Essere Casco Bianco all’Estero: una partita a scacchi con il Covid-19
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di Jessica Genova, Volontaria Casco Bianco Estero, destinata al Brasile.

 

Nel mondo incoronato essere Casco Bianco Estero – destinato al Brasile, per giunta – è una sfida totalizzante e – a tratti – grottesca. La probabilità della partenza tende a zero, e sembra quasi di interpretare Antonius Block nella sua partita a scacchi con la Morte nel film “Il settimo sigillo”. Il pendolo che oscilla tra entusiasmo e ansia pre partenza viene sostituito con astuzia grazie alla possibilità di un arrocco improvviso dal pendolo shopenhauriano: “La vita umana oscilla tra dolore e noia, passando per l’intervallo fugace, e per di più illusorio di piacere e gioia”.

Ed è qui che il Casco Bianco Estero si rifugia, in quell’intervallo fugace in cui schiera i suoi pedoni: resilienza, speranza, unione, valore, consapevolezza, identità. “La speranza è l’ultima a morire”: è sicuramente un cliché, ma di questi tempi il Casco Bianco Estero la interiorizza e abbraccia il suo più profondo significato.

Non è ancora pronto ad abbandonare l’idea di una partenza e conserva avidamente la sua guida per il paese di destinazione, oramai consumata da evidenziatori e post-it. “L’unione fa la forza” o forse è più appropriato dire “mal comune mezzo gaudio”, i Caschi Bianchi Estero si riuniscono sulle piattaforme digitali. E sebbene corrano km, in quel momento si è uniti e presenti a se stessi e agli altri, e comincia a delinearsi finalmente un’identità di gruppo. Ne “la storia delle storie” si ritrovano tutti.

Il Servizio Civile Universale è e resta una scelta di valore; l’essenza di quest’ultimo non può quindi essere danneggiata, bensì acquista forza durante la pandemia. Il percorso di formazione generale pre-partenza è diluito dal digitale e ad un occhio poco attento potrebbe risultare meno intenso, eppure i Caschi Bianchi Estero nutrono il terreno della consapevolezza della propria scelta.

Ed è così che i volontari si uniscono, nonostante la distanza nella sfera fisica, ma non sociale, e pronunciano a gran voce “Distanti ma Uniti”. Dalla loro unione si genera qualcosa di nuovo: l’identità del gruppo, poiché è bene ricordare che il “tutto è più della somma delle parti”. Più
consapevoli della propria scelta di valore riscoprono quella peculiarità che viene richiesta in ogni viaggio: la resilienza.
Guadando il fiume dell’incertezza, il Casco Bianco Estero affronta il noumeno intangibile del futuro, stimando probabilità e possibilità, riorganizza positivamente la propria vita, scoprendo opportunità laddove pareva esistere solo una condizione sfavorevole.

Le pedine del Casco Bianco Estero fanno così scacco matto a quel mondo incoronato, e la speranza del Casco Bianco – destinato al Brasile, resta l’ultima a partire.

 

 

Foto di Positive_Images da Pixabay

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