di Carlotta Fiorino, già servizio civile in Benin e oggi cooperante in Senegal
Sorrido… la mia ormai ex collega di servizio civile, Sara, mi ha appena inviato una foto, uno scatto rubato ormai dimenticato che mi riporta subito a momenti bellissimi fatti di complicità, risate e vita passati insieme in Benin durante il nostro anno di servizio civile. I ricordi si sommano e si sa: la nostalgia è canaglia.
Decido quindi di scrivere dopo tanto tempo, e nonostante i mille impegni che oggi affollano le mie giornate, mi do una consegna: raccontare della mia esperienza di servizio civile con CISV e scrivere di tutti i momenti, sia belli che brutti (anche se poi in fondo questi ultimi si annebbiano e relativizzano fino a scomparire), che ho e abbiamo vissuto in quest’anno.
Decido che è il momento di fermare la frenesia e di condividere, perché raccontare e mettere nero su bianco aiuta a mettere in ordine, a mettersi in ordine e chissà che qualcuno leggendo decida di intraprendere questa mirabolante esperienza: che ti porta in alto, a volte oltre il cielo e a volte con la stessa forza ti sbatte a terra quasi volesse provare a spezzarti. I pensieri e i ricordi si affollano… sorrido…
In Benin Sara e io abbiamo prestato servizio con CISV e i partner Action Plus e Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice (IFMA) nell’ambito dei progetti di protezione dell’infanzia e dell’adolescenza dando il nostro contributo per combattere il fenomeno della violenza di genere. Un anno dedicato a collaborare con il Centre Vignon e il Foyer Laura Vicuña, nel realizzare attività ludico-ricreative e pedagogiche per bambini, bambine e ragazzini/e maltrattati o abbandonati.
Nel mio vagare tra i ricordi mi soffermo su quello che, in assoluto, è il primo che ho del Paese: risale al nostro arrivo, eravamo in aereo e mentre stavamo per toccare il suolo guardo Sara, che con spontanea naturalezza esclama: “ci siamo’”. Queste sono le parole con cui per me ha inizio il mio servizio civile all’estero, due parole semplici che però rappresentano tutto il carico di energia di quel momento. Subito dopo toccammo terra ed eccolo lì il “nostro Benin”, che è stato e sarà sempre nostro e delle meravigliose persone che con noi hanno condiviso quel percorso, quei momenti e quelle sensazioni.
Ricordo la strada che facemmo dall’aeroporto a casa e il mio imbarazzo nel parlare francese i primi giorni. Ricordo quando incontrammo per la prima volta i partner locali, i loro volti e le loro risate, ricordo il rumore del mulino della signora che macinava la manioca sotto casa, la vicina Miriam con il marito e i suoi tre splendidi bambini tra cui “cipollino”, il nostro preferito; ricordo il suono dei loro pianti e la gioia per la nascita della quarta figlia.
Mi ricordo la malaria… e sorrido…
Ricordo quando la macchina ci abbandonò tra Porto Novo e Cotonou e le nostre risate, ricordo quando decidemmo di recarci al parco della Penjiari per vedere leoni ed elefanti, ricordo le risate a crepapelle che riempivano di gioia casa CISV a Cotonou.
Ricordo gli odori e i sapori di una terra allora sconosciuta, ricordo il traffico alla rotonda Toyota e ricordo le serate con gli amici nei locali e ristorantini vicino a casa. Ricordo il vento tra i capelli, la domenica in spiaggia e le gite fuori porta, le serate passate a giocare a carte e quelle in cui “andiamo a letto presto perché domani si va in missione”. Ricordo la stagione delle piogge, le pozze e il fango… soprattutto ricordo quella volta che con uno scivolone finii dritta in una pozza sulle colline di Dassa.
Ricordo la polvere portata dal vento dell’Harmattan e ricordo lo stadio dell’amicizia con il polletto allo spiedo. Ricordo i moto taxi, il guardiano del supermercato e Didier del lavaggio auto. Ricordo quando abbiamo fatto le sei per vedere l’alba e le domeniche passate a fare il barbecue con “gli altri italiani”. Ricordo il dispiacere quando sono partiti gli amici più cari e ricordo la prima volta che ho guidato il 4×4. Ricordo il Natale in spiaggia e il capodanno con i bambini a Ouidah. Ricordo il mercato e i suoi colori, e di quella volta che ho contrattato per ore con 5 venditori per comprare le zanzariere. Ricordo la passione che ci spingeva e la difficoltà dell’imparare “a stare”, proprio noi che ferme non ci riusciamo.
Ricordo la valigia in cui si rovesciò la pastiera napoletana, ma anche che la mangiammo lo stesso perché “è troppo preziosa” e ricordo i pranzi con il tacchino fritto e la musica altissima che proveniva dalla spiaggia nel week-end. Ricordo le notti stellate ad Adjohoun e quando finì la benzina del generatore di corrente che ci lasciò al buio per due giorni. Ricordo lucidamente la gioia condivisa a ottobre, a servizio ormai concluso e con tanti chilometri di distanza, quando scoprimmo che quel progetto tanto sperato era stato approvato e il dispiacere della partenza.
Ricordo… e i miei ricordi sono legati indissolubilmente ai suoi e a quelle sensazioni condivise che forse per questo non saranno mai del tutto solamente mie.
Oggi mi trovo a Saint Louis, bellissima città del Senegal patrimonio UNESCO, e osservo il servizio civile da un punto di vista nuovo: esterno. Qui oggi CISV ha all’attivo sei servizi civili arrivati da qualche mese e mentre li vedo vivere il loro percorso i ricordi riaffiorano inesorabili. Ogni esperienza di servizio civile è unica e irripetibile nel suo genere, ma rivedo in loro le paure, le gioie, i timori e la bellezza dello stupore che sono stati in gran parte anche i miei… oggi sorrido… e sorrido anche per loro.