In Senegal con Paolo: Ndioum, artefici di un futuro più prospero lungo il fiume Senegal 
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Il terzo capitolo del diario di viaggio del nostro socio Paolo Martella, in visita ai progetti CISV in Senegal

8, 9 luglio 2023

Il viaggio verso Ndioum è caratterizzato dal veloce transito attraverso Saint Louis, città coloniale fondata dai francesi e antica capitale del Senegal.  Qui si notano alcune architetture di chiara derivazione europea.  Purtroppo non c’è tempo per visitare la città ma posso intuire il suo fascino anche solo per la particolarità della toponomastica con il grosso del centro abitato sulla terraferma, una parte su un’isola in mezzo al fiume Senegal, che qui incontra l’Atlantico, e il resto sul lido che si affaccia sull’oceano.  Dall’auto posso vedere il maestoso ponte di ferro che collega l’isola alla terraferma.  Abbandonata Saint Louis continuiamo il nostro viaggio sulla strada che segue, restando un po’ più a sud, il tracciato del fiume Senegal.  Si giunge alla città di Richard Toll importante centro per la produzione dello zucchero di canna.

Arriviamo a Ndioum dopo una veloce sosta lungo la strada per rifocillarci con la tipica yassa au poulet, un piatto di pollo marinato con un composto a base di cipolle, dado, pepe e succo di limone, accompagnato da riso bianco cucinato a parte, una delle ricette più diffuse (e più sicure rispetto al rischio di infezioni gastrointestinali).  A Ndioum veniamo ricevuti alla sede della CORAD, nostro partner locale, dove il giorno successivo si terrà la riunione di valutazione del progetto PAFSA (Project d’Atténuation de la Faim  et de Soutien a l’Amélioration  des conditions de Sécurité Alimentaire pour le renforcement de la résilience de la population vivant dans le Communes de Dodel et GamadjiSare’ dans le Département de Podor, finanziato con i fondi dell’8×1000 dello Stato). 

Si tratta di un progetto articolato in quattro settori vicendevolmente integrati: la lotta alla malnutrizione infantile, l’attivazione di 40 ettari di risaie affidati a 100 giovani divisi in otto squadre, la costruzione e gestione di un centro di trasformazione per la produzione di farine e di mangimi, l’avvio di una sessantina di microimprese femminili.

Qui siamo in una delle zone più settentrionali del Senegal.  A pochi km verso nord il fiume Senegal segna il confine con la Mauritania, Paese in gran parte coperto dal deserto del Sahara. Ci aspettiamo un caldo eccezionale ed in effetti la situazione climatica è meno favorevole che a Louga ma per fortuna l’albergo che ci ospita è confortevole e, almeno per la notte, possiamo utilizzare l’aria condizionata.  Qui la differenza tra averla e non averla, per persone non abituate come me, vale la differenza tra dormire un sonno ristoratore o trascorrere la notte in un dormiveglia di giri e rigiri nel letto.  La prova: manca la corrente per due ore a causa di un temporale e mi sveglio di soprassalto nel pieno della notte, madido di sudore.

Al primo incontro con la CORAD quello che noto di primo acchito è l’estrema gentilezza.  A noi europei, abituati a saluti striminziti e frettolosi: “giorno”, “com’è?” e via discorrendo, può fare un po’ specie il fatto che se ti incontri con 5 persone tutte insieme e quindi tutte perfettamente in grado di sentire la prima risposta, ognuno ti chieda come stai e se hai dormito bene.  Forse sono solo convenevoli tipici di un ritmo lento, tipicamente africano, ma a me fa piacere.  Ci si sente degni di attenzione.  C’è una cura per i rapporti interpersonali che sicuramente noi abbiamo perso.  E c’è una ospitalità formidabile anche nei confronti di una persona come me che non ha un ruolo specifico nel progetto.  Tutti mi trattano con gran gentilezza pur essendo un “volontario semplice” senza neppure alcun ruolo istituzionale CISV in questo momento.  Rifletto su come in tante realtà del nostro mondo occidentale la gentilezza e la considerazione nei confronti dell’interlocutore siano direttamente proporzionali al grado di potere che esercita o potrebbe esercitare in un futuro prossimo. 

