La gestione dei rifiuti in Senegal è un affare serio. Le cartacce, le buste, i contenitori di plastica, popolano le strade delle città e delle campagne come entità sgradite ma facenti parte della normalità. L’impatto visivo che genera un cumulo di rifiuti tra l’asfalto viene superato di gran lunga da quello che intervalla il verde rigoglioso dell’erba delle campagne che hanno appena visto terminare la stagione delle piogge.
Fa strano anche vedere caprette, montoni e mucche aggirarsi tra le cartacce, quasi più strano che vedere noi esseri umani, che il problema in effetti lo causiamo e in qualche modo ce lo meritiamo. Sono tantissime le persone, le associazioni, le istituzioni e le imprese che si occupano di tamponare o gestire questa problematica, che non riesce, ad oggi, a essere affrontata in modo efficace dallo Stato centrale.

Nelle giornate calde e ricche di conoscenze che hanno caratterizzato il mio viaggio in Senegal, ho avuto la fortuna di passare del tempo con alcune di queste persone, facendomi raccontare del loro impegno e delle loro prospettive per un Paese più pulito e in armonia con i differenti ecosistemi.
Fare del proprio impegno sociale e politico un lavoro, è un’opportunità che come CISV stiamo sostenendo grazie al nostro progetto “Provives”, che prevede l’accompagnamento di duecento imprese sociali per presentarsi o stabilizzarsi sul mercato locale. Tra queste, anche tantissime imprese di economia circolare, caratterizzate proprio dall’utilizzo di materiale di scarto per creare nuove produzioni.
Rumore di trapano, saldatrice, pneumatici, polvere, un pappagallo, un cigno, un portafiori e uno scorpione. No, non è un pranzo mal digerito, ma è quello che si può trovare nel laboratorio di “Tuoba Gallerie Vision”, dove gli pneumatici prendono forma di animali e di arte. Cheick ci racconta come da undici anni dà vita a tantissime opere e come vorrebbe creare un luogo per esporle e fare educazione ambientale. “Quello che prima era un rifiuto ora è uno strumento che abbellisce e sensibilizza, è questo quello che facciamo qui, togliamo immondizia dalla strada e cerchiamo di lanciare un messaggio.”, “Grazie al progetto ho potuto ampliare il mio spazio di lavoro e comprare nuovi utensili, è stato un aiuto davvero prezioso per me e per i mie tre collaboratori”.

Verso Saint Luis il fiume diventa mare e sembra che l’acqua sia un po’ da tutte le parti. L’antica capitale del Senegal, decorata da piroghe coloratissime ormeggiate, antiche case coloniali e una vivace confusione cittadina, è la sede di alcune interessantissime imprese sociali che ci aprono la porta della loro attività per raccontarsi. L’impresa Defaratt si occupa di riciclaggio della plastica e della produzione di nuovi oggetti in materiale di riciclo. A raccontarci come funzionano i vari macchinari e come è organizzato il lavoro è la direttrice, “Siamo praticamente tutte donne all’interno dell’impresa, abbiamo creduto in questa attività da quando facevamo solo volontariato, ora che è un lavoro siamo sempre più orgogliose delle nostre scelte”. Tra le loro produzioni di punta le alette per tavole da surf in plastica riciclata, un ottimo messaggio da portare sulle spiagge e nel mare. Con il progetto hanno potuto acquistare un nuovo macchinario per schiacciare la plastica e una moto per recuperare nei villaggi vicini i rifiuti a cui poi ridanno vita. La simpatia che si respira tra i cumuli di plastica separata per colore fa percepire l’entusiasmo e l’energia che muove l’agire di queste persone. Conosciamo al suo secondo giorno di lavoro anche lo stagista in comunicazione, ne avrà di bellissime da raccontare!

Mi ha sempre impressionato negativamente il fatto di sapere molte più cose sugli elefanti e sulle giraffe che sulla produzione culturale e sulla storia dell’Africa in generale. Cerco ogni giorno di lavorare su queste enormi lacune leggendo, ascoltando podcast, guardando film e soprattutto approfittando di avere una relazione di vicinanza con le mie colleghe e i miei colleghi dei tanti Paesi africani in cui come CISV lavoriamo. Il razzismo che abbiamo interiorizzato e normalizzato per colpa del colonialismo dobbiamo riuscire a combatterlo tutti i giorni, fino a che non si trasformi nella nostra testa in un terribile ricordo di stupidità, ignoranza e criminalità umana.
L’unica giraffa che ho visto nelle mie settimane senegalesi è stata quella dello zoo di plastica del centro ecologista “For Sopi” ideato e realizzato da Samba Sa, un artista plastico e attivista ambientale. “Nel nostro centro lə bambinə della zona vengono ad giocare, fare sport e soprattutto a imparare a fare arte. Abbiamo il laboratorio di pittura e di manualità in cui tutti i venerdì facciamo sensibilizzazione ambientale applicata alla creatività. Sensibilizzando lə bambinə si arriva anche ai genitori e coinvolgere tutta la comunità.
I colori accesi degli animali di plastica immersi tra gli alberi e i fiori si riflettono nei bellissimi quadri appesi nella galleria in cui sono esposti insieme alle sculture di ferro create da Samba. Un enorme pesce di ferro battuto nel cortile accoglie nella sua pancia tantissime cartacce di patatine e caramelle che diventeranno sculture per giocare sensibilizzandosi sull’importanza di non buttarle per terra. Io, Sara e Daniele, che ringrazio per avermi fatto scoprire questo posto meraviglioso, ci portiamo a casa un quadretto della collezione, ora è appeso sopra il mio letto a Torino, mi piace pensare che i miei sogni siano accompagnati da un sogno che è diventato realtà.

Ci sono ancora tantissime storie da raccontare e ancora tanti sogni da sostenere, in attesa delle prossime puntate potete sostenere la nostra campagna “Il lavoro dei sogni” su Rete del dono cliccando qui: https://www.retedeldono.it/progetto/il-lavoro-dei-sogni
Articolo di Giù D’Ottavio – Referente della comunicazione di CISV di recente ritorno dal Senegal