di Angelica Tomassini,
volontaria Servizio Civile CISV in Brasile
Dopo una lunga attesa burocratica, un mese fa sono arrivata a Crateús, città della regione geografica chiamata “Semiarido Brasileiro”, estesa per tutto il nordest del Brasile e colpita dalla peggiore siccità degli ultimi 50 anni. Sono qui perché, per otto mesi, mi metterò al servizio della Caritas Diocesana di Crateús.
Il tragitto notturno in autobus da Fortaleza alla mia futura città ospitante è costellato di stelle, e guardando il buio pesto immagino quello che vedrò il giorno seguente, quando finalmente sorgerà il sole. Lo ammetto, sono elettrizzata e impaziente di arrivare, ma allo stesso tempo un po’ impaurita; mi domando: Come saranno i miei colleghi? Riuscirò a capire il portoghese e a farmi capire? Sarò all’altezza dei compiti che mi daranno? Troverò persone che mi stimoleranno con nuove idee e usanze? Tutte le insicurezze svaniscono nel vedere il viso sorridente e simpatico che mi accoglie all’autostazione. È Lilì, un agente Caritas, che grazie a un forte abbraccio e molte chiacchiere riesce a mettermi a mio agio in un batter d’occhio.
Il mio servizio civile come casco bianco è dedicato al progetto Pescadoras e Pescadores artesanais, costruindo o bem viver, nato dalla collaborazione tra la Caritas di Crateús, CISV e il Consiglio Pastorale dei Pescatori, con l’aiuto finanziario dell’Unione Europea e della Conferenza Episcopale Italiana. Qui a Crateús non c’è il mare, i beneficiari del progetto sono pescatori e pescatrici di açudes, dighe artificiali che hanno l´apparenza di bellissimi laghi atte ad arginare le acque dei fiumi.
Purtroppo la vita dei pescatori artigianali, come quella dei piccoli allevatori e agricoltori, non è facile in una regione dove lo stato d’emergenza causato dalla mancanza di acqua è ormai una routine, con açudes completamente asciutti, famiglie costrette a razionare l’uso dell’acqua e bestiame che muore disidratato.
Oltre ai problemi climatici, i pescatori d’acqua dolce sono una categoria ancora più a rischio a causa di una condizione di totale invisibilità e abbandono da parte delle istituzioni statali, che indebolisce ulteriormente l’identità della pesca artigianale. Questi due fattori, la siccità e la mancanza di politiche di salvaguardia dei pescatori, penalizzano moltissimo la loro situazione sociale ed economica, già caratterizzate da alti livelli di povertà, analfabetismo e violenza di genere.
L’équipe in cui sono appena entrata lavora per riaffermare e dare visibilità all´identità dei pescatori e delle pescatrici, spesso impossibilitati a far valere i propri diritti per mancanza di informazioni e perché esclusi dagli spazi di rappresentanza e attività delle associazioni locali. Inoltre si cerca di evidenziare e riconoscere il ruolo delle donne pescatrici in una regione dove sono molto diffusi il machismo e la violenza di genere: domestica, patrimoniale e psicologica.
Molto da fare in ufficio e uscite di campo stancanti, tante ore di macchina per raggiungere le comunità isolate, l´entusiasmo delle persone per me straniera e le risate dei giovani nell’ascoltare il mio portoghese ancora molto engraçado [buffo]. É questa la situazione in cui ho vissuto nelle prime settimane; ma la mia vita qui è caratterizzata anche da nuove amicizie, dalla capoeira, dalla musica forró, dal fattore cibo che ancora mi tormenta e da un caldo torrido. La vita a Crateús è accompagnata dal sole, simbolo del Brasile, e forse è proprio grazie a questo sole che le persone conosciute finora mi hanno dato momenti di pura intensità e gioia. Il sole del Semiarido Brasileiro mi sta dando una grande opportunità, permettendomi di arrivare fino qui e soddisfare il mio insaziabile istinto di scoprire, curiosare e mettermi a disposizione di realtà che portano avanti azioni in linea con i miei valori.
Allo stesso tempo, questo caloroso e bellissimo sole sta sciogliendo lentamente la vita di molte persone, le loro tradizioni e le loro fonti di sussistenza. Sta facendo morire la vegetazione e gli animali, sta obbligando i giovani ad allontanarsi verso le grandi città e a rinunciare alla cultura e alle attività che per generazioni le famiglie hanno portato avanti, con difficoltà ma con orgoglio. Il Semiarido Brasileiro ha sete di cambiamento, di politiche pubbliche, i piccoli produttori vogliono alleviare le scottature formatesi negli ultimi cinquant´anni a causa della secca e delle scarse politiche di prevenzione che vanno a sostenere le grandi imprese, invece che le categorie più vulnerabili.
E io sono qua, provando nel mio piccolo e con umiltà a contribuire al cambiamento che tutti aspettano con impazienza, attendendo una pioggia di diritti e prese di posizione da parte delle istituzioni politiche, oltre che della società civile.
E tra un caffè e un altro, lavorando e interagendo con le persone, guardiamo i vaqueros tornare a casa con il bestiame, le donne che cuciono le redes per la pesca, i bambini che accompagnano i padri a pescare, con la speranza che sia una giornata fortunata.
In tutto questo ci accompagna il forró di Luiz Gonzaga, che canta:
Espero a chuva cair de novo,
pra mim voltar pro meu sertão
[Aspetto che cada di nuovo la pioggia, per farmi tornare nella mia terra arida].
Il progetto “CAMINHOS DE RESILIÊNCIA: AÇÕES POLÍTICAS DE PESCADORES/AS ARTESANAIS NO ENFRENTAMENTO DAS MUDANÇAS CLIMÁTICAS NO TERRITÓRIO DOS INHAMUNS CRATEÚS – CEARÁ” è cofinanziato dall’Unione Europea.