Il centro di trasformazione

Il centro di trasformazione patrocinato dal progetto PAFSA è costruito secondo criteri rigorosi dal punto di vista igienico e organizzativo. I percorsi sono progettati in modo che il riso o miglio grezzi, nei vari stadi di lavorazione, non possano mai passare di nuovo in una zona di uno stadio di lavorazione precedente.  La decorticatrice, molto grande e distribuita nella sua sala in modo che ogni parte sia facilmente accessibile per la manutenzione, oltre a separare la pula dai chicchi di riso, divide anche il riso in una tipologia adatta al consumo e in una di chicchi più piccoli o frantumati, adatta alla produzione di farine.  Le farine per l’alimentazione umana sono arricchite con altri nutrienti, per esempio farina di arachidi.  Il mangime per gli animali invece è ottenuto dalla pula del riso e viene composto in pellet di diversi formati a seconda del tipo di animale.  Il centro è anche dotato di un grande miscelatore e di una macchina per la torrefazione 

La riunione di valutazione del progetto

Abituato a frequentare varie riunioni e “progress meeting” con il mio lavoro, ero particolarmente interessato a partecipare ad una riunione di valutazione di un progetto della cooperazione internazionale. E’ stata una bella esperienza dove ho potuto verificare l’elevato livello di partecipazione anche durante i lavori di gruppo che hanno permesso a tutti di esprimersi al di là dei ruoli gerarchici coperti nella cooperativa.

Federico Perotti del CISV, che ha animato il processo di valutazione con il veterinario di CISV Mamadou Cissè, ha posto all’attenzione quattro temi su cui riflettere (successi, difficoltà, aspetti di durabilità, risorse e impegni per il futuro) per ognuno dei quattro settori di intervento.

Molti sono i punti emersi durante la discussione e sicuramente in questa testimonianza non è il caso di scendere in dettagli tecnici.  Ma è importante constatare il radicamento sul territorio di iniziative come questa, seguita con attenzione dagli amministratori locali come anche da altri attori assolutamente fondamentali per garantire l’innesco di una catena virtuosa di creazione del valore.  Prova di questo interesse è la partecipazione per tutta la giornata, nonostante il sabato, del funzionario locale della Banca Agricola Saliou Ndiaye

Il focus di tutta la discussione è andato sugli aspetti di durabilità del progetto, aspetti che comportano l’organizzazione del centro di trasformazione con uno stile di microimpresa, la pianificazione strategica delle attività sul medio periodo, la definizione dei canali di marketing e commercializzazione, il monitoraggio corretto degli stock a magazzino, la gestione ordinata di budget e contabilità, l’acquisizione di risorse umane motivate, lo sforzo per espandere le aree di intervento della cooperativa.  La sensazione percepita nel corso della discussione è stata positiva.  Sicuramente la CORAD è un bel partner per CISV, c’è una notevole condivisione dei valori di fondo.  Relativamente al progetto PAFSA, alcuni passi nella direzione della piena sostenibilità futura del progetto si devono ancora fare ma c’è una buona consapevolezza dei deficit da colmare e soprattutto ci sono le risorse per poterlo fare.  Alla fine della riunione ho avuto la gratificazione di ricevere un abito tipico in regalo.  Lo stesso è accaduto a Sara mentre Federico ha ricevuto in dono il tradizionale cappello dei contadini e pastori Peul.  L’emozione della foto ricordo dietro lo striscione del progetto con tutti gli i partecipanti a questo specialissimo “final meeting” mi accompagnerà per molto tempo.

Ragazzi al lavoro nei campi sul fiume Senegal

Oggi visitiamo due delle 8 parcelle di 5 ettari ciascuna in dotazione alle squadre di giovani per la risicoltura. A Tufunde’ Bali vediamo 15 giovani con il rastrello mentre pareggiano una parte di campo già allagata.  È in funzione una motopompa che prende l’acqua dal Ngalinka, braccio del fiume Senegal. Qui il lavoro è in gran parte manuale, anche la semina lo è.  Visitiamo poi un secondo terreno nel comune di Dodel, il campo in questo caso è molto più distante dal centro abitato principale.  Seguendo la pista di terra sul fuoristrada ci avviciniamo di nuovo al Ngalinka.  Una parte del campo è già stata coltivata e 12 giovani si preparano al raccolto (ci sono tre raccolti di riso all’anno nella regione). 

La nuova parcella, ancora da predisporre per la semina si aggiungerà a quella già attiva.  Qui è interessante un dettaglio: i ragazzi hanno predisposto anche un vivaio quindi non tutto il riso viene seminato, una parte viene prima fatta germogliare nel vivaio e solo dopo le piantine vengono messe a dimora nel terreno.  Questo sistema permette delle rese più elevate rispetto alla semina al volo sulla quale sembra che insista in maniera critica la presenza di molti uccelli.  Per fronteggiarli i contadini si ingegnano a produrre spaventapasseri, a volte abbastanza sofisticati.  Anche qui il terreno viene allagato grazie alla presenza di una motopompa che pesca l’acqua dal fiume.  Notiamo che le ombre non ci sono, il sole è a picco e il caldo veramente notevole (non so quanto resisteremmo noi a lavorare in queste condizioni) ma ci è di conforto la bella vista e il profumo di piante di limone e mango che incorniciano l’appezzamento dei ragazzi. Riprendiamo la strada della CORAD in fuoristrada: alla sede ci hanno preparato il pranzo della domenica.

Presto il quarto e ultimo capitolo del diario di viaggio di Paolo! Stay tuned!

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