di Chiara Ronca, volontaria CISV
Bonou è un piccolo villaggio dell’Ouémé, il più lontano rispetto al Centre Vignon. Si tratta di quello più affascinante da raggiungere: la strada in cemento attraversa piccole colline che permettono a chi conduce di godere una magnifica vista sulla vallata lussureggiante. Una landa sterminata di palme, utilizzate per la produzione dell’olio di palma, e attraversata da un corso d’acqua che rappresenta fonte di reddito per chi lavora nelle cave di sabbia, ma allo stesso tempo fonte di povertà per chi vive “derrière l’eau”: zone più isolate, in cui è più difficile praticare attività economiche e in cui le donne sono più esposte al rischio di violenza.
Anche oggi il sole picchia sulla terra rossa di Bonou. Anche oggi S. ha percorso 4 o 5 chilometri per recarsi presso l’atelier che la ospita, nel piccolo centro di Bonou, uno dei tre comuni toccati dal progetto. S. cerca di apprendere il mestiere della sartoria, come molte ragazze della sua età, descolarizzate o del tutto analfabete. Molte di queste ragazze che vivono in campagna non hanno mai messo piede in un istituto scolastico: alcune di loro vivono in famiglie così numerose che i genitori non hanno proprio i mezzi per mandare tutti i figli a scuola; altre, a causa della perdita di uno o entrambi i genitori, si trovano comunque in difficoltà economiche.
In Benin esiste un notevole scarto fra il livello di istruzione maschile e femminile: secondo i dati dell’Unicef, il tasso di alfabetizzazione dei giovani fra i 15 e i 24 anni nel periodo compreso fra il 2008 e il 2012 era del 54,9% per gli uomini e il 30,8% per le donne. Inoltre, secondo uno studio dell’INSAE, l’Istituto Nazionale di Statistica e di Analisi Economica in Benin, solo il 7% delle donne in età 15-49 riesce a terminare gli studi superiori. Una percentuale davvero irrisoria, se si pensa che questo 7% corrisponde alle donne che appartengono alla fascia di reddito più elevata.
Dobbiamo pensare che l’abbandono scolastico è frequente non solo perché è costoso mandare la totalità della numerosa prole a scuola (prole numerosa soprattutto nelle campagne) ma anche perché i bambini rappresentano, spesso, forza lavoro da mandare nei campi. La maitrasse di S., Francoise, grazie al progetto CISV finanziato dall’Unione Europea, ha ricevuto alcune macchine da cucire per il suo atelier di sartoria. In questo modo S. potrà terminare la propria formazione senza che la sua famiglia, in condizione di difficoltà economiche, debba sostenerne i costi. Quando non è in atelier, S. viaggia, cammina, direi quasi peregrina per riuscire, forse un giorno, ad avere il suo proprio atelier.
Sono 20 gli atelier coinvolti dal progetto, tutti di sartoria e parrucchiera che ospitano giovani ragazze a rischio di violenza. Grazie al progetto abbiamo finora sostenuto la formazione di 87 ragazze nei tre comuni di Dangbo, Adjohoun e Bonou.