Mali, un Paese che può rifiorire

«Mi guardo indietro. Quanti documenti prodotti, riunioni, mail, incontri su skype, difficoltà, successi… l’équipe è ancora motivata come all’inizio, con la voglia di andare avanti e rinforzare l’apporto che CISV garantisce ormai da 10 anni alle popolazioni di Douentza». A parlare è Michela Bordin, capo progetto CISV in Mali, che negli ultimi 9 mesi ha gestito un importante intervento d’urgenza: il progetto di emergenza a sostegno delle popolazioni del Mali e in particolare a quelle vittime del conflitto nel cercle di Douentza, regione di Mopti AID 10084, finanziato dall’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo – AICS di Dakar.

«Il nostro lavoro aveva un preciso obiettivo: aiutare le popolazioni più vulnerabili di Douentza, regione del Mali compresa tra Bamako e Mopti, cioè l’area occupata nel 2012 dai gruppi armati che si sono ribellati al potere centrale di Bamako». Da allora la sicurezza nell’area non è più stata garantita, e negli ultimi mesi la situazione d’incertezza si è ulteriormente acuita. «Malgrado la situazione difficile le nostre équipe hanno mantenuto con continuità la presenza e il lavoro sul territorio, iniziato già dal 2006. E così a fine novembre 2016 abbiamo portato a compimento con successo il progetto d’urgenza AID 10084, che CISV ha svolto in sinergia con LVIA. Si è trattato di una sfida importante, che abbiamo condotto con coraggio e prontezza».

I numeri danno un’idea dell’impatto che sta avendo il progetto: oggi ci sono 7 orti coltivati, 345 donne dotate di kit agricoli e sementi, 50 pollai costruiti e 350 polli distribuiti per dare l’avvio a 50 nuovi piccoli allevamenti. E poi 16 km di piste para fuoco scavate per evitare la propagazione dei fuochi nei pascoli, e una latteria nuova di zecca che lavora a pieno ritmo. Questi i risultati tangibili nel settore della sicurezza alimentare. Ogni attività, racconta Michela Bordin, «è stata accompagnata da percorsi di formazione per le cooperative di donne, che prendono le decisioni collegialmente e gestiscono insieme le attività produttive. Le comunità ci ringraziano perché con questi interventi le aiutiamo a garantire una quantità di cibo sufficiente per tutto l’anno e per tutto il villaggio. In effetti, nel settore nutrizione, CISV è l’unica Ong presente sul territorio, perciò ha potuto affrontare una sfida così impegnativa».

Oltre all’alimentazione, un altro ambito d’intervento ha riguardato la salute. Il settore sanitario del Mali è organizzato in centri medici comunitari, 1 o 2 per Comune: di solito uno è nel centro del Comune, un altro nelle zone più remote. A Douentza, il capoluogo, c’è un Centro medico detto “di riferimento” che controlla e organizza i vari centri comunitari. «Le nostre équipe agiscono a livello di questi centri comunitari per individuare i casi di malnutrizione e indirizzare mamme, donne incinte e bambini malnutriti alle apposite cure». In questi mesi si sono monitorati circa 20.000 bambini, attraverso la misurazione della circonferenza del braccio, che è un valido indicatore dello stato nutrizionale. In 7 Comuni si è dovuti intervenire fornendo il trattamento per i bambini affetti da malnutrizione moderata (che non necessita di cure mediche ma solo di accorgimenti per un’alimentazione adeguata).

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«Nel progetto finanziato dall’AICS abbiamo lavorato anche sul piano educativo, formando 120 insegnanti e 70 educatori sui pericoli della malnutrizione, gli effetti negativi che essa può avere sul rendimento e l’apprendimento scolastico, e sulle malattie causate dalla mancanza di acqua pulita» spiega Michela. Si sono inoltre formate 120 mamme educatrici (che tengono asili “informali” per facilitare il lavoro delle altre donne) sulle tecniche di individuazione e “cura” della malnutrizione; e si è organizzato un grande concorso per le scuole del distretto, che si sono esibite di fronte alla cittadinanza e alle autorità locali su come prevenire le malattie di origine idrica. Il premio vinto dalle scuole? Un utilissimo kit per il lavaggio delle mani e le pratiche di igiene in classe!

Michela si dice molto soddisfatta del progetto, dei suoi risultati e della considerazione che sta avendo presso la popolazione e le istituzioni. «Le autorità locali ci appoggiano nel lavoro quotidiano, le direzioni nazionali riconoscono a livello ufficiale il valore dei nostri interventi e stiamo iniziando a farci conoscere a tutti i livelli, portando il nostro apporto e la nostra specificità, che consiste nel lavoro comunitario».

Adesso ci si sta preparando per un’ultima fase del progetto, sempre finanziato dall’Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo – AICS. «E’ tutto pronto: gli animatori sono sul terreno, gli acquisti sono avviati, le comunità consultate e l’amministrazione pronta a collaborare». Michela e le équipe locali lavorano con passione, ed è proprio questo che porta a risultati concreti. «Speriamo che tutte queste conquiste siano durature, e che il Paese possa rifiorire senza lo spauracchio di altri conflitti che vengano a perturbare gli equilibri già precari della zona».