La valle del riso ai confini del Sahara
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di Rosa Pietroiusti, volontaria Servizio Civile in Senegal

Il progetto PAISIM si svolge in un luogo affascinante: la valle del fiume Senegal, uno dei luoghi più speciali al mondo. Da un lato del fiume ha inizio il misterioso deserto mauritano, dal quale arrivano i sabbiosi venti del Sahara, mentre dall’altro si srotola la steppa secca che caratterizza la cosiddetta brousse senegalese. E in mezzo? In mezzo alle due aridità, l’acqua dolce del fiume crea uno splendido paesaggio, verde brillante.

Grazie al fiume infatti gli agricoltori irrigano i campi di riso che sono l’orgoglio del popolo del Senegal settentrionale, e che contribuiscono alla tanto ambita “autosufficienza alimentare in riso”, uno dei principali obiettivi programmatici del presidente in carica, Macky Sall.

Sul lato senegalese del fiume c’è uno storico attore dello sviluppo rurale: l’ASESCAW – Associazione socio-economica sportiva e culturale degli agricoltori del Waalo. Il CISV ha la fortuna di lavorare con questo attore da oltre due decenni. Oggi proprio nel progetto PAISIM.

Fin dai tempi di Léopold Sédar Senghor [primo presidente del Senegal, in carica dal 1960 al 1980, ndr] e dell’indipendenza del Paese dalla Francia (1960), si coltiva riso nella valle del fiume Senegal. Il riso è alla base del piatto nazionale, il thiep bu dien [riso e pesce]. Ciò nonostante per molti anni, quando il fiume era in secca, l’acqua salata dell’oceano Atlantico si spingeva dentro il letto del fiume, risalendo fino al villaggio di Podor, a 215 chilometri dalla costa. La quantità di sale deposta nel suolo nel corso dei secoli è stata micidiale.

Gli agricoltori potevano coltivare soltanto quei pochi mesi all’anno in cui il fiume portava acqua dolce. La svolta fu nel 1985. Si costruirono varie dighe e opere idrauliche che permisero di bloccare questo flagello annuale: l’acqua dell’oceano ormai non risale più nel fiume, e si stocca sufficiente acqua dolce per irrigare migliaia di ettari e coltivare virtualmente tutti i mesi dell’anno.

È stata una rivoluzione agricola per lo Waalo.
L’associazione ASESCAW si è inserita in questo paesaggio sin dagli anni ‘70 per assicurare che queste “grandi opere” dello Stato non lasciassero indietro gli agricoltori più vulnerabili. 

In Senegal i coltivatori non hanno un titolo formale di proprietà sulla loro terra, quindi la “vendono” per cifre irrisorie; hanno bisogno di un prestito ogni anno per coltivare, a causa della mancanza di liquidità che nasce dall’assurda disparità tra costo della vita e reddito; hanno difficoltà a ricevere prestiti per mancanza di garanzie; sono spesso (con alcune notevoli eccezioni) la fascia della popolazione meno formata.
L’ASESCAW si batte ancora per loro – o meglio, l’ASESCAW si batte ancora per se stessa, perché fa parte di questo contesto, ed è da questo contesto che nasce.

Nata sulla spinta dei giovani della regione, l’Associazione ha intrapreso varie iniziative, prima di altre Ong e organizzazioni contadine. «Siamo stati molto in anticipo. Ma sapete, essere in anticipo è spesso un lavoro ingrato» dice Djibril Diao, segretario generale dell’ASESCAW.

Sin dagli anni ’70 l’associazione ha lavorato per creare risaie (i cosiddetti casiers rizicoles) per quegli agricoltori che ancora non se ne erano visti assegnare dalle agenzie statali. Ha realizzato progetti di micro-finanza e di fornitura di servizi tecnici ai coltivatori, e i suoi membri hanno svolto importanti ruoli di advocacy.

«L’ASESCAW si è posizionata a mio avviso in modo molto ambizioso, cioè volendo risolvere tutti i problemi relativi alla vita del contadino: la produzione, l’approvvigionamento, la commercializzazione, la formazione» ricorda Djibril Diao.

Oggi il progetto PAISIM riprende molti dei temi cari all’ASESCAW, inclusi il micro-credito, la formazione, e una visione olistica di cosa vuol dire “fare” sviluppo rurale – in particolare chiamando in causa “l’impresa sociale” come agente di sviluppo sia economico che sociale.
Chissà che la “valle del riso” non ci nasconda ancora qualche sorpresa di portata epocale, come lo fu in passato il movimento giovanile che portò alla nascita dell’ASESCAW.

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