La storia di Clarisse, venditrice di ciambelle

In Burkina Faso vendere ciambelle per strada è considerato un mestiere di ripiego, che si fa se nella vita non si è riusciti in altro. E per Clarisse Kaboré, 50enne madre di 5 figli, forse all’inizio è stato un po’ così. Ma lei ha deciso di farne un vero lavoro, impegnandosi al massimo perché, dice, ‘non c’è nulla di facile nella vita di una donna’.

Sono oltre 20 anni che vende ciambelle. Campare di questa umile attività è dunque possibile, a patto di dedicarvisi con determinazione. «Piuttosto che mendicare, derisa e disprezzata da tutti, preferisco ammazzarmi di fatica per costruirmi una vita dignitosa». In queste parole di Clarisse sta tutta la sua tenacia e la sua motivazione che, ci dice lei, «è germinata come la pianta del fagiolo» e che ha contribuito a farne una donna, nel suo piccolo, di “successo”.

Clarisse ha 50 anni, è madre di 5 figli (di cui 4 ancora vivi) e moglie di un uomo con la passione per l’avventura. Brillante allieva alle elementari, dove ogni anno finiva per classificarsi tra i primi cinque della classe, Clarisse non ha faticato a conseguire il Cepe (Certificat d’étude primaire élémentaire). Avrebbe voluto proseguire gli studi, ma le difficoltà economiche della famiglia non gliel’hanno permesso. Marie Hélène Pacodi, ex compagna di classe, ricorda che «Clarisse era tra i migliori, non faceva mai un’assenza. All’epoca mi è dispiaciuto molto che non potesse continuare a studiare, come invece ho fatto io, era molto portata per ogni materia».

Dopo il matrimonio, nel 1974, Clarisse si dedica al mestiere della tessitrice, senza trarne grande profitto. Tenta allora altri lavori; ma è solo nell’87 che Madame Kaboré inizia a vendere ciambelle, mentre si trova a risiedere a Bobo. Il posto è molto frequentato e le vendite sembrano andar bene, al punto che «non potevo assentarmi un solo giorno senza che i clienti si lamentassero e me lo facessero pesare», ricorda lei. Questa nuova attività si rivela una manna dal cielo, ma ecco un imprevisto: costretta a seguire l’irrequieto marito che vuole trasferirsi a Ouagadougou, la capitale del Paese, si vede costretta a interrompere l’attività.

Non avendo i mezzi per fare un investimento e aprirsi una botteguccia, Clarisse inizia a vendere le sue ciambelle nelle immediate vicinanze del muro di casa. Come a Bobo, i clienti si non mancano. La signora Kaboré decide allora di aggiungere tra i prodotti anche ignami fritti, alocos e pesci, confezionando vari cibi da asporto. Arriva a guadagnare tra i 2.500 e i 5.000 franchi cfa al giorno (4-7 euro, ndr), che affida al Cauris d’Or, una sorta di cassa di risparmio locale. Dall’87 ha sempre proseguito con la vendita delle ciambelle, che le rendono bene.

In questi anni, Madame Kaboré si organizza meglio che può. Durante le ripetute assenze del marito è lei che garantisce il mantenimento di tutta la famiglia. Quando uno dei figli viene espulso da scuola a causa di un mancato pagamento della retta, è lei che si rimbocca le maniche per appianare il debito. Riesce anche a fornire la paghetta ai suoi figli, i quaderni e altri materiali scolastici. «Mia madre è una persona combattiva. Malgrado il suo lavoro umile, non mi ha mai fatto mancare nulla. Noi non abbiamo mai invidiato gli altri ragazzi malgrado i nostri mezzi modesti. E pensate che il suo lavoro di venditrice di ciambelle le è bastato a garantirci tutto questo da quando ero piccolo fino a ultimare i miei studi!» ci confida orgoglioso il figlio maggiore Désiré Kaboré, ammesso all’Enaref, la prestigiosa Ecole nationale des régies financières du Burkina Faso. I risparmi della madre gli hanno permesso , nel 2010, di aprirsi una bottega insieme alla sorella.

Clarisse non ha potuto contare sull’aiuto delle figlie, nate tardi per aiutarla nel suo lavoro, perciò ha sempre dovuto fare tutto da sola, ad es. preparare la salsa che guarnisce le ciambelle, cucinarle, portarle al mulino ecc. «Io apprezzo mamma Kaboré. Non cede mai alla pigrizia, si impegna al massimo delle sue forze» dichiara un giovane, suo vicino di casa. «Svolge anche lavori faticosi per una donna, come manovrare la pesante pompa dell’acqua, senza mai chiedere l’aiuto di nessuno. E’ formidabile».

Malgrado il lavoro, Clarisse riesce anche a tener testa ai doveri familiari, e al mattino non esce di casa senza aver prima svolto tutte le faccende domestiche. Non è facile conciliare i due ruoli. Alcune donne che volevano seguire le sue orme hanno dovuto desistere, perché non riuscivano a far fronte agli impegni familiari. Purtroppo i sacrifici di questa donna non sono privi di conseguenze sulla sua salute: passare molte notti alzata e stare seduta tutto il tempo presso il fuoco ardente su cui si scalda il pentolone non è salutare per l’organismo. Ma lei resiste. «Malgrado i problemi di salute dovuti al lavoro con le ciambelle, mia madre non ha mai mollato» dice orgoglioso il figlio Désiré, «lei va avanti, e di fronte alle difficoltà ripete che è normale, perché ‘non c’è nulla di facile nella vita di una donna’!».

Michaël Pacodi
Redazione L’Evénement, Ouagadougou