Paolo, socio storico di CISV, ha deciso di fare un viaggio in Burkina Faso per conoscere il paese di cui tanto ha sentito parlare e visitare personalmente i nostri progetti insieme a Stefania dell’ufficio stampa CISV e Michele, responsabile dei progetti in Burkina Faso. Seguiamo giorno per giorno i racconti di Paolo, per la prima volta in Africa.
#day1
Qui Ouagadougou. Siamo arrivati dopo un viaggio piacevole, solo un po’ appesantito alla fine da una estenuante coda al controllo immigrazione. Sull’aereo sperimento un piccolo momento di commozione quando vedo la traiettoria sulla mappa di volo scivolare nel continente al di la’ del Mediterraneo e poi un altro per assistere ad un tramonto rosso fuoco di rara bellezza. Sul volo alcuni bebè strillano. Scopro che esistono anzianotti volontari di “aviations sans frontieres” che dedicano il proprio tempo a riaccompagnare alle loro famiglie in Africa neonati operati in Europa. A Ouagadougou la temperatura supera i 30 e noi non sappiamo più come tenere insieme giacconi, maglioni e bagagli mentre scendiamo dalla scaletta dell’aereo. Troviamo un po’ di caligine. L’aria sa di bruciato; Michele ci spiega che qui non si va tanto per il sottile a scegliere la roba da bruciare. Giriamo per la città. Vicinissimo all’aeroporto, il cafè Capuccino, teatro di un terribile attacco dei gruppi estremisti islamici, ora appare ristrutturato ma rivela i colpi dell’attentato nelle guardie armate fino ai denti all’esterno e nello spesso muraglione di pietre eretto a protezione. Cerchiamo di arrivare agli uffici CISV per preservare i cibi deperibili ma il guardiano forse e’ ormai nel mondo dei sogni. Alla fine della giornata cerchiamo di raggiungerlo pure noi in quel mondo, arrivando che e’ ormai notte al centre national cardinal Paul Zoungrana, sede in cui trascorrerò la mia prima notte africana.
#day2
Qui Dano, Burkina sud-ovest. È sera e ci troviamo ospiti del dignitoso hotel Kounibo. Oggi abbiamo viaggiato molte ore (d’altra parte siamo quasi al confine del Ghana) soprattutto prima di pranzo, per raggiungere Founzan, villaggio in cui si trova la sede di un progetto cardine di CISV. Oggi è il giorno del COPSA-C, cooperativa di servizi agricoli per sviluppare una migliore capacità di produzione e distribuzione agricola. Arriviamo a Founzan verso le 13 e subito vediamo aitanti ragazzi che scaricano sacchi di soia da 70 chili. Approfittiamo del movimento per dare un’occhiata ai due magazzini di stoccaggio. Quello grande, dove stanno trasportando la soia, e quello piccolo, piastrellato per garantire una migliore protezione ed igiene del riso… un piccolo bijoux. In questi siti vengono conservati soia, mais, riso, sorgo, niebè. Dopo il pranzo gustoso, che la cooperativa ci prepara, a base di riso con salsa, insalata e polletto ruspante, visitiamo tutti gli altri edifici della cooperativa. Il Centro di formazione per il warrantage e quello per il riso etuvè (parboiled), la sala riunioni, la foresteria maschile e quella femminile, le aree per l’essicazione al sole e all’ombra, il centro per la pulizia, la decorticatura e l’insaccaggio…e poi anche un moderno pollaio. Anima di questo progetto, sviluppatosi dal 2009, è Felicitè, una donna che unisce in sè simpatia e determinazione ad un livello formidabile, capace di motivare il team degli animatori ed i numerosi produttori che conferiscono il loro raccolto alla cooperativa. La logica del warrantage è win-win, ci guadagnano i contadini, con le loro famiglie, che hanno subito soldi in tasca da spendere e ci guadagna la banca, che presta i soldi con interessi cospicui. Ciò è possibile grazie allo stoccaggio che permette di mettere sul mercato i prodotti quando i prezzi sono più alti rispetto al momento del raccolto in cui essi sono al minimo. Felicitè ci racconta con orgoglio i successi della COPSA-C che ora, per ciò che concerne il riso, gestisce tutta la filiera, 44 magazzini da 40 tonnellate e due magazzini da 80 tonnellate. Si diverte a narrare il braccio di ferro con le banche inizialmente incredule e che invece ora le hanno offerto una linea di credito apposta per la cooperativa. C’è in lei lo spirito delle nuove donne africane, prorompenti e grintose, che hanno capito quanto il freno del maschilismo sia deleterio per lo sviluppo complessivo della società burkinabè. La riunione che facciamo dopo la visita lascia spazio sul finire ad una arringa serrata della direttrice sulla equa divisione dei compiti in famiglia, seguita da una quasi-lezione morale di Michele, sulla importanza, oggi anche rimarcata dai finanziatori, della parità di genere. In mezzo le testimonianze dei timidi animatori (tutti maschi)… forse soggette a qualche condizionamento? C’è da crederci: questa CISV burkinabè a trazione femminile, la CISV di Felicitè, ma anche di Salimata e Pauline, rispettivamente direttrice e amministratrice negli uffici di Ouagadougou, va fortissimo!
