di Hamidou Traorè (*)
La costruzione di una fabbrica di sigarette scatena le ire degli anti tabagisti.
La notizia dell’installazione di una fabbrica di sigarette a Sâ, vicino Ziniaré (zona dell’Altopiano centrale del Burkina Faso), è caduta come un fulmine a ciel sereno nel momento in cui le associazioni antifumo stavano facendo un bilancio della loro lotta al tabagismo.
In Burkina Faso la figura di punta in questa battaglia è l’ong Aconta (Afrique contre le tabac) insieme alla Rete dei giornalisti antitabacco, la Rejat. Le due organizzazioni hanno presentato in conferenza stampa l’elenco delle azioni condotte per arginare la piaga del tabagismo, che ogni anno miete 6 milioni di vittime, di cui oltre 600 nel Paese africano. Questi interventi includono attività di sensibilizzazione, formazione, pratiche di denuncia, conferenze stampa ecc. Malgrado questi sforzi, Aconta e Rejat ritengono che la nuova fabbrica possa ributtare il Burkina Faso indietro di 10 anni. “Il progetto d’insediamento della produzione nel villaggio di Sâ rischia di azzerare i tanti successi ottenuti nell’ultimo decennio”, si sostiene nella dichiarazione congiunta delle due associazioni anti tabacco.
L’intenzione di costruire la fabbrica risalirebbe almeno al 2009. All’epoca il Ministero della salute espresse parere sfavorevole all’iniziativa, ma una successiva sentenza del tribunale si pronunciò a favore degli industriali del tabacco. I responsabili del progetto, in un rapporto contestato dalle organizzazioni della società civile, giustificano così l’intervento: “In Burkina Faso c’è un aumento della tendenza al consumo di sigarette e, per il momento, esiste una sola unità di produzione. In questo contesto la Sonatab ha deciso di crearne un’altra”. La nuova fabbrica avrà una capacità produttiva di 100.000 sigarette al giorno, cioè oltre 3 milioni e mezzo di sigarette l’anno.
“Rangers” e “Che” sono le nuove marche che i promotori intendono lanciare sul mercato burkinabè. Le associazioni Aconta e Rejat temono che l’aumento dell’offerta farà crescere inevitabilmente il consumo di sigarette determinando un conseguente impoverimento della popolazione, «cosa contraria allo spirito delle convenzioni internazionali e alle leggi per cui il nostro Paese si è impegnato», dichiara Salif Nilièma, segretario generale di Aconta. In particolare, nel 2006 il Burkina Faso ha ratificato la Cclat, Convenzione quadro di lotta antitabacco: applicando l’articolo 5 della Convenzione, il Paese si è dotato di un piano nazionale strategico per il periodo 2006-13 e di una legge antitabacco votata il 25 novembre 2010. Adesso, le associazioni si dicono pronte a dare battaglia.
(*) L’Evènement
Foto: Africatime.com