di Ester Facotti e Federico Rivara, volontari in Servizio Civile a Dakar
Si sente parlare ovunque di cambiamento climatico; si stanno creando ovunque movimenti di sensibilizzazione sempre più partecipati.
Qualcuno lo considera una moda, una voce passeggera che svanirà non appena sarà finito il boom mediatico del momento. Qualcun altro lo percepisce come un fenomeno lontano, non urgente. Attorno ad esso ruota una sensazione di impotenza generale, un sentirsi incapaci di fare qualcosa di incisivo, vincolati ad aspettare che siano gli altri a fare qualcosa.
In Senegal non è così.
Qui il cambiamento climatico non è un miraggio ma una realtà sempre più presente ed evidente. Evidente per l’oceano che continua ad avanzare e che arriva a inghiottire le abitazioni più vicine alla riva; evidente per le piogge che non rispettano più le stagioni e che mandano all’aria le pianificazioni delle coltivazioni. Sanno bene che cos’è il cambiamento climatico tutti i giovani che non vedono un futuro in questo posto; tutti gli agricoltori che guardano i propri campi inondati dalle piogge violente.
Qui non si può girare la testa dall’altra parte.
Benché gli effetti del cambiamento climatico riguardino l’intero pianeta, in Senegal le conseguenze portano a impedire e influenzare anche le più semplici attività quotidiane. Rimboccarsi le maniche diventa quindi una necessità per mettere in atto piccoli cambiamenti, a partire dal proprio quotidiano.
Nelle banlieue di Dakar, sono presenti centinaia di associazioni che agiscono in questo senso: nelle zone più densamente popolate del Paese c’è chi fa agricoltura biologica, chi fa permacultura, chi ricicla i rifiuti per un nuovo utilizzo e chi si dedica alla trasformazione di cereali.
Il progetto ECOPAS si occupa di questo: cerca di dare voce a tutte le associazioni che si impegnano per salvaguardare l’ambiente, dà loro un supporto per concertarsi, per coordinarsi, per unirsi e fare sentire la propria voce. Lo fa mettendo in relazione le associazioni ambientali, le istituzioni politiche e diversi consulenti esperti del contesto locale.
La passione che lega i partecipanti è percepibile durante gli incontri; in queste occasioni emerge il sincero e diretto interesse a questo tema. Si sente la passione quando si parla della ‘banda’ di alberi che era stata piantata da Dakar fino al nord del Senegal. Una banda di cui erano orgogliosi, che li proteggeva dall’avanzamento della spiaggia, che rendeva più fertile il terreno e che ora è ridotta a pochi alberi malati. Si percepisce nelle discussioni veementi su come sono cambiati i quartieri negli anni. Diventa evidente quando gli abitanti della banlieue di Guediawaye e Pikine non si capacitano della facilità con cui nuove costruzioni vengano approvate in zone già straripanti di cemento. Si coglie dal trasporto dei giovani, che non ci stanno a subire le decisioni altrui.
Si sente tutta la loro voglia di ricostruire quello che c’era. ECOPAS prova a restituirne una parte. Nel mese di agosto verranno piantati 5.000 filaos, tipo di albero adatto alla riva del mare e che attenua gli effetti del cambiamento climatico. Sarà un momento di compartecipazione, di condivisione, di solidarietà e di azione concreta.
Sul muro di Verdures d’Afrique, una delle associazioni che partecipano a ECOPAS, è dipinto questo proverbio cinese:
Si tu veux être heureux une heure, enivre-toi Si tu veux être heureux une journée, tue un cochon Si tu veux être heureux demain, fais un beau voyage Si tu veux être heureux une année, marie-toi Si tu veux être heureux toute ta vie, fais-toi jardinier. Se vuoi essere felice un’ora, ubriacati Se vuoi essere felice una giornata, uccidi il maiale Se vuoi essere felice domani, fai un bel viaggio Se vuoi essere felice un anno, sposati Se vuoi essere felice tutta la vita, fatti giardiniere. |
ECOPAS cerca di coinvolgere i molti “giardinieri” che possono prendersi cura di questo pianeta.