VENEZUELA: Reportage dalle barricate

di Ignazio Pollini, coordinatore CISV nel Paese

Mérida, marzo 2014

Dal 15 dicembre 2013 il camion della spazzatura non passa davanti a casa mia: meno male che in zona di campagna non produciamo tante immondizie e facciamo una raccolta differenziata casalinga e alla fine si butta solo plastica… La lotta per la gestione da parte del Comune di Mérida e la Gobernación dello Stato va avanti da anni, scaricandosi uno con l’altro la responsabilità. Da ormai due legislature il comune è in mano all’opposizione e la Gobernación in mano al partito di governo, il PSUV – Partido Socialista Unido de Venezuela. E la lotta politica la pagano i cittadini con un pessimo o inesistente servizio urbano.

Generi alimentari e inflazione alle stelle

Da almeno un anno, molti prodotti alimentari e di uso domestico sono, in modo alternato, difficili da trovare nei supermercati. Il famoso “desabastecimiento” (scarsità, ndr) è un realtà quotidiana, in un Paese che produce pochissimo e dove la maggioranza dei prodotti di consumo sono importati: i petrodollari sono una facile tentazione a produrre poco e comprare facilmente tutto fuori: ma poi si tratta di distribuirli equamente nel Paese…. Così, ogni giorno si trovano code interminabili davanti a qualche supermercato, e la gente chiede: cosa è arrivato? Zucchero, farina, carta igienica, olio, uova…. E tutti a fare la coda, anche se si sa che il prezzo sarà triplicato. Solo nei mercati del governo (Mercal o Supermercati Bicentenario) i prezzi sono controllati, ma in quelli privati sono in balia del negoziante. E con la scarsità, i prezzi vanno alle stelle: chi cerca i prodotti è disposto a pagare di più pur di averne… Quando si va a fare spese, non si cerca quello di cui si ha bisogno, ma quello che si trova: la differenza è notevole…

Il Venezuela da molti anni è uno dei Paesi con più alto tasso di violenza. Le stime variano molto, se le propone il governo o l’opposizione, ma sono sempre da “record”. A seconda delle stime, si registrano fra i 40 e gli 80 omicidi all’anno ogni 100.000 abitanti, il che fa un totale fra i 12.000 e i 24.000 omicidi l’anno. Soprattutto le grandi città sono vittime di situazioni di violenza tra bande di narcos o tra delinquenti comuni, ma chi paga, di nuovo, è la gente comune. Le armi girano impunemente, senza controllo da parte delle forze dell’ordine, e spesso anche con il loro tacito appoggio. Il governo ha organizzato varie campagne di disarmo, ma con scarsi risultati.

La crisi economica interna è sempre più marcata: il 2013 ha chiuso con una inflazione ufficiale del 56% e un 75% sugli alimenti, secondo cifre del governo, ma nella realtà e secondo altre fonti i numeri sono molto più alti. Qualsiasi prodotto costa più del triplo che lo scorso anno. La banconota di maggior taglio (100 bolivares) basta per comprare un cartone di uova (36), anche se da gennaio 2014, oltre a non trovarlo, costa almeno 140 bolivares. Scarsità e inflazione si rincorrono. E a pagare è il Pueblo, il popolo, di nuovo. Inoltre il controllo del governo sul cambio di valute straniere (indispensabili per comprare prodotti all’estero, in un Paese che produce pochissimo) e la eccessiva burocrazia dietro il sistema Cadivi (da poco cambiato per Sicad) cui bisogna accedere per avere valuta straniera, ha creato un mercato parallelo di divise che, negli ultimi tre anni, ha prodotto un breccia gigantesca tra l’ufficiale e il parallelo. Attualmente la differenza è di 1 a 9. Gli importatori privati che non riescono ad accedere ai fondi ufficiali, sono obbligati a usare il mercato parallelo, altrimenti devono chiudere o fallire. E i prezzi al consumatore vanno alle stelle. Il governo usa un sistema di aste per concedere la valuta straniera: l’ultima asta della settimana scorsa ha dato solo il 42% delle richieste. Cioè il 58% degli importatori di questa settimana non ha potuto accedere al dollaro ufficiale. Che alternativa hanno a comprare al mercato parallelo?

Barricate: scelta civica o vandalismo?

A partire da questo contesto, brevemente riassunto in 4 grandi problematiche – violenza; inflazione e crisi economica; immondizie e servizi pubblici inefficienti; scarsità di prodotti di consumo quotidiano – nel mese di febbraio si sono scatenate proteste studentesche, iniziate a San Cristobal e poi diffuse in tutto il Venezuela e appoggiate da tutta l’opposizione con l’idea di mandare via Maduro e il governo attuale, colpevole di creare le situazioni sopra descritte. Nel giro di pochi giorni, settori dell’opposizione hanno organizzato marce continue, poi barricate e blocchi stradali sempre più forti e organizzati. Esperti del tema sicurezza dicono che molti “personaggi” dell’opposizione sono stati formati all’estero in tecniche di guerriglia urbana da parte di differenti organizzazioni estere interessate a far cadere il governo. L’Institución Albert Einstein, fondata da Gene Sharp nel 1983, al fine di promuovere l’uso di azioni nonviolente per sconfiggere dittature a favore della democrazia, è una delle più nominate. Ma la situazione tra le file dei manifestanti antigovernativi non va molto nella linea della nonviolenza, anzi. Tra le file dei manifestanti sono arrivati anche molti paramilitari e mercenari dalla Colombia, con capacità tecniche e militari non conosciute in Venezuela.