#day3
A Dano ci ritroviamo con gli operatori di CISV e Progettomondo MLAL che condividono gli uffici nella cittadina. Stamattina è in programma una visita al centro di salute di Gourpouo da parte degli animatori del progetto “Sentieri”, di sensibilizzazione sulle buone pratiche nutrizionali e di igiene. È un progetto gestito sul terreno da Progettomondo mlal, storico partner di CISV in Burkina, che copre, con molteplici interventi, una vasta area nel sud-ovest del paese (150 villaggi). La pista di terra rossa si inoltra nella brousse, attraversando, di tanto in tanto, piccoli raggruppamenti di casette. Sul percorso troviamo due zone con piccoli specchi d’acqua melmosa; sono aree in cui la zanzara della malaria può diffondersi anche nella stagione secca. In una alcuni ragazzi impastano l’argilla per i mattoni. Sono comunque piccoli bacini fondamentali per abbeverare le bestie, le grandi piogge ricominceranno tra alcuni mesi. Quando arriviamo al villaggio le donne e i bambini sono riuniti nello spazio antistante l’ambulatorio. È straordinaria l’eleganza negli abiti e nel portamento di queste donne se si pensa a quanto duro sia il contesto in cui si conduce la loro vita. L’animatore oggi spiegherà alcune norme essenziali per la corretta nutrizione dei bambini. Qui molti bimbi, infatti, muoiono per la diarrea o per cause che si potrebbero facilmente evitare, legate ad una alimentazione insufficiente o a norme igieniche trascurate. La spiegazione avviene in lingua locale con le donne che intervengono per esprimere i propri dubbi. Stefania, Michele ed io osserviamo con grande ammirazione l’attenzione di queste donne che hanno fatto anche molta strada, in alcuni casi, per partecipare al momento formativo. L’animatore non fa grandi discorsi ma si avvale di un cartellone con disegni in modo che tutte possano capire. Alla fine della “lezione” teorica, è prevista una esercitazione pratica sulla preparazione di una pappa per i bimbi. Una donna prende da alcune ciotole farina di mais, farina di pesce e olio di palma e mescola il tutto con acqua bollente facendone una pappa densa. Versa il composto in una pentola con altra acqua e porta a ebollizione. L’animatore pone l’attenzione sulla necessità che ci siano le bolle perché il cibo sia opportunamente sterilizzato. Il centro neonatale dispone anche di una bilancia e di stanze per le partorienti. Dopo la nascita il peso dei bimbi viene periodicamente verificato direttamente nei villaggi. Nel caso di crescita insufficiente al bambino viene messo un braccialetto giallo, segnale di attenzione e pericolo. Nei casi di vera e propria malnutrizione un braccialetto rosso avverte la mamma che deve immediatamente portare il bimbo al centro. Nel prosieguo della visita l’infermiere “capo” ci fa visitare il vicino dispensario, un edificio poverissimo dove sono comunque presenti alcune stanze per la degenza ed anche un frigo per conservare i vaccini. Al ritorno, condividiamo, a Dano, un bel momento conviviale a pranzo con tutti gli operatori di CISV e Progettomondo MLAL. Nel pomeriggio, Michele è impegnato. Ci “scarrozza” Blaise, una guida di squisita gentilezza più che un semplice autista. Visitiamo uno storico progetto di CISV nell’area di questo comune, per l’adduzione di acqua potabile alla rete della cittadina. Poi ci trasferiamo al mercato, dove mi pervadono sentimenti contrastanti: i colori forti e gli odori penetranti ma anche la sensazione di essere osservati quasi con stupore in un contesto dove normalmente non girano molti bianchi. Chiudiamo il pomeriggio turistico con una visita al museo della donna. Ci aveva incuriosito l’insegna che campeggia sulla strada. Ci introduce e ci guida S. D., un personaggio bislacco ma certamente genialoide e poliedrico (insegnante, percussionista e naturalmente… direttore di museo). È