Di Fabio Ricci, rappresentante CISV ad Haiti
Fortunatamente, per il momento, il COVID-19 ha avuto un impatto sanitario relativamente modesto ad Haiti: dai primi casi ufficiali di fine marzo a oggi si registrano 232 morti e circa 9.208 contagi, su una popolazione di quasi 12 milioni di abitanti. Benché le statistiche ufficiali possano essere erronee a causa della debolezza del sistema sanitario nazionale, le “voci della strada” diffondono informazioni analoghe: non si parla di molti decessi o di molte persone malate.
Al momento è difficile capire come mai non si siano avverate le previsioni secondo cui, all’inizio dell’epidemia, si preannunciavano sino a 60.000 morti. Se da un lato i provvedimenti presi – chiusura delle frontiere, sensibilizzazione sulle misure barriera, chiusura delle scuole e dei luoghi di culto – possono aver diminuito la diffusione del virus, dall’altro lato la vita quotidiana è continuata quasi normalmente, considerando che la maggior parte della popolazione haitiana vive di attività informali, procurandosi i mezzi di sussistenza di giorno in giorno.
Probabilmente la curva dell’età media (Haiti è un paese giovane, il 42% della popolazione ha meno di 18 anni, il 57% è sotto i 24), la forte immuno-resistenza delle persone (già sottoposte a varie ondate di malattie influenzali, colera, malaria, ecc..) e il ricorso alla medicina tradizionale potrebbero aver contribuito alla riduzione degli impatti del COVID-19, ma vere certezze si potranno avere solo tra qualche tempo, attraverso studi scientifici dedicati.
Tuttavia gli effetti indiretti della malattia da un punto di vista socioeconomico sono già forti e si sentiranno ancora di più nei prossimi mesi: la diaspora haitiana – che vive principalmente negli USA, in Canada, Cile e Repubblica Dominicana – garantisce abitualmente con le rimesse circa il 26% del PIL del Paese, ma con la crisi legata al COVID-19 si è già registrato un calo del 30% nei trasferimenti effettuati nella prima metà del 2020. La riduzione delle rimesse dall’estero potrebbe ancora durare a lungo, con conseguenze catastrofiche sulle famiglie haitiane che vivono anche grazie al lavoro degli emigranti, ed è quindi destinata ad aggravare un contesto economico e sociale già di per sé estremamente fragile e instabile.
Anche per questo, negli ultimi mesi c’è stato un forte aumento dell’insicurezza (rapine, rapimenti) e dei movimenti sociali di protesta causati, almeno in parte, dalla situazione globale della pandemia.
I progetti CISV, dopo una fase di rallentamento e modifiche delle strategie nel periodo in cui è stato imposto dal governo lo stato d’emergenza sanitaria (20 marzo-30 giugno), sono ripresi in modo quasi normale, sebbene si continui a utilizzare strategie di prevenzione attraverso le “misure barriera” (uso delle mascherine, lavaggio mani, distanza) e a ridurre le attività in presenza che coinvolgano oltre 50 persone, facendo ricorso ove possibile a incontri da remoto attraverso piattaforme digitali (zoom o altro).
Durante l’emergenza sanitaria gli interventi sono stati adattati al nuovo contesto: in particolare, nell’ambito del progetto “Accogliere per reinserire: Programma di rafforzamento di accoglienza e integrazione familiare e sociale dei minori ad Haiti“ cofinanziato da AICS (nato per promuovere e tutelare i diritti dei minori vulnerabili, con disabilità e in conflitto con la legge) nei Centri d’accoglienza che ospitano i minori è stata messa in atto una strategia emergenziale di sostegno, che ha permesso di: fornire i Centri di kit igienico-sanitari (disinfettanti, candeggina, cloro, guanti, saponi antibatterici, ecc.); rafforzare le scorte alimentari di quattro Centri d’accoglienza residenziali (riso, olio, farina, mais, piselli, spaghetti, sale, ecc.); organizzare una campagna di sensibilizzazione sul COVID-19 anche attraverso scenette teatrali realizzate con i bimbi ospiti dei Centri.
Come espatriati e come équipe locale dobbiamo ovviamente adattarci a questa situazione complessa giorno per giorno, convivendo anche con la preoccupazione legata alle notizie che arrivano dall’Italia e dal resto del mondo. In questo contesto, sappiamo anche che è molto più difficile viaggiare (i voli diretti per l’Europa sono sospesi da marzo, quindi i viaggi Haiti-Italia richiedono percorsi complessi) e quindi è più difficile poter tornare a casa per eventuali urgenze familiari. Ma sappiamo che sono “effetti collaterali” della scelta, fondamentale, di essere qui.