di Riccardo Ledda,
servizio civile CISV in Venezuela. In occasione della giornata dei bambini di strada, 12 aprile.
A quattro mesi dall’inizio del Servizio Civile, mi ritrovo a fare i conti con un’esperienza che mi ha portato dall’altra parte del mondo. Penso a quello che ho vissuto, che sto vivendo e che vivrò.
Ho immaginato di possedere una di quelle vecchie bilance di ottone, come quelle che ormai non si trovano più, con due piatti opachi per il peso; ho pensato che il piatto di destra fosse quello dove posizionare le cose positive, mentre quello di sinistra fosse quello dove metterci le negative.
Sicuramente a destra inizierei a mettere una città che si trova tra le bellissime Ande, dove vengono portati avanti una serie di progetti per l’educazione di minori a rischio. Questi minori sono chiamati “Nin@s en la calle”, ovvero bambini e bambine, ragazzi e ragazze che per particolari situazioni familiari sono esposti ai pericoli e ai disagi legati alla vita di strada, ma che comunque possiedono una casa dove rientrare alla sera, per quanto le condizioni in essa, il più delle volte siano difficilissime.
La maggior parte delle mie ore lavorative le passo all’interno della casa Hogar della Fundación Don Bosco, situata nel quartiere del Rincón di Mérida e con la Bibliomula. La Fundación Don Bosco è una struttura in cui è presente sia una scuola-lavoro che una casa Hogar dove al momento sono ospitati 30 bambini tra i 6 e i 13 anni.
I professori mi hanno subito accolto a braccia aperte mentre con i ragazzi c’è stato un buon lavoro di conquista reciproca di fiducia. Al momento il mio impegno consiste nell’aiutare i bambini con i compiti scolastici che devono affrontare ogni giorno, nel portare avanti un laboratorio di orto urbano per l’autoproduzione di alcuni beni alimentari, nell’organizzazione e svolgimento di alcune attività che hanno come tema l’interculturalità e l’abilità manuale. Una volta a settimana mi fermo nella struttura e aiuto il Professore di guardia nei compiti assegnati: preparare la cena, gestire la vita serale, cura dell’igiene, sveglia e cura della casa; questa è una tradizione che portiamo avanti, ereditata dai precedenti volontari, e siamo molto felici di farlo.
Sicuramente va precisato che il lavoro risulta molto stancante, ma è bello tornare a casa dopo una lunga giornata e ricordare con un sorriso i volti felici. Quando si organizzano tornei, feste e momenti di condivisione, hai la possibilità di gioire insieme e di vivere lontano da tutti i problemi; posso raccontare che sono ragazzi normalissimi: si gioca, si litiga, si fa la pace, si cerca di aggirare le regole, a volte si cerca di conquistare un trattamento speciale, ma anche si piange, si ride e si fanno i conti con la realtà quotidiana, insomma, niente che un educatore già non abbia visto.
L’altro compito che sto portando avanti con gioia e dedizione è l’appoggio all’attività di Bibliomula Mérida.
Il progetto consiste in un programma di sviluppo di lettura e scrittura che ha come principale oggetto quello di sviluppare l’amore per i libri. Vi sembrerà bizzarro, ma il tutto avviene con l’utilizzo di una mula chiamata Morichala. Essa trasporta una bisaccia contenente diversi libri, che i bambini prendono e leggono, come parte integrante dell’attività; è mio compito sia gestire e portare avanti la mula, sia fare il promotore di lettura, a volte gestire attività dinamiche e esporre qualche racconto. Vi lascio immaginare come un ragazzo di città sia poco abituato a portare una mula per una strada di periferia, evitare che si imbizzarrisca quando compaiono cani e macchine o come reagire quando Morichala non vuole saperne di camminare; diciamo che ci stiamo conoscendo e che ci stiamo abituando l’uno all’altra, in maniera spesso ironica.
Il lavoro, come detto prima, è molto ed è forte, vero che si ritorna a casa molto stanchi, ma il lavoro stesso mi permette di aggiungere quel peso, al piatto di destra, che oscura totalmente gli aspetti negativi, compresi quelli molto drammatici della situazione del Paese. Il Venezuela sta affrontando una delle più grandi crisi che abbia conosciuto; non posso paragonarla alle altre per mancanza di esperienza, ma posso darvi qualche dettaglio perché possiate capire al meglio i disagi e le criticità che vivono quotidianamente i Venezuelani, e che fortunatamente noi volontari viviamo più raramente. Pensate ad un Paese dove manca l’essenziale per vivere; più precisamente, il prezzo del cibo e dei medicinali, quando si trovano, è al di fuori delle possibilità delle normali famiglie.
Per ottenere gli alimenti a prezzo base, i venezuelani devono stare in coda dalle quattro del mattino, senza la certezza che riescano a comprare ciò che gli serve. Da un giorno all’altro i prezzi aumentano ed è impossibile arrivare alla fine del mese potendo dire di aver seguito un’alimentazione di base sostanziosa. I sussidi sono insufficienti o inesistenti e il livello di denutrizione di vede nelle strade, in primis nei bambini con cui lavoriamo. Credo che la situazione del Paese sia al limite, e che stia precipitando sempre più in basso. Tutto questo pesa bruscamente sul piatto di sinistra, non tanto per noi volontari, forti di una moneta con grande potere di acquisto, ma nella vita di tutte le persone che conosciamo e che stiamo conoscendo.
Un altro importante fattore che pesa positivamente è il compagno di viaggio, nel mio caso compagna di viaggio; sarebbe difficile pensare di vivere una esperienza così, senza una persona sulla quale si possa contare. Durante il periodo di formazione mi guardavo intorno e pensavo, sinceramente, di essere molto fortunato. Non me ne voglia nessuno, è questione di sintonia e di affinità (due chiacchiere, musica, stesso desiderio di vacanze, il potersi sfogare dopo una giornata storta o semplicemente poltrire in casa la domenica guardando una serie TV), che ho trovato nell’altra volontaria, con cui insieme progettiamo attività per i bambini, lavoriamo sodo e ci divertiamo un sacco.
Qualche riga finale: la mia bilancia del Servizio Civile pende notevolmente a destra e posso affermare che i giorni volano tanto che mi sembra di essere arrivato qui da pochissimo; credo sia il segno di quanto le cose procedano nel migliore dei modi, cercando di buttarsi sempre dietro alle spalle tutte le problematiche che si incontrano ogni giorno. Spesso mi chiedo come tutto questo che sto facendo sia utile e mi sia utile, e provo a rispondermi che la vita di un volontario è volta a cercare di migliorare una situazione che si trova davanti. Qualsiasi successo quotidiano è una vittoria: un successo con i compiti scolastici, una lezione di nuoto andata a buon fine, un ortaggio che finalmente cresce in un orto, un semplice grazie, detto con sincerità da un bambino con cui cerchi di passare un momento di allegria.
Tutto questo fa cadere i miseri pesi che sono poggiati sul piatto di sinistra, rendendo l’esperienza meravigliosa ed entusiasmante.
> Vuoi saperne di più? Leggi l’articolo di Aixa, collega servizio civile di Riccardo!