l’ispiratore ma anche, probabilmente, il proprietario di questa iniziativa. Mescolando ragionamenti filosofici e sociologici, ci mostra una collezione di statuette, modellini di veicoli assortiti ed alcune sue opere che inneggiano alla pace e alla fratellanza dei popoli. Dopo una buona mezz’ora di spiegazioni non capiamo ancora cosa c’entri la donna che campeggia nel titolo del museo. Ci pare di poter dare una risposta quando vediamo le ciotole e gli strumenti da cucina più gli oggetti della dote ben esposti in un altro edificio. Tra essi S. mette in evidenza un comodissimo appoggio con ripari laterali attraverso il quale la donna può portare sulla testa svariati chili di legna! Non era la risposta che speravamo, dopo aver ascoltato il discorso filosofico… A seguire, molto interessante risulta la visita all’abitazione tradizionale burkinabè in un angolo del recinto “sacro” (secondo S.) che racchiude il museo. Qui l’esperienza è resa più emozionante dall’arrampicata su scalette intagliate nei tronchi. Infine S. fa una proposta per consentirci di vedere altre opere: ormai siamo diventati quasi amici. (Sostiene di aver anche piantato alberi con i suoi scolari per CISV una decina di anni fa). Insiste che visitiamo la sua casa, tutta decorata da lui personalmente in persona. L’esperienza è effettivamente particolare. Solo alla fine c’è una piccola sorpresa. S. vorrebbe altri 3000 franchi cfa (circa 4.5 euro) oltre al presso già pagato del biglietto, per la visita aggiuntiva. Gli facciamo capire che al massimo gli possiamo offrire una birra al bar dove ci aspetta Blaise…e alla fine ci accordiamo su una coca. Lui non se la prende. Probabilmente in cuor suo sa che non sono poi tanti i visitatori paganti al suo museo: oggi gli è già andata abbastanza bene e ci saluta cordialmente mentre scende dall’auto con cui lo riaccompagniamo al museo.
#day4
Oggi siamo tornati in capitale con un lungo viaggio pomeridiano. Questa sera scrivo giusto per tenere traccia, a futura memoria, di una giornata che mi ha regalato emozioni bellissime, poiché non riesco in nessun modo a connettermi alla rete e il Wi-Fi della struttura che ci ospita non va. Chissà se domani riuscirò a recuperare la connessione… Oggi la giornata è iniziata con la visita alla fontana di Dibien. Qui percepisci veramente il valore dell’acqua, il suo significato imprescindibile per la vita delle persone, degli animali e delle piante. La fontana è azionata con un pedale, il che riduce lo sforzo e, nel caso dei ragazzi, può quasi trasformare la fatica del pompaggio in un gioco. Li abbiamo visti saltellare sul piattello dello stantuffo a piedi alterni, con una leggiadria di acrobati. La fontana, con una piattaforma sopraelevata rispetto al terreno e un recinto in cemento per garantirne la pulizia, ha un canale di scolo dell’acqua tracimante dai secchi in riempimento che alimenta un abbeveratoio per gli animali, posto ad una decina di metri di distanza. Oggi, giornata di manutenzione ordinaria, abbiamo ammirato la solerzia delle donne del villaggio, nella pulizia dell’impianto. Come sempre in questi villaggi è una gioia vedere i bimbi sempre presenti in gran numero. Stamattina abbiamo reso anche più gradita per loro la nostra presenza, facendo distribuire dal responsabile della fontana caramelle e pupazzetti che ci eravamo portati. Passato Dibien, la tappa alla COPSA-C di Founzan ci ha permesso di caricare a bordo Marc, uno degli animatori della cooperativa, che ci ha accompagnato nella visita di alcune realizzazioni promosse da CISV, sparse sul territorio circostante. A Kouloho, i contadini ci hanno aperto il magazzino di warrantage del villaggio. E’ stata anche l’occasione per ascoltare il riscontro sui benefici del progetto da chi vi partecipa direttamente, portando il proprio raccolto ai magazzini. Ma la parte