasi impossibile immaginare il prima, quando un presidente comunista “non allineato” girava per Ouagadougou in Renault 4 obbligando tutti i ministri a fare
altrettanto, cambiava il nome del Paese da Haute Volta (nome assegnato dai tecnocrati francesi) in Burkina Faso (Paese degli uomini integri) e nel luglio del 1987, tre mesi prima di essere assassinato, interveniva alla conferenza dell’Organizzazione per l’Unità Africana di Addis-Abeba tenendo il discorso passato alla storia come “discorso sul debito” (https://www.youtube.com/watch?v=Mt2AlztQpV0). Che il
suo ex compagno di rivoluzione Blaise sia davvero il mandante del suo assassinio in fondo cambia poco visto che ha preso il suo posto e lì è rimasto per più di 20 anni. Se, come sembra, non riuscirà a cambiare la
Costituzione per via parlamentare dovrà scegliere fra una via d’uscita dolce e il dichiarare guerra al suo Paese. Molti sostengono che stia tentando di negoziare una poltrona di rappresentanza da occupare per terminare la sua carriera, altri temono che non abbia nessuna intenzione di arrendersi. En tous cas il cambiamento è alle porte, il popolo burkinabé ha già dimostrato che si può fare, bon courage Burkina.