La cosa che colpisce di più, una volta arrivati alla frontiera, è come il paesaggio sia estraneo a tutto il resto del Paese: il fiume Sénégal non segna solo un confine geografico! E poi Rosso. Rosso-Senegal, da dove veniamo, e Rosso-Mauritania, la nostra prima destinazione: una città divisa in due, ma incredibilmente uniforme. Attraversiamo il fiume su un traghetto, 12/15 mezzi alla volta, 10 minuti di traversata, non di più. Per le persone a piedi il passaggio è gratuito. Decine e decine di piroghe di legno colorate fanno da spola da una sponda all’altra. Qui questa è la quotidianità: una frontiera, un fiume, attraversato ogni giorno da centinaia, migliaia di persone e prodotti, in entrambe le direzioni.
Quasi non ci si rende conto di aver attraversato una frontiera, se non per i controlli di polizia. La stessa popolazione del paese (quasi 4 milioni di abitanti su un territorio di oltre 1 milione di km2) è un pot-pourri di culture, lingue ed etnie, divisa uniformemente tra discendenti arabi (30%) e neri (30%) e un mix dei due (40%).
Ci dirigiamo verso Nouakchott, la capitale. La strada è dritta, anche se terribilmente dissestata. I villaggi che incontriamo fanno da avamposto alle dune di sabbia. Case e tende si alternano lungo la strada. Rarefatta, pressoché assente la vegetazione.
Nouakchott è una città giovane. Fondata agli inizi degli anni ’60 del secolo scorso dove sorgeva il piccolo villaggio coloniale di Ksar, ospita al giorno d’oggi un quarto della popolazione del Paese. Colpisce la grandezza delle strade, circondate di negozi e caffè dove fumare il narghilè.
I nostri partner nel paese ci invitano ad una cena “mauritana”. Siamo poco fuori dalla città. La sabbia del deserto ci circonda. Una nube di farfalle ci investe mentre prendiamo posto sui tappeti; fa troppo caldo per restare nella tenda. Mangiamo datteri e panna acida. Poi arriva il piatto forte: capretto arrostito a legna. Parliamo del più e del meno, di quanti pregiudizi abbiamo l’uno dell’altro: i ricchi europei che vogliono esportare la democrazia nella conservatrice Repubblica Islamica di Mauritania. Ride di gusto Aliou (coordinatore nazionale dell’associazione che rappresenta gli allevatori nel paese; nostro partner) quando faccio trapelare i mio stupore per il numero di donne che ho visto alla guida di automobili o nei “posti del potere”. Parliamo del viaggio che ci attende all’interno del Paese. Le Capitali, si sa, sono completamente differenti dal resto dei Paesi.
Già qualche chilometro fuori dalla città tutto cambia. Il deserto che ricopre l’85% del territorio nazionale si impone, magnifico, a perdita d’occhio in ogni direzione. In tutti i villaggi che visitiamo siamo accolti con bibite fresche, datteri e l’immancabile tè “attaya”.
Quello degli allevatori è un mondo a parte. Lo stile di vita è ancora semi-nomade essendo costretti a spostarsi per lunghi tragitti verso Senegal e Mali durante la stagione secca per trovare pascoli ed acqua per le mandrie. Visitiamo pozzi sperduti, centri per la raccolta del latte, gruppi di donne che cercano di ricavare qualche profitto dalla vendita di carne e altri prodotti utili ai pastori. Visitiamo i corridoi della transumanza, attraversati ogni anno da migliaia di uomini ed animali.
Dormiamo quasi sempre all’aperto, al massimo riparati da una tenda. La temperatura è meravigliosa e di zanzare non c’è neanche l’ombra. All’alba facciamo colazione, i colleghi musulmani pregano, poi partiamo verso la successiva destinazione. È un peccato che la visita nelle Regioni di Trarza e Brakna duri solo pochi giorni. Avremmo voluto continuare, ben oltre le zone di intervento del progetto che stiamo lanciando.
Torniamo a Nouakchott, stanchi ma pieni di positività. Quello che abbiamo visto, le persone che abbiamo incontrato, i partner… tutto ci dice che era la cosa giusta da fare: questa terra dura ma accogliente, ricca di risorse minerarie ma povera di quelle idriche, dove il tempo segue le stagioni e l’alternarsi naturale del giorno e della notte, sarà una grande opportunità per CISV di mettersi in gioco, ancora una volta, per supportare le popolazioni locali nei loro progetti di sviluppo e di crescita.
L’Ufficio è ufficialmente aperto. Non ci resta che darci da fare!