Allevamento familiare: un tesoro da proteggere
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di Filippo Acasto, volontario Servizio Civile in Senegal

Il Dottor Cissé, da tutti conosciuto con il soprannome di “Doc”, fa parte di CISV dal 1999, come medico veterinario e coordinatore delle iniziative pastorali e agro-pastorali dell’ONG. A lui abbiamo rivolto qualche domanda sull’allevamento familiare, ambito proprio di molte delle 220 micro imprese rurali che il progetto PAISIM accompagna dal 2017.

Consiglierebbe ad un giovane o una giovane senegalese di investire sul proprio territorio dedicandosi ad una attività di allevamento?

Sì, lo farei molto volentieri.
Lo farei perché sono convinto che l’allevamento rappresenti un’opportunità su cui investire in visione del futuro.

Per prima cosa l’allevamento consiste in un mestiere che ha bisogno di essere conservato e protetto, non solo in termini di esperienza culturale ma in termini di potenzialità: avere un capitale animale, che può riprodursi, significa possedere un tesoro che permetterà a un giovane di potersi dedicare anche ad altro e diventare un vero imprenditore.

È vero che l’allevamento è un investimento a lungo termine, che necessita di tempo perché sia sostenibile e redditizio, ma, una volta raggiunta quell’autonomia riproduttiva, un giovane si ritroverebbe in mano un capitale da poter reinvestire.

Cosa fa in Senegal una micro impresa che si occupa di allevamento?

Questo tipo d’imprese sono completamente diverse da tutte le altre: si sono ampliate negli ultimi decenni in risposta alla crescente urbanizzazione o per via della difficile accessibilità ai prodotti animali provenienti dalle aree pastorali.

Sono animate da allevatori o allevatrici che dispongono solitamente di capre e pecore, galline e faraone, che sono venduti sul mercato al termine di un periodo d’ingrasso semi-intensivo.

Questo ciclo di produzione richiede delle tempistiche abbastanza lunghe, perciò in questo periodo l’allevamento è solitamente accompagnato da altre attività agricole.

Benché la produzione e l’ingrasso degli animali dipendano in gran parte dall’accessibilità ai mangimi, il fattore principale che deve essere tenuto in considerazione è l’ambiente, ovvero le condizioni di bio-sicurezza nel quale gli animali sono inseriti.

Qual è stato il suo ruolo nell’ambito delle attività sviluppate dal progetto PAISIM?

Nell’ambito di PAISIM, ho preso parte ad alcune formazioni per rafforzare le competenze zootecniche delle micro imprese sociali.

In particolare, abbiamo realizzato due sessioni di formazione: dapprima abbiamo analizzato le buone pratiche per far conoscere meglio ovini e caprini, così come le procedure d’ingrasso degli animali in generale. Successivamente, invece, abbiamo lavorato sui rischi che si possono generare e lo abbiamo fatto attraverso una formazione individuale sul campo.

La formazione sul campo di ciascuna microimpresa ha consentito di ritornare sui temi analizzati durante la sessione iniziale, approfondendo alcuni aspetti individuali d’interesse del micro-imprenditore.

Durante le visite di terreno abbiamo poi monitorato: le caratteristiche ambientali in cui sono
inseriti gli animali, le condizioni di contaminazione degli spazi e la gestione del ciclo di produzione, offrendo consigli e spunti ai produttori.

Il progetto PAISIM orienta la sua attività verso il tema dell’imprenditoria sociale: come si riflette questa caratteristica sull’allevamento?

Tutti i benefici che derivano dall’allevamento sono a loro volta reinvestiti.

Questo accade non solo per regolare i problemi legati all’ambiente familiare, ma anche per generare investimenti che ritornano alla comunità. Spesso, infatti, abbiamo incontrato allevatori fortemente orientati a soddisfare la domanda e le necessità di approvvigionamento del vicinato.

Non è raro, per esempio, che produttori di pollame donino una parte della loro di produzione di uova o pollo ad una scuola o al villaggio. Un dato di contesto: i nostri beneficiari vivono in zone rurali, per cui la maggior parte della produzione è impiegata per l’autoconsumo, facilitando il risparmio e il suo reinvestimento.

Il valore sociale dell’imprenditoria considera i risultati ambientali di pari importanza rispetto a quelli di ordine economico. Qual è l’impatto sull’ambiente di un’impresa che fa allevamento?

Un aspetto importante da tenere in considerazione è proprio la preservazione del territorio, messa in atto soprattutto dallo scambio tra produttori agricoli e allevatori: l’allevatore garantisce al contadino una costante fornitura di fertilizzanti naturali di origine animale, che contribuiscono a mantenere ricco il terreno e preservarlo da un inutile consumo di fertilizzanti chimici.

Allo stesso tempo l’allevatore si assicura, grazie all’agricoltore, un mangime naturale e di qualità per i propri animali, anche durante i periodi dell’anno in cui vi è più scarsità di alimenti o quando il prezzo sul mercato è troppo elevato.

 

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