A volte quando scendo sotto casa a buttare carta, plastica e vetro, sento una grande sensazione di soddisfazione. E’ bello sentire di star facendo la cosa giusta, anche se facile e alla portata di chiunque viva in un posto con la raccolta differenziata.
Eppure quando esco con i miei sacchetti ricolmi di pacchetti di pasta, barattoli di yogurt, bottiglie di sugo e birra penso: “Ma come è possibile che abbiamo prodotto così tanti rifiuti in così poco tempo?”.
L’economia circolare è una visione del mondo che può esserci utile per riflettere sul nostro modo di avere un impatto sul Pianeta meno dannoso e pesante. Molte volte si rimpicciolisce questa teoria allo slogan “Riduci, Riusa e Ricicla”, che è un importante mantra da tenere a mente ma non bastevole a ridimensionare un eccesso di produzione di materiale di scarto. Come ci hanno insegnato i nostri partner di Mercato Circolare nel progetto “PROVIVES” al quale stiamo lavorando insieme in Senegal, l’economia circolare è anche e soprattutto l’idea che i rifiuti non si creino più o che se ne creino drasticamente di meno.
Mentre io mi sento Greta Thumberg quando faccio centro nel bidone dell’umido, c’è chi ha fatto dell’economia circolare un impegno quotidiano, una passione e ora anche un lavoro. Nel mio viaggio di conoscenza delle imprese sociali di PROVIVES in Senegal, ho avuto l’occasione di intervistare alcune di queste persone e di ascoltare le motivazioni che muovono la scommessa di un futuro migliore.

Nel caldo pomeriggio che porta il sole ad abbassare la sua traiettoria nel cielo, ci perdiamo tra le stradine sterrate di Saint Louis alla ricerca di “Biocharbon”, l’impresa sociale a gestione famigliare che produce carbone vegetale. Una volta trovata, Dicke Dia, ci racconta come il loro prodotto viene creato da resti di vecchio carbone usato e scarti vegetali dell’agricoltura. La lavorazione viene fatta direttamente dalla sua famiglia con delle macchine artigianali create ad hoc che fanno un gran rumore ma anche un gran bel carbone.
Grazie al progetto hanno potuto comprare una macchina per recuperare tutte le materie prime ma anche per poter commercializzare il prodotto alla clientela in aumento. Il carbone vegetale non solo risparmia le foreste che devono essere abbattute per fabbricare quello a base di legno, ma è anche più sostenibile a livello di prezzo. “Vendere un prodotto più economico aiuta le famiglie ad abbassare i costi, siamo felici di aver creato un carbone che può aiutare l’economia famigliare” ci racconta Dicke con una voce sottile piena di orgoglio.

Dall’antica capitale senegalese passiamo a quella attuale: siamo a Dakar, in un pomeriggio post pioggia che ha riempito la città di disagio stradale. Sullo stradone che costeggia il litorale cittadino, andiamo a trovare “NNNN” che produce oggetti di arredamento e d’arte da materiale di recupero.
Mi colpiscono subito le piccole bici di fil di ferro e le macchinine di lattine, che riescono a rendere bella persino la Coca Cola, che di bello, buono e sostenibile non ha niente. L’aiutante del proprietario, nonostante non ami la fotocamera e le interviste, ci concede una bella chiacchierata, in cui ci racconta come funziona il lavoro nel laboratorio, come viene gestito il negozio e anche i tanti eventi esterni a cui partecipano con le loro esposizioni.
Dopo aver sciolto il ghiaccio, improvvisiamo un set fotografico nel piccolo negozio, le produzioni sono così belle che meriterebbero tutte una fotografia. Ci sono piccole statue di bulloni e viti, sedie di tappi, attaccapanni di metallo vecchio decorato tra le tantissime altre cose che riempiono la stanza. Porto a casa una delle piccole bici, ora è parcheggiata nel salotto di una delle mie persone preferite pronta per un piccolo Giro d’Italia.

L’arte è capace di arrivare laddove tante volte le istituzioni e i loro messaggi non arrivano. La bellezza che crea un’azione di riciclaggio creativo è qualcosa in grado di sprigionare un messaggio di impegno per la sostenibilità ambientale potentissimo. La vita effimera di una lattina, che consumiamo e gettiamo in una quindicina di minuti, può arrivare a durare fino a cent’anni come rifiuto. E’ importante ridurre il consumo di cose che durano così poco tempo e prediligere prodotti sfusi quando esiste la possibilità di scegliere.
In un Paese come il Senegal, in cui i rifiuti rappresentano una problematica gigantesca, è importante scegliere di creare un’impresa sociale capace di lanciare un bel messaggio e un bel prodotto insieme. La prossima volta speriamo di trovare la fila all’ingresso e tantissime altre persone che lavorano come artiste e commesse.
Per chi passerà a Dakar, conviene farci una capatina! Che bel giro del Senegal che mi ha fatto fare questa economia circolare! Non vedo l’ora di raccontarvi delle prossime imprese di PROVIVES, il nostro progetto di cooperazione internazionale che sostiene sogni!
Se vuoi sostenerli insieme a noi, ti basta cliccare su retedeldono.it/progetto/il-lavoro-dei-sogni per scoprire la nostra campagna e ricevere bellissimi prodotti di artigianato senegalese!

Articolo di Giù D’Ottavio – Referente Comunicazione CISV di recente ritorno dal Senegal