Nel marzo 2019 abbiamo avuto il piacere di incontrare Juana Bacà Velasco, in visita nella Comunità CISV a Torino. Juana è la direttrice della Defensorìa, la Casa di Accoglienza della Red de Mujeres Ixhiles, per donne vittime di violenza che abbiamo costruito insieme in questo percorso di sviluppo che, a oggi, ha 20 anni di storia. In questo articolo ci racconta l'attuale situazione socio-politica in Guatemala e l'impegno che in prima persona e come collettivo porta avanti per i diritti umani, in particolare a tutela delle donne.
“Sono Juana Bacà Velasco, provengo da un comune del dipartimento di Quiché, in Guatemala, e sono la direttrice della Red de Mujeres Ixhiles, una rete per la difesa dei diritti delle donne. La collaborazione con CISV è cominciata nel 2007, e da allora abbiamo condiviso il lavoro nel campo della protezione, difesa e promozione dei diritti umani, con una particolare attenzione ai diritti delle donne. Non solo, abbiamo anche svolto un lavoro davvero importante di empowerment delle donne affinché possano denunciare la violenza ed essere autonome. Consideriamo molto importante il lavoro con gli operatori di giustizia, le autorità comunitarie, la società civile, i pastori evangelici e le autorità scolastiche: perché vediamo che è da lì che inizia la violenza e la violazione sistematica dei diritti, perché il contesto culturale in cui siamo inserite ha portato alla normalizzazione della violenza sul corpo e sulla vita delle donne. Tutto questo lavoro in difesa dei diritti delle donne è stato possibile grazie al sostegno di CISV e del programma di emergenza della cooperazione italiana in Guatemala dal 2009, quando è stata finanziata la creazione della “Defensoría“, casa di accoglienza per donne vittime di violenza di Nebaj.
Dal 2010 la “Defensoria” è stata messa a disposizione non solo per le donne Ixhiles (ndr. donne indigene maya, spesso discriminate perché indigene e perché povere) ma anche per le donne dei comuni vicini. Conosciamo la storia di molte donne Ixhiles che sono state forzate a spostarsi dal loro luogo di nascita, così abbiamo esteso questo servizio anche a parte della costa. Abbiamo cercato di mantenere un collegamento con queste donne sfollate. Il lavoro della “Defensoría” consiste nell'offrire sostegno psicologico, legale, orientamento e accompagnamento alle donne vittime di violenza di genere. Approfondendo il lavoro di ricerca condotto sulla violazione dei diritti nella regione Ixhiles, abbiamo compreso la necessità di ampliare la visione dei diritti umani, non soltanto concentrandoci sui diritti delle donne, ma lavorando anche con gli altri gruppi della società civile al fine di eliminare i diversi conflitti. Col tempo CISV è diventato un organo fondamentale di gestione, sostegno e rafforzamento della Red de Mujeres Ixhiles. Dalla rete promuoviamo messaggi di empowerment come: “Le donne devono far sentire la loro voce per denunciare le violenze”; “non siamo sole, siamo insieme”; “dobbiamo cercare insieme una trasformazione della vita e del corpo delle donne”.
Da otto mesi, il Guatemala si trova in una grave situazione, particolarmente pericolosa per i difensori dei diritti umani a causa di un aumento delle persecuzioni che rimangono impunite. Questo è dovuto al fatto che, nonostante il conflitto armato durato più di 36 anni, è stato possibile un processo d'integrazione e unione di una società civile organizzata: questa acquisizione di potere dei cittadini, che fanno valere i propri diritti e chiedono giustizia, ha portato ad un significativo progresso sociale; allo stesso tempo ha però suscitato una forte reazione da parte delle autorità, costituite principalmente da militari. Questo, tuttavia, non ha fermato le donne, che hanno svolto un ruolo centrale nella ricerca della giustizia, e con coraggio hanno raccontato le loro storie di violenza perpetrata dall'esercito.
Esemplare è stata la condanna per genocidio da parte del tribunale nazionale nel 2013 a Rios Montt, ex capo di Stato. Tuttavia, le uccisioni dei difensori dei diritti umani non si fermano, così come le continue denunce di criminalizzazione, con l'intenzione di intimidire e mettere a tacere chi si batte per i diritti e si fa portavoce di una causa.
L'impunità è soprattutto un problema molto grave a livello locale, è un modo per ostacolare l'azione penale, per non chiarire i fatti e determinare le responsabilità. A Nebaj sono state anche commesse ingiustizie, come i femminicidi di Juana Ramirez Santiago o Juana Raimundo Rivera.
In questi ultimi 10 anni, il lavoro delle organizzazioni e degli individui ha dato i suoi frutti e oggi possiamo parlare senza molta paura e terrore – anche grazie all'intervento internazionale; ciò non toglie che dobbiamo continuare a lottare affinché lo Stato si assuma la responsabilità di adempiere ai propri obblighi.”
[Traduzione di Laura Franco Martínez, volontaria CISV]