Le barricate a Mérida bloccano due delle tre principali arterie della città. Sono formate da tonnellate di immondizie e copertoni, costantemente bruciati, con il conseguente fumo che intossica i vicini. Piccoli gruppi di “encapuchados” si spostano velocemente tra una barricata e l’altra, spaventando la gente che cerca di andare al lavoro, a casa o a cercare alimenti. Da una decina di giorni stanno buttando olio bruciato per le strade, soprattutto alle curve e agli incroci, per fare scivolare auto e moto. Durante la notte stendono filo spinato da una parte all’altra delle strade, in zone semioscure (oppure dove hanno volontariamente rotto l’illuminazione pubblica): finora due persone, in moto, sono morte sgozzate, non avendo visto il filo a tempo. Io stesso ho avuto la fortuna di avere riflessi pronti e frenare bruscamente. mentre tornavo a casa dal centro, alla ricerca di cibo e alle 10 di sera, in piena via principale, dopo aver superato varie barriere di immondizie fumanti, mi sono trovato davanti all’auto il famoso filo spinato. Una buona frenata mi ha salvato da un bello spavento. Ma se fossi stato in moto? In questi giorni è l’unico mezzo che si può usare per muoversi in città. In auto è molto più difficile e si corre il rischio che te la brucino… Inoltre per passare varie barriere, bisogna pagare la “vacuna” una specie di pedaggio-pizzo ai manifestanti, per evitare di essere colpito da una pietra o peggio.

Questa situazione non è più protesta civica contro un governo che non si vuole più, ma teppismo e vandalismo. Esistono bande di motorizzati che girano per la città e i dintorni assaltando quello che trovano, nella più grande impunità: la polizia e l’esercito sono occupati con i manifestanti del centro e i delinquenti ne approfittano. Io vivo in zona semi-rurale, a 15 minuti dalla città. Venerdì sera, alle 18, sono sceso in città con i ragazzi (oltre la famiglia, in questi giorni ho ospitato due giovani colombiani, scappati dalla situazione di guerra e violenza del loro Paese in cerca di fortuna qui…) per farci un giro in centro e mangiare un pizza, dopo due settimane di clausura quasi totale. Le informazioni dicevano che il centro era transitabile e molti locali aperti. Giovedì il governo aveva iniziato a riunirsi per un grande evento di accordi di pace e dialogo con l’opposizione, e sembrava che le cose si fossero parzialmente calmate.

Alle 19 mi chiama la vicina e mi dice che hanno appena assaltato la casa di un’altra vicina: due moto con 4 banditi armati di pistola, che sono entrati e hanno rubato tutto quello che hanno potuto, e legato due ragazzi presenti in casa in quel momento. Quindi decidiamo di lasciar perdere la pizza e corriamo a casa. Sulla via mi fermo all’unico posto di blocco della guardia nazionale (da dove tutti devono per forza passare). Scendo di corsa per informare dell’accaduto e mi dicono che sanno già e che stanno all’erta. Ma stavano seduti alla scrivania, dentro l’ufficio, e da lì non si vede neanche la strada… Che sicurezza ci hanno dato!! La sfiducia verso le autorità di polizia è molto bassa anche per questi piccoli fatti. Non ti senti protetto in nessun modo.

In sintesi, la situazione continua a essere tesa: alcune giuste rivendicazioni dell’opposizione e il sacrosanto diritto di manifestare e protestare sono messi a rischio dagli atti vandalistici e di teppismo che stanno prendendo il sopravvento in alcune zone. Se l’opposizione non dà un chiaro segnale di separazione da questi atti, si rischia di confondere le cose e il governo non può certo cedere a queste condizioni. L’unica via sarebbe un intervento forte da parte dell’esercito, ma con aumento esponenziale di violenza. Se si facesse fuoco bruciato attorno alla malavita che sfrutta la situazione di caos, allora si potrebbero aprire spazi di dialogo serio e costruttivo per tutta la società. In questo momento, a mio modo di vedere, ci sono due o tre milioni di fanatici di destra che vogliono a tutti i costi che cada il governo e dall’altra parte ci sono due o tre milioni di fanatici filogovernativi, disposti a tutto. Nel mezzo il resto della popolazione (circa 22 milioni) che non è d’accordo né con l’una né con l’altra parte, ma vuole solo vivere in pace, lavorando duramente per ricostruire il paese. La mia grande paura è il fanatismo dei due estremi, che non vogliono dialogare con il lato opposto e neanche con la gente che sta in mezzo (e in questo momento non è rappresentata da nessuna forza politica o sociale).

Vorrei chiudere con le parole del gesuita Pedro Trigo, da Caracas: “Sono in disaccordo con la chiamata di manifestare per rovesciare il governo. In primo luogo perché, invece di buttarlo giù, lo mette nelle mani dei militaristi meno democratici, in secondo luogo perché (come in ciascuna delle due parti sono presenti minoranze che cercano di “esacerbare le contraddizioni”) le marce pacifiche, di per sé legittime, degenerano in violenza, la quale acutizza gli interventi abusivi delle forze di sicurezza e dei gruppi paramilitari chiamati dal governo che, incostituzionalmente, vanno in giro armati, anche pubblicamente”.

Per approfondimenti:

Articolo di analisi di congiuntura del gesuita Pedro Trigo di Caracas, in spagnolo:

Articolo di Angelo Zaccaria, di analisi globale: