BRASILE, IL MIO NUOVO MONDO

di Lorenza Strano, attuale volontaria in Servizio Civile con CISV in Brasile.

Ho letto il mio oroscopo di sabato. Normalmente lo leggevo il giovedì con la copia di  “Internazionale”, ma qui in Brasile le abitudini cambiano. Il tempo è sempre poco, il caldo stanca, il lavoro è intenso.

Questa settimana per il segno del toro un’azzeccata metafora: “esiste una baia poco profonda che si può attraversare a piedi per più di 2.500 chilometri senza bagnarsi i capelli, un luogo che simboleggia le prossime settimane: una fluida e fertile distesa, ma non così profonda da sommergere”. Io l’ho letta così: ciò che mi aspetta sarà un dolce navigare tra le acque di questa terra assetata, senza che queste mi travolgano. Sto entrando nelle vite di queste persone poco a poco, in punta di piedi, con discrezione.

Mi inserisco come volontaria in servizio civile, casco bianco, a un anno dall’inizio di un percorso di solidarietà più grande di me. Il progetto per cui presterò il mio servizio accompagna comunità “invisibili” di pescatrici e pescatori nel semi-arido del Cearà ed è il risultato di una collaborazione tra Caritas di Crateús, CISV e il Consiglio Pastorale dei Pescatori con l’aiuto finanziario dell’Unione Europea. I colleghi mi raccontano di mesi difficili in cui hanno faticosamente costruito la base di fiducia necessaria e stimolato la partecipazione di una popolazione stanca di sentirsi dimenticata, in mezzo ai problemi in un territorio sempre più danneggiato dalla siccità.

Siamo in una fase importante, quella dei grandi incontri in cui si cercherà un dialogo con le istituzioni e con altri movimenti di rivendicazione a livello regionale. Le pescatrici e i pescatori con cui il progetto sta costruendo le basi di una piccola rivoluzione, sono fermi, non stanno pescando, è il periodo della piracema, della riproduzione biologica. La protezione per i pesci è assicurata, per chi vive di questa attività un po’ meno.

Per legge pescatrici e pescatori dovrebbero ricevere tre salari minimi dallo Stato per i tre mesi di inattività. Ma questo meccanismo chiamato seguro defeso non arriva con puntualità svizzera. A breve la pesca potrà riprendere, ma nel frattempo non è arrivata nemmeno la prima tranche del sussidio.

È questione di tempo, basta aspettare? No, perché intanto non possono dedicarsi ad altri impieghi, perché questo limiterebbe l’accesso al seguro: così si trovano bloccati a casa e senza risorse economiche. In questo interminabile limbo, noi andiamo a trovarli, chiediamo come stanno, ci riuniamo per conversare con le pescatrici e fare il punto della situazione, e prepariamo le prossime attività da fare insieme.

Come fornire formazioni sul bemviver e scuole di cidadania, con l’intento di formare una coscienza politica, di riorganizzare le associazioni di pescatrici e pescatori, di stimolare riflessioni collettive, fare in modo che i diritti siano garantiti, che questa fetta del Cearà sia visibile, che non subisca discriminazioni. Sono i buoni propositi di una linea d’azione impegnativa e difficile perché, quando si lavora tra diritti e politica, lo spettro dell’imprevedibilità sta sempre dietro l’angolo.

In questi giorni mi trovo a organizzare una Fiera Contadina, la Feira da Agricultura Familiar e Economia Popular Solidária dos Territórios de Inhamuns e Crateús: quarta edizione di un’iniziativa di orgoglio popolare che permette ai tanti contadini che vivono grazie alla terra, alla pesca, alle piccole attività di artigianato di esporre i propri prodotti, commerciarli, scambiarli e mostrare con dignità i frutti del proprio lavoro.

 

Chiedo a tutti una mano per aiutarmi a realizzarla!

Qui puoi sostenere questa iniziativa, con una piccola o grande donazione, senza doverti registrare.

AIUTACI A REALIZZARE LA FEIRA,

SOSTIENI L’AGRICOLTURA FAMILIARE NEL CEARÁ

>CLICCA QUI

 

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dipenda dalla partecipazione di tutte e tutti: grazie mille per fare la tua parte!