sicuramente più emozionante della giornata è stata la visita alla scuola del villaggio. Qui il direttore ci ha accolto e ci ha presentato ai bambini delle 6 classi del ciclo primario come fossimo delle autorità, e in effetti i bambini ci hanno elargito larghi sorrisi e strette di mano. Michele, il responsabile dei progetti CISV in Burkina Faso ,in alcune classi ha pronunciato qualche discorsetto didascalico sull’importanza dello studio per trovare un buon lavoro, sulla necessità di saper fare i conti per non essere turlupinati da qualche furbacchione ed altre battute da buon padre di famiglia. Ma è stato bravo a mantenere un tono ironico, mai stucchevole, e i bambini hanno apprezzato. E’ stato commovente percepire, negli occhi sgranati dei bimbi, l’impegno per la propria educazione, in condizioni certamente meno comode di quelle riservate ai nostri ragazzi, in classi stipate da un minimo di 64 ad un massimo di ben 104 allievi. È un impegno anche fisico, dato che in molti casi devono percorrere chilometri a piedi per raggiungere la scuola e tornare a casa. Abbiamo pensato al ruolo fondamentale di questi insegnanti per il futuro del Paese, alla rilevanza strategica della loro missione per lo sviluppo socio-economico del Burkina. Ci ha fatto un immenso piacere infine il vedere le bambine del villaggio tutte a scuola con i loro coetanei maschi. Veramente istruttiva (peccato non avere lì con noi alcuni dei nostri ragazzi più schizzinosi) è stata la visita alla “cucina” della mensa scolastica, rappresentata da uno spazio all’aperto in cui abbiamo visto all’opera due donne nerborute intente a rigirare un pastone di riso farcito da qualche legume in enormi pentoloni, disposti per terra su un fuoco di legna. Stavano preparando il pranzo, sempre uguale giorno dopo giorno, per i 500 allievi della scuola.
Il nostro viaggio sulle piste rosse “ballerine” (nonostante l’abilissimo Blaise, l’autista, cercasse le traiettorie più confortevoli per i nostri fondo-schiena) ci ha poi condotto a Lobouga dove abbiamo toccato con mano la meraviglia dei perimetri orticoli, le tante sfumature di verde dei vari ortaggi e delle erbe aromatiche, l’eccellente organizzazione delle fontane e dei pozzi per l’irrigazione. Tornando alla COPSA-C abbiamo ancora ammirato una chicca dei progetti idraulici di CISV. Il sistema semplificato per l’adduzione di acqua potabile, qui realizzato per il comune di Founzan, con i tre siti distinti della stazione di pompaggio, della cabina di comando e del serbatoio aereo. Insomma una visita che, sul finire, ha pure assecondato le curiosità tecniche della mia parte ingegneristica. Cosa chiedere di più alla vita?
#day5
Oggi abbiamo avuto l’ennesima conferma di una CISV-Burkina a trazione femminile. Dall’ufficio della capitale ci muoviamo con Stefania, Blaise e Saleck, il responsabile agronomo di CISV-Burkina, verso Mogtedo nel centro-est del Paese. Sulla strada passiamo dal disordine caotico della periferia di Ouaga alla costellazione di villaggetti tradizionali della campagna, ma intanto notiamo che il paesaggio diventa sempre più secco con qualche collina dove si distinguono rocce non prive di un certo fascino. Osserviamo la presenza in aumento dei baobab e gli immancabili “tappeti” costituiti dai frammenti dei sacchetti di plastica. Arriviamo a Mogtedo dopo circa un’ora e mezza. Qui ci vengono incontro le donne di UGERM-W, sigla complicata che sta per unione dei gruppi delle produttrici di riso parboiled (etuveuses, in francese) di Mogtedo e Wendwaoga. Anzi, per la precisione, ci viene incontro per prima una bimba minuscola e bellissima che ci chiede di essere presa in braccio. E’ una bambola. Ce la coccoliamo a turno prima io e poi Stefania. Una giovane etuveuse, elegantissima nel suo vestito, ci illustra la struttura con le varie stazioni di lavorazione: le terrazze al sole e, rispettivamente, all’ombra, per l’essiccaggio, l’area del lavaggio, quella dove il riso viene stufato al vapore ed infine la sala della decorticatrice. 