COVID-19 non è bianco e non è egualitario
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di Carlotta Fiorino, Coordinatrice CISV progetto PAISIM

Oggi, 23 marzo 2020, in Senegal stiamo aspettando che questo pomeriggio alle 18.00 il Presidente della Repubblica presenti il suo messaggio alla nazione, dando nuove indicazioni concernenti i comportamenti che dovremo tenere nel prossimo futuro. Non sappiamo ancora quali siano le disposizioni prese o per quanto tempo dureranno, ma da qualche giorno alcuni giornali nazionali vociferano di un possibile confinamento.

Una disposizione quest’ultima che il Presidente Macky Sall ancora non ha preso formalmente, lasciando a discrezione di ciascuno la decisione rispetto alle misure da
assumere. Proprio per questo CISV Senegal, come molte altre ONG presenti in loco, ha deciso subito di dare la precedenza alla sicurezza di tutti e tutte continuando le sole attività in telelavoro e sospendendo tutte le altre.

In questi giorni quindi molti mi hanno domandato perché il confinamento non sia stata una delle prime disposizioni prese in Senegal, dopo gli innumerevoli casi nel mondo di nazioni colpite e messe in ginocchio da questo nemico invisibile. Ebbene, una decisione di tal genere non è semplice per nessun Paese, in fin dei conti non lo è stata nemmeno per l’Italia, ma dove la struttura economica è più fragile questa posizione è ancora più difficile.

“La salute viene prima di tutto”, “Finché c’è la salute c’è tutto”. Certo, ma come spiegare a una famiglia che, per garantire la sua salute, quella dei suoi cari e dell’intero Paese, il
sacrificio che viene richiesto è non poter più guadagnare quel poco che le consente di mettere qualcosa in tavola almeno una volta al giorno?

Il Senegal è l’economia-motore di questa parte dell’Africa occidentale: un Paese stabile e democratico che nell’ultimo decennio ha vissuto un’enorme fioritura tanto da permettere oggi di parlare di Senegal émergent (Senegal emergente), non per questo però è completamente al sicuro dalla vulnerabilità cui la situazione di emergenza lo espone.

L’immagine che sempre più viene veicolata di un COVID-19 artificialmente egualitario non è da sottovalutare: se è vero che chiunque può essere contagiato indipendentemente dal suo ruolo, salario, status sociale e luogo geografico di residenza, non si può dire lo stesso per le conseguenze che porta con sé il sistema di prevenzione e ciò che segue a un possibile contagio.

Prevenire il diffondersi della malattia e curare i contagiati è fondamentale, capiamoci bene, ma COVID-19 seppur egualitario nella sua diffusione non è presente solo in Europa e ha toccato Paesi già fragili strutturalmente, aumentando fortemente le disuguaglianze sociali interne ed esterne.

Non fatevi quindi ingannare: COVID-19 non è bianco e non è egualitario!

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