Oggi 20 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato, appuntamento annuale voluto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di oltre 70 milioni di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati nel mondo che, costretti a fuggire da guerre e persecuzioni, lasciano i propri affetti, la propria casa e tutto ciò che un tempo era la loro vita per cercare salvezza in un altro paese. E soprattutto invita a non dimenticare mai che dietro ognuno di loro c’è una storia che merita di essere ascoltata. Storie di sofferenze, di umiliazioni ma anche di chi è riuscito a ricostruire il proprio futuro, offrendo il proprio contributo alla società che lo ha accolto.
Ciao a tutti, mi chiamo Sandrine e sono un’operatrice del Settore Rifugiati CISV. Sono originaria del Camerun e vivo in Italia dal 1992.
CISV è una di quelle organizzazioni umanitarie cha da anni “aiuta i migranti a casa loro”, allo stesso tempo in Italia è da sempre impegnata nel contrasto a nuove forme di povertà e svantaggio sociale. Nell’ultimo decennio abbiamo lavorato per l’accoglienza di donne che provengono da situazioni di persecuzione, di violenza e di guerra nel paese di origine, e che si trovano sul territorio italiano come richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale. Vogliamo promuovere il benessere volto all’inclusione e all’inserimento sociale di queste donne, e dei loro eventuali figli minori al seguito, attraverso l’accoglienza integrata nelle nostre case comunitarie.
I “centri di accoglienza” non sono soltanto delle strutture che a fronte di un bando dello Stato forniscono un servizio di vitto e alloggio a soggetti disperati e ai margini: le nostre case di accoglienza sono delle case prima di tutto, che offrono sì ospitalità e cibo, ma anche assistenza sociale e psicologica, sanitaria, burocratica e legale, nonché educativa, linguistica e formativa, a donne sole che hanno chiesto protezione all’Italia. Molte di loro sono estremamente vulnerabili, hanno subito traumi, torture e persecuzioni. Di conseguenza l’équipe operativa è multidisciplinare e composta da operatrici formate e con esperienza che, unitamente alle figure professionali (medico, consulente legale, psicologi e mediatrici culturali, insegnanti) e ai numerosi volontari attivi nei percorsi di integrazione, sono in grado di attivare gli interventi più adeguati. Questo favorendo l’accesso ai servizi territoriali e, tenendo conto delle specifiche fragilità di ogni singola persona, con un accompagnamento personalizzato e specializzato.
Nelle case CISV mettiamo a disposizione 20 posti per l’accoglienza integrata di queste donne e le accompagniamo durante tutto il procedimento di richiesta della protezione internazionale. Burkina Faso, Camerun, Congo, Costa d’Avorio, Etiopia, Gambia, Georgia, Guinea, Nigeria e Somalia sono i paesi di provenienza delle beneficiarie attualmente presenti nel progetto che è realizzato in convenzione con la Prefettura di Torino. A differenza di quanto rilevato alcuni anni fa, nell’ultimo periodo quasi tutte le richiedenti asilo che accogliamo sono sopravvissute a tortura e a trattamenti inumani e degradanti nei paesi di origine e lungo la rotta migratoria; un numero consistente è scampato alla traversata del Mediterraneo, dopo aver assistito alla morte dei compagni di viaggio o rischiato la vita in prima persona. Esperienze così estreme lasciano segni profondi a livello fisico e mentale.
“Abbiamo accolto la signora Mhalir, originaria della Somalia, nel mese di Gennaio 2018. Sin dall’arrivo ha mostrato dei comportamenti anticonservativi (rifiuto di comunicare anche nella lingua madre e di alimentarsi, tentativi di buttarsi giù dalla finestra o dalle scale, comportamenti come sbattere la testa contro il muro o bere il sapone liquido o scappare dalla casa e vagare per il quartiere senza una meta precisa), oltre a forte insonnia e stato confusionale. Appariva impermeabile a qualsiasi tentativo di contatto; sul corpo aveva dei segni visibili di ustioni con scariche elettriche, bruciature di sigarette e ferite da taglio. Per diversi mesi è stato necessario assisterla costantemente nei suoi bisogni primari (mangiare, lavarsi, assumere la terapia, ecc.). L’affetto e il supporto delle altre richiedenti asilo che ne percepivano il forte stato di sofferenza psichica è stato fondamentale per la donna. Gradualmente ha iniziato a reagire, a comunicare con le operatrici e con le volontarie, a prendersi cura di se stessa, a raccontarsi. Oggi è una donna introversa e fragile, ma garbata e cordiale, con un forte desiderio di rivincita sulla propria vita, che sta intraprendendo un percorso individuale alla ricerca della dignità perduta e che ha ritrovato una moderata fiducia in se stessa. Si impegna molto nello studio e qualche giorni fa ha sostenuto gli esami per il conseguimento della licenza di terza media, lavora da poco come aiuto-cuoca in un ristorante italo-greco del centro città”.
Il tempo medio di permanenza nel progetto di accoglienza è di 14 mesi ed è tendenzialmente in linea con la durata del procedimento della richiesta di protezione internazionale, che tra la presentazione della richiesta di asilo e l’esito a seguito di audizione personale davanti alla Commissione Territoriale di Torino, varia dai 12 ai 18 mesi. Finora tutte le beneficiarie che abbiamo accolto hanno ricevuto una risposta positiva alla loro domanda di protezione.
Perché io ho avuto fame e avete calpestato il mio cibo;
ho avuto sete e ho bevuto l’acqua del mare;
ero forestiero e in pericolo e avete multato chi mi salvava;
ero nudo e avete buttato i miei stracci nel cassonetto;
Perché nessuno possa recitare quest’antivangelo, #IoAccolgo.
@manginobrioches
La campagna “Io accolgo” nasce, su iniziativa di un ampio fronte di organizzazioni della società civile, enti e sindacati per dare una risposta forte e unitaria alle politiche sempre più restrittive adottate dal Governo e dal Parlamento italiani nei confronti dei richiedenti asilo e dei migranti (la “chiusura dei porti”, il “decreto Sicurezza” ecc.), che violano i principi affermati dalla nostra Costituzione e dalle Convenzioni internazionali e producono conseguenze negative sull’intera società italiana.
Come soci di AOI e organismo attivo nella rete EuropAsilo e NonSoloAsilo aderiamo a questa campagna e chiediamo a tutti voi di farne parte.
www.ioaccolgo.it