190 donne, riunite in questo groupement, trattano 300 tonnellate all’anno di riso parboiled che viene venduto all’ingrosso o al dettaglio. Conosciamo Maria Kaborè, leader del groupement. Parla in lingua locale, come la maggioranza delle altre donne, e si capisce subito che ha leadership e capacità gestionale da vendere. Nella riunione che segue la visita provo la grande emozione di trovarmi insieme a Stefania a rappresentare ufficialmente, o quasi, la CISV-Italia. Già, perché oggi Michele ha impegni istituzionali in città e ci ha dovuto affidare alle cure di Blaise. Io, con il mio francese malfermo, non è che mi senta troppo a mio agio… Ma come sempre, in mancanza di cavalli, trottano gli asini. Con le donne tutte riunite intorno al tavolo (uno spettacolo unico che farebbe impallidire Missoni) Stefania organizza un’intervista a Madame la presidente. Io le do man forte di tanto in tanto. Cerchiamo di allargare il cerchio perché anche le altre donne possano parlare. Alzano educatamente la mano e si esprimono anche con una certa libertà. Chiediamo come riescono a conciliare il lavoro al centro con quello domestico. Ci dicono che è possibile lavorare per qualche settimana e poi curare la famiglia in altre settimane (illusi noi che pensavamo di aver inventato il part-time verticale!). Indaghiamo per sapere se i mariti danno una mano in casa. Le risposte sono variegate. Una dice esplicitamente che gli uomini sono parassiti, un’altra asserisce “meglio che la casa rimanga sotto la responsabilità della donna”, … si capisce che è un tema sensibile. Ma forse la risposta più bella viene da due donne che affermano come sia importante lavorare nel groupement, sia per stringere rapporti di amicizia con altre donne, sia per guadagnare autonomia. Come a dire che dal lavoro non domestico deve necessariamente passare il cammino verso una piena emancipazione. Poi il commiato con i classici convenevoli. Mancando Michele mi sento in diritto, come consigliere CISV, di esprimere una sincera ammirazione per il lavoro compiuto e di complimentarmi perché, dalla straordinaria passione di donne come loro, potrà venire un vero sviluppo per il Burkina. Sorpresa finale. Madame Kaborè asserisce che io e Stefania ora abbiamo ricevuto una sorta di nuovo battesimo. Il mio nome burkinabè da oggi è Sauadougo Mumsa… semplice no? Risate di tutte le donne (perché si sbellicano dalle risa? Cosa vorrà dire?…). Applausi finali di tutti. Ci allontaniamo dal centro per visitare il barrage. È una vera e propria diga, sopraelevata di alcuni metri sul livello del terreno, su cui corre la stretta pista che la nostra auto, pilotata da Blaise, sta percorrendo. Durante la stagione delle piogge la parte da cui proviene l’acqua si allaga consentendo il formarsi di una riserva sufficiente alla risaia anche per il periodo secco. Arriviamo al termine del barrage e si apre di fronte a noi un panorama da piana del Serengeti (ecco che vien fuori la mia parte “Piero Angela de noialtri”). In lontananza si vede un lago sormontato da un’altura e mandrie che vanno ad abbeverarsi. Al di qua del barrage la risaia è verdissima nonostante qui non piova da molti mesi ormai e, come ci fa notare Saleck, non manchino elementi anticipatori della desertificazione. Mi ricordo con una certa nostalgia di quegli anni, era forse il ’92 o magari il ’94, in cui alla CISV eravamo partiti in quarta con i progetti di barrage e dighette in partenariato con i gruppi NAAM. “Noi, Insieme per fermare il deserto” era il titolo della campagna, per cui avevo anche preparato una maglietta e un depliant. A distanza di 25 anni da allora vedevo finalmente un barrage dal vero!
