di Daniele Basso (*)
Dopo diverse esperienze di volontariato in Africa e America Latina, quest’estate sono stato in Brasile, Paese per me non sconosciuto, per collaborare alle attività sociali di Corumbà, città di 100 mila abitanti nello Stato del Mato Grosso del Sud.
A Corumbà è presente l’opera Cidade Don Bosco che offre servizi di promozione e integrazione sociale per bambini e adolescenti a rischio. Corumbà è vicina alla frontiera con la Bolivia, sulle rotte del traffico di droga, e malgrado l’apparente ricchezza dovuta al turismo e alle risorse naturali, la popolazione è molto povera. I bambini e gli adolescenti crescono in famiglie spesso disgregate, esposti a varie forme di violenza. I genitori spesso non riescono a garantire un’educazione base ai propri figli, né idonee condizioni di sopravvivenza, anche perché in molte famiglie gli adulti sono dediti ad alcol, droghe, prostituzione. A questo si aggiungono le condizioni abitative, con condizioni d’igiene minime.
La Casa salesiana, collocata tra le favelas, porta avanti tre progetti: Casa Cripam, per l’assistenza diurna a bambini denutriti; Casa Marisa Pagge, per l’accoglienza dei bambini abbandonati o tolti alle famiglie; Casa Caij per minori in età scolare, occupati in attività di pre e dopo scuola così da offrire loro un’istruzione adeguata (che la scuola statale non riesce a dare) ed evitare che stiano sulla strada a contatto con i rischi del consumo e spaccio di droga. La struttura è aperta tutta la settimana con laboratori e servizio mensa e accoglie quasi 600 ragazzi. A Casa Cripam invece i bambini, “raccolti” al mattino con un pulmino presso le favelas, vengono accompagnati al Centro e lì lavati, nutriti e curati per poi essere riportati la sera alle famiglie.
Durante la mia permanenza a Corumbà sono rimasto colpito dalle dure condizioni di vita della gente. Faccio molta fatica a capire queste forme di ingiustizia e i parametri con cui viene valutato lo sviluppo di un Paese. Il Brasile risulta al quinto posto tra i Paesi sviluppati: ma come può esserlo? Non si dovrebbe valutare in base a parametri come l’efficienza della sanità, l’istruzione, la giustizia? Tutti aspetti manchevoli: assistenza sanitaria quasi inesistente o efficiente solo per chi può pagare, istruzione molto carente, ingiustizia e corruzione, violenza e criminalità dilaganti.
Le Olimpiadi non hanno portato giovamento, anzi hanno aggravato le condizioni economiche di un Paese in recessione, colpito anche da una seria crisi politica.
L’ingiustizia sociale è lo zoccolo duro dell’umanità affetta da questo male oscuro: l’egoismo, l’arrivismo, la cupidigia. Esistono ancora spiragli? Direi di sì, come ricorda Papa Francesco in questo anno della Misericordia: “Se cerchi Dio, cercalo tra i poveri”. Vuol dire che lì è posto il Paradiso. Ma ciò non si rivela ai nostri occhi, solo al nostro cuore.
(*) Fraternità CISV di Gassino