di Anna Cerutti
La Repubblica del Niger e l’Ambasciata di Francia organizzano ogni anno la Festa delle Scienza. Protagonista della IV edizione è stata l’acqua: dal 17 al 26 ottobre conferenze, esposizioni, visite guidate e proiezioni di documentari e film si sono susseguiti a Niamey e nelle principali città del paese. Coordinando da ormai quasi un anno un progetto nel settore di eau, hygiène et assainissement (non c’e’ una traduzione esatta in italiano), ho partecipato con entusiasmo ad alcuni degli eventi culturali proposti. In una di quelle occasioni ho assistito alla proiezione dell’opera “La soif du monde” del famoso fotografo, giornalista e ambientalista francese Yann Arthus-Bertrand che affronta, attraverso magnifiche riprese aeree, la tematica dell’acqua ponendosi tre questioni fondamentali: quanta ne consumiamo, quanta ne sprechiamo e soprattutto quanta ne è rimasta.
Dopo una serie di dati ed esempi sullo sperpero da parte del mondo occidentale, l’attenzione si pone su un unico numero: 800.000.000 esattamente tante quante sono le persone che su tutto il pianeta non hanno nemmeno una goccia di acqua potabile.
Se avessi assistito alla stessa proiezione in Europa penso che la mia reazione sarebbe stata quella di assumere atteggiamenti ancora più ecosostenibili, cercando inoltre di “moralizzare”, come mi piace tanto fare, chi mi sta accanto, per far adottare comportamenti più eco-friendly. Ma sono in Niger e posso fare… ben di più, anzi lo sto già facendo, nel mio piccolo s’intende.
22.000: questo è il numero dei beneficiari totali del progetto che CISV sta realizzando. 22.000 persone che entro l’agosto 2015 avranno accesso all’acqua potabile, ai servizi igienici di base in scuole e case di cura, e che avranno acquisito un livello di conoscenza più approfondito sulla tematica dell’acqua, la sua conservazione e il suo uso riducendo in questo modo le malattie legate al consumo di acque insalubri.
Un “classico” progetto di sviluppo nel settore wash, come lo definisco i tecnici. Vero, nulla è inventato; ma nulla è lasciato al caso. Le attività principali sono collegate e correlate le une alle altre in modo tale che le tre ong partner del progetto (oltre a CISV, CISP e CADEV) operino in sinergia sulla base delle loro specifiche competenze, ma soprattutto che la popolazione interiorizzi il cambiamento e se ne faccia promotrice.
Ed è così che la riabilitazione di 20 pozzi artesiani è collegata alla formazione di artigiani riparatori, che saranno poi in grado di fornire un servizio di prossimità in caso di guasti, e alla creazione o riorganizzazione dei comitati di gestione che dovranno occuparsi dell’amministrazione dei pozzi da un punto di vista pratico e finanziario. Stesso schema per la costruzione delle latrine “istituzionali”: formazione di muratori e dei comitati di gestione all’interno delle scuole e delle case di cura.
Vecchio approccio del fare? Forse, ma non solo poiché sarebbe riduttivo considerare l’insieme delle attività in questo modo. Nei quasi due anni della messa in opera del progetto, le sensibilizzazioni organizzate nei villaggi stanno dando risultati più che soddisfacenti. L’adozione di buone pratiche di comportamento in materia d’igiene si sta non solo diffondendo, ma sta entrando a far parte delle pratiche comuni adottate dalla popolazione. Inoltre la richiesta da parte delle stesse famiglie di dotarsi di servizi igienici di base è sintomo di una presa di coscienza dell’importanza della tematica.
Sentendomi parte e partecipe di questo cambiamento, non posso far altro che condividere le parole del direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS): “l’eau et l’assainissement sont indispensables à la santé publique. Je dis souvent qu’ils en constituent la base, car lorsqu’on aura garanti à tout un chacun, quelles que soient ses conditions de vie, l’accès à une eau salubre et à un assainissement correct, la lutte contre un grand nombre de maladies aura fait un bond énorme” (L’acqua e l’igiene sono essenziali per la salute pubblica. Ne costituiscono la base, perché quando sarà garantito a tutti – indipendentemente dalle loro condizioni di vita – l’accesso a un’acqua salubre e a strutture igieniche adeguate, allora la lotta contro molte malattie farà un importante passo in avanti).