#day6
Qui Ouaga. Volge ormai al termine il mio viaggio lampo in Burkina ma non si può non parlare dell’ultima giornata, ancora ricca di esperienze. Al mattino, con Michele, mi reco al terzo giorno del seminario sul miglioramento delle mense scolastiche in Burkina. Partecipano 25 sindaci, delle maggiori città burkinabè, i rappresentanti italiani di Milano Ristorazione, società leader della refezione scolastica, esponenti dell’ANCI e della MBF, omologa istituzione burkinabè,
rappresentanti dei ministeri delle finanze e del bilancio e delle ONG italiane operanti nel Paese. C’è anche il nostro Edoardo Daneo a rappresentare il CoCoPa – Coordinamento Comuni per la Pace. Ho un piccolo assaggio degli sforzi che compie la cooperazione decentrata in Burkina. La presentazione di Milano Ristorazione mostra una realtà superefficiente, con approvvigionamento di prodotti a km 0 e biologici al 35% dei volumi, cucine industriali sparse sul territorio della città di Milano per centralizzare il più possibile la preparazione di 75.000 pasti al giorno ma, nello stesso tempo, garantire una consegna rapida in meno di un’ora, flotta di camion e furgoni per le consegne a scuola, catena del freddo costantemente controllata, sistema di monitoraggio della qualità attraverso 6 livelli di controllo e via discorrendo. Memore della recente visita alla mensa scolastica di Kouloho, immagino lo shock dei sindaci burkinabè nell’assistere ad una presentazione simile! Senza voler negare il valore che gli scambi tecnici hanno sempre e comunque a tutti i livelli, mi permetto di esprimere una reazione a caldo strettamente personale, come si addice ad un diario, che non vuole essere un giudizio e non deve coinvolgere la CISV. Ho l’impressione di trovarmi nella circostanza di un muratore che vuole imparare a fare i muri dritti e viene invitato ad una riunione nello studio di Renzo Piano che gli racconta di come si costruisce un grattacielo. E difatti molte delle domande sottolineano il gap stellare che bisognerebbe colmare per poter impostare una logistica ed una organizzazione simili. La questione dirimente inerisce la povertà assoluta del Paese, che impedisce di comprendere alcuni concetti per noi naturali: ad esempio la copertura dei costi con una componente di fiscalità generale, una di tasse comunali ed una richiesta alla famiglia, le tariffe differenziate in base a reddito e patrimonio (il mitico ISEE per la cui certificazione peniamo ogni anno). Logico che, con una penuria di denaro assoluta ed una economia in gran parte informale che si sottrae al fisco, nel dibattito successivo la prospettiva delle cucine centralizzate sembra po’ fuori portata. Si prova a ragionare a tutto campo su aspetti che appaiono maggiormente a portata di mano: dalla filiera dei prodotti utilizzati, ai controlli di qualità e igiene, alla formazione degli operatori. Nel pomeriggio recuperiamo Stefania e ci spostiamo in auto alla volta di Loumbila, a nord di Ouaga, con una piccola carovana guidata dagli amici di ManiTese che gestiscono alcuni progetti nel Comune. Visitiamo due magazzini per le cipolle, uno tradizionale ed uno riproducente un modello introdotto da CISV in Niger. Questo secondo deposito ha un aspetto molto gradevole anche sotto il profilo estetico, con una copertura di paglia intrecciata a capanna che consente all’umidità interna di uscire ma impedisce alla pioggia di entrare (una specie di bio-Goretex). Ci si sposta quindi in auto raggiungendo un orto coltivato in parte secondo i criteri della agroecologia. Si stende sulle sponde di un laghetto da cui viene prelevata l’acqua per l’irrigazione tramite una stazione di pompaggio. Qui lo scenario è molto suggestivo, bellissime melanzane pendono dalle piante come lucidi gioielli oblunghi. Ci spostiamo ancora e arriviamo alla sede dell’unione dei contadini orticoltori. Qui è stata recintata un’altra aerea per agroecologia, ancora solo parzialmente coltivata. Mi colpisce un serbatoio dell’acqua la cui pompa è alimentata tramite pannelli solari. Mi permetto di esprimere una critica (ovviamente costruttiva!) a proposito della disposizione dei pannelli. Il sole è già basso. È ormai ora di tornare in capitale. Tra poche ore dovrò essere in aeroporto per il viaggio verso casa. Si arriva in città che ormai è buio. I soliti sciami di motorini sfrecciano a destra e a sinistra dell’auto, il che obbliga Michele a farsi venire gli occhi da mosca per evitarli. Ai semafori arriva il consueto assalto di ragazzini e donne con i loro consigli per gli acquisti. E prima di tornare a recuperare le valigie, c’e’ un’ultima novità. Restiamo imbottigliati in un ingorgo cittadino, cosa mai capitata in questi giorni. Considerata la perfetta organizzazione degli appuntamenti predisposti da Michele mi viene un dubbio: non sarà che questo bus in panne farà anch’esso parte del piano di viaggio? Giusto una piccola esercitazione per essere preparati ad affrontare di nuovo gli ingorghi di